Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«La ditta assumerà disabili» Ma è un bluff, condannati
La Corte dei conti: «Ripaghino danni per 4 milioni»
MONSELICE (PADOVA) Avevano promesso di aprire una ditta per lo stoccaggio e la movimentazione di merci nella quale assumere decine di disabili. In cambio hanno ottenuto dalla Regione oltre quattro milioni di euro. Peccato che nessun lavoratore con disabilità abbia mai messo piede in quello stabilimento.
Ieri la Corte dei conti ha condannato la cooperativa Ipas di Monselice (Padova) e il suo legale rappresentante, l’imprenditore Moreno Lando, a pagare un maxi-risarcimento danni di quattro milioni e 116mila euro.
La vicenda è quella che ruota intorno all’ormai (tristemente) famoso Fondo di rotazione che nel 2011 spinse la Regione a distribuire decine di milioni di euro per finanziare attività che - come nel caso del progetto della birreria gestita da ragazzi Down di Ca’ della Robinia - non sono mai decollate, con buona pace del l e persone svantaggiate.
La Ipas di Lando, sette anni fa aveva chiesto di accedere al Fondo con un piano che prevedeva l’acquisto di un immobile da destinare ad attività lavorative in cui inserire quaranta disabili. Ma, come contestato dalla procura contabile, «Ipas si è limitata all’utilizzo del capannone per lo svolgimento di una mera attività imprenditoriale nel campo della logistica, che ha portato alla cooperativa ricavi per oltre 800mila euro nel solo esercizio 2015, senza dar corso al programma sociale rispetto al quale la costruzione del capannone era strumentale». Insomma, nessun disabile è stato assunto.
La coop e Lando si sono difesi so- stenendo che «la Regione non ha concesso all’impresa un tempo sufficientemente adeguato per il completamento del progetto in relazione alla contingente situazione di crisi». La tesi è chiara: l’assunzione dei disabili era solo stata rinviata per colpa della congiuntura economica sfavorevole, come dimostrano «la flessione del fatturato delle imprese venete collegate alla logistica e la contrazione del numero delle imprese nel sistema imprenditoriale locale di Monselice».
Ma per i magistrati della Corte dei conti la verità è un’altra: «Dall’esame della documentazione emerge che, fin dall’ideazione del progetto, Ipas non aveva alcuna intenzione di darvi corso nei termini espressi nella relazione allegata alla domanda di ammissione al finanziamento, in tal modo beneficiando di un accesso al credito che, diversamente, non avrebbe potuto avere nell’ambito del sistema creditizio stante la situazione di precarietà finanziaria in cui versava». Per i giudici, le banche non erano disposte a finanziare la realizzazione dello stabilimento (Ipas nel 2011 aveva debiti per 600mila euro), e quindi la cooperativa trovò il modo di ottenere il denaro dalla Regione con la falsa promessa di assumere disabili. Lando continua a negare, ma per i magistrati c’ era una« precisavo lon tà di non attuare il programma, e ciò indipendentemente dalla crisi economica ». Quanto basta per condannare l’imprenditore e Ipas a restituire alla Regione l’intero finanziamento.