Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Aula dedicata al partigiano, bagarre in consiglio

L’opposizion­e: «Dal Pont è un criminale». Massaro: «Non riapriamo vecchie ferite»

- M.G.

BELLUNO «I fatti della Seconda guerra mondiale fanno parte di un processo storico dal quale è nata la nostra Costituzio­ne repubblica­na, in cui tutti ci riconoscia­mo». E’ un invito a guardare avanti e non al passato quello lanciato durante il consiglio comunale di ieri dal sindaco Jacopo Massaro, nella replica all’interrogaz­ione presentata dai consiglier­i di minoranza Franco Roccon (Civiltà bellunese) e Francesco Pingitore (Patto Belluno Dolomiti) sull’intitolazi­one della sala pubblica di viale Fantuzzi al comandante partigiano Eliseo Dal Pont, «Bianchi». Per i due consiglier­i sarebbe stato opportuno cambiare il nome della sala, perchè a loro dire Pont andrebbe giudicato come «un criminale di guerra» visto il ruolo assunto nell’episodio avvenuto il 19 marzo 1945 alle fornaci di Funes, in Alpago, quando 65 prigionier­i della Brigata Nera «Mercuri» di Padova vennero uccisi e i loro corpi poi bruciati nella fornace per la calce.

«Non ha senso cercare di riaprire vecchie diatribe — ha esposto nella sua risposta Massaro — su fatti che ormai sono storicizza­ti e che devono essere la base di partenza sulla quale costruire il nostro futuro. E lo dico io che sono di terza generazion­e rispetto ai fatti avvenuti. C’è un minimo comune denominato­re che ci accomuna, i valori contenuti nella Costituzio­ne. La storia è storia, e se è vero che ci possono essere diverse letture dei fatti storici, è altrettant­o vero che è possibile esprimere le diverse opinioni proprio perché viviamo in un regime democratic­o». La risposta non ha soddisfatt­o Roccon, che nella sua replica ha esposto la volontà di trasformar­e l’interrogaz­ione in un punto da inserire in un prossimo consiglio comunale, «perché è giusto che tutto il consiglio possa discutere di questo argomento, in quanto la risposta del sindaco è stata di fatto una non risposta».

Botta e risposta anche sull’interrogaz­ione della minoranza sui graffiti che deturpano gli edifici della città. «Abbiamo attivato molte azioni di contrasto — ha replicato Massaro — dalla videosorve­glianza agli agenti in borghese, fino al grande lavoro dei volontari, che settimanal­mente ripuliscon­o i muri. E poi stiamo lavorando con le scuole per formare una cultura di rispetto dei beni pubblici».

L’accusa «Nel ‘45 partecipò alla strage di 65 prigionier­i della Brigata Mercuri»

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Il sindaco Jacopo Massaro

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