Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Se gli elettori 5 Stelle fanno vincere la Lega
Nello studio dei flussi la diaspora grillina. A Vicenza e Treviso decisivi i voti dei pentastellati. I delusi? Per ora non tornano al Pd
Nelle scelte degli elettori chiamati al voto domenica in oltre 700 comuni si mischiavano valutazioni sulla particolare congiuntura politica e valutazioni legate ai particolari contesti locali. Le analisi sui flussi elettorali svolte dall’Istituto Cattaneo con l’ausilio statistico del «modello di Goodman» sono un tentativo di decifrare queste due dinamiche.
A Vicenza, ad esempio, si è assistito a un confronto caratterizzato dall’assenza di un candidato «grillino»: alla vigilia del voto ci si poteva quindi chiedere come si sarebbero comportati gli elettori di questo partito.
Le analisi dei flussi (se ne parlava sul Corriere della Sera di ieri) hanno mostrato che gli elettori che avevano scelto Cinquestelle tre mesi hanno dato un contributo decisivo alla vittoria di Rucco, candidato di centrodestra (lo ha votato il 62% di loro). Ora possiamo approfondire il quadro soffermandoci sull’altra città veneta che ha rinnovato la propria amministrazione, Treviso: qui abbiamo stimato i movimenti di voto verificatisi domenica in relazione sia alle amministrative di cinque anni fa sia alle politiche del 4 marzo.
Se guardiamo agli spostamenti tra le due comunali, il «ribaltone» che ha portato dalla prevalenza del centrosinistra nel 2013 alla vittoria al primo turno del leghista Mario Conte è presto spiegato.
Anzitutto, l’elettorato che nel 2013 scelse Gentilini, allora rappresentante del centrodestra, si è riversato quasi unanimemente (96%) su Conte mentre l’elettorato che allora scelse Manildo ora è stato più tiepido nel confermare il proprio voto (75%), disperdendo un po’ di consensi (14%) nell’astensione.
Oltre a ciò, Conte è riuscito a incamerare la maggioranza (il 75% per la precisione) dei voti di chi nel 2013 scelse il «civico» Zanetti e una buona fetta (31%) di chi scelse il «grillino» Gnocchi. La maggior fedeltà del proprio elettorato e la maggior capacità di far breccia nel bacino dei candidati «terzi» spiegano dunque il mutamento dei rapporti di forza tra il centrodestra e il centrosinistra locali e possono fornire materia di dibattito alla politica cittadina.
Ma l’analisi dei flussi è utile non solo per quello che ci può dire sulla città ma anche per quello che può dire sugli orientamenti più generali dell’elettorato. Osservando i flussi tra le politiche di tre mesi fa e le amministrative di domenica, Treviso diventa, assieme agli altri comuni analizzati dall’Istituto Cattaneo, un tassello di un più ampio quadro della congiuntura politica che stiamo vivendo.
Il 4 marzo ci ha introdotto in un mondo politico nuovo, in un sistema politico radicalmente mutato rispetto al passato. Quali reazioni può, ad esempio, aver provocato la formazione di un governo basato su un’alleanza inedita tra due forze — il M5s e la Lega — che in precedenza si erano sempre combattute? I flussi rivelano un certo grado di disorientamento dell’elettorato «grillino»: il 29% di chi aveva
La rivoluzione Il 4 marzo ci ha introdotto in un mondo politico nuovo, un sistema mutato
votato Cinquestelle il 4 marzo ha disertato le urne il 10 giugno (una percentuale rilevante, ma inferiore rispetto a quelle — più del 50% — registrate dalle stime su Brescia e Vicenza). Tra i Cinquestelle che si sono recati alle urne solo una minoranza ha poi confermato il proprio voto sul candidato pentastellato (11%): la scelta prevalente (36%) ha premiato il centrodestra (a Vicenza, come si diceva, la propensione dei suoi elettori per il centrodestra è stata ancor più massiccia).
Per le città del Veneto, non sembra insomma corroborata l’ipotesi di chi prevedeva ritorni verso il Pd dell’elettorato grillino di sinistra deluso dall’alleanza con la Lega. Da parte loro, i leghisti (che a Vicenza hanno perso qualche pezzo) si sono rivelati compattissimi (96%) nel voto alla coalizione di centrodestra, mentre gli elettori di Forza Italia hanno manifestato qualche titubanza (il 21% si è astenuto, stessa percentuale di Vicenza).
Infine, per quel che riguarda il Pd notiamo che se a Vicenza lo «zoccolo duro» del partito, dopo la botta delle politiche, ha retto quasi interamente, a Treviso (pur scegliendo in prevalenza — 79% — il candidato di centrosinistra), ha finito per lasciare sul terreno dell’astensione un po’ dei suoi elettori (19%).