Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bandito armato entra nell’hotel e fugge con ventimila euro

- Eleonora Biral

PADOVA Sarebbe dovuto essere un giorno di festa, l’inizio di una nuova vita insieme da condivider­e con amici e parenti, un giorno intero da trascorrer­e ricevendo gli auguri per il futuro. E invece la gioia e l’emozione hanno lasciato presto spazio alla paura e alla rabbia: niente messaggi di congratula­zione per i due festeggiat­i, solo minacce e insulti.

Perché i due novelli sposi, che si sono uniti civilmente lo scorso fine settimana a Padova, sono entrambi uomini, uno proviene da Napoli, mentre l’altro dal Marocco, e sono stati tartassati da migliaia e migliaia di messaggi di insulti, dall’Italia, e minacce di morte, provenient­i invece dal Nord Africa. Marcello e Mohammed (i nomi sono di fantasia per proteggerl­i), hanno celebrato sabato, in Comune, la loro unione. A circondare i due sposi e i testimoni, anche quattro damigelle, tutte drag queen, fasciate in abiti lunghi e con piccoli bouquet in mano.

Con gli occhi lucidi dall’emozione, Marcello e Mohammed hanno ascoltato le parole dell’ufficiale del Comune che leggeva i loro dati e li presentava ad amici e parenti come coppia legalmente riconosciu­ta. Una scena ripresa dai telefonini come simbolo del cambiament­o dei tempi, a una settimana di distanza dal grande corteo del Pride che si terrà a Padova il 30 giugno. Così quelle immagini sono finite sul web, rimbalzand­o di social in social, di sito in sito, fino ad arrivare su quelli delle testate giornalist­iche arabe. E, a questo punto, le reazioni sono state estremamen­te dure: i due sposi sono diventati bersaglio non solo di insulti, ma anche di minacce da siti estremisti arabi. Commenti che, se in un primo momento, sono sembrati solo di pessimo gusto, hanno assunto connotazio­ni inquietant­i, al punto da spingere la coppia a rivolgersi alla polizia JESOLO «Non me lo sarei aspettato». Davide Bergamo ieri pomeriggio faceva ancora fatica a raccontare ciò che gli era accaduto la notte precedente. «Mi ha aggredito e si è fatto aprire la cassaforte». Quell’uomo di cui parla è un rapinatore che ieri notte è entrato in albergo e lo ha costretto a consegnarg­li i soldi sotto la minaccia di una pistola. Un uomo di carnagione bianca che ha tradito un accento dell’Europa dell’est e che è entrato in azione intorno all’una al Park Hotel Cellini di Jesolo. Una struttura a quattro stelle che sorge a pochi passi da piazza Manzoni. «Era da solo e aveva il volto scoperto – racconta Bergamo, che è il figlio del titolare - ha estratto una pistola». Non è chiaro se l’arma fosse vera, ma ha spaventato l’uomo che si trovava da solo alla reception. «Mi ha colpito con il calcio della pistola alla testa e poi mi ha intimato di aprire la cassaforte». Il rapinatore solitario ha raggiunto l’ufficio che si trova proprio dietro alla reception e ha arraffato tutto il denaro: circa ventimila euro. «Poi mi ha fatto stendere a terra – aggiunge – e mi ha preso il cellulare». Il malvivente ha derubato l’uomo del telefono per impedirgli di lanciare l’allarme e ottenere un vantaggio per far perdere le proprie tracce prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. Bergamo è rimasto a terra, immobile, finché il rapinatore è uscito dalla struttura e subito dopo si è rialzato e ha chiamato il 112. Sull’episodio indagano i carabinier­i.

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