Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mamma di una bimba guarita dal tumore scrive a Salvini: «I dieci vaccini non sono affatto inutili»
PADOVA Ha scritto a Matteo Salvini, «perchè è un servitore della patria ma è soprattutto un padre». Roberta Paolini, vicentina, giornalista e mamma di una bimba per due anni sottoposta a chemioterapia contro il tumore, ha sentito il bisogno di rispondere a quel «dieci vaccini sono inutili e pericolosi, se non dannosi» sparato il 22 giugno dal ministro dell’Interno. «La questione dei vaccini, e in generale il tema della salute, è troppo importante per persone come me, che hanno vissuto sulla pelle dei propri figli il dramma di una grave malattia — recita la lettera pubblicata anche sulla pagina Facebook di Roberta —. Ministro Salvini, pur dimostrando con le sue parole sui vaccini di non interessarsi alla sorte di bambini come è stata la mia fino a qualche anno fa... è un padre. Lo ha detto spesso in queste settimane e quindi capirà quale sia la paura di un genitore nei confronti della salute dei propri figli. Le giuro, 10 vaccini non sono troppi, non è vero. La mia creatura è sopravvissuta ad una polichemioterapia per due anni e dopo sei mesi dallo stop ha fatto tutti insieme i richiami vaccinali. Non è successo nulla. La mia creatura oggi è come tutti gli altri bambini della sua età, non ha difetti cognitivi, non ha difetti comportamentali, non ha difetti fisici. Ha solo una cicatrice sul petto. Una cicatrice che mi ricorda ogni giorno perché la medicina e la scienza abbiano questo grande valore: lasciare su questa terra creature che non molti anni fa sarebbero state irrimediabilmente condannate».
Da qui l’invito a Salvini di vedere come vivono i bambini immunodepressi, sempre a rischio di incorrere in qualche malattia «ulteriore» rispetto alla loro, comprese quelle coperte da vaccino, se tale forma di prevenzione non viene assunta dal 95% dei minori, percentuale necessaria a raggiungere l’immunità di gregge. Cioè a salvaguardare dal contagio anche i piccoli non vaccinabili per problemi di salute. «Ministro Salvini — incalza Paolini — le chiedo di vedere con i suoi occhi cosa sia la vita di un bambino immunodepresso e della sua famiglia. Le chiedo di vedere l’inferno che vivono. Io sono disponibile ad accompagnarla fino alle porte a vetri che separano il mondo dei sani da quello dei malati. Le porgerò il camice verde in carta tessuto, le infilerò i copriscarpe in plastica, le legherò la mascherina color menta sul viso e la accompagnerò personalmente all’ingresso. Non verrò con lei, perché io questo inferno con le pareti pastello lo conosco troppo bene e da quando la mia creatura ha finito la chemioterapia ho giurato a me stessa che mai più avrei voluto rivedere quegli occhi sproporzionati, quella pelle come un velo, quelle gambe sottili e tremanti, quei corpi evanescenti, che se non fosse per la scienza e la medicina sarebbero dei condannati a morte. La aspetterò fuori — chiude — e ascolterò quello che ha da dirmi. E io spero, con tutto il cuore, che dopo questo breve ma intenso viaggio in una realtà durissima... lei, uomo delle istituzioni, vorrà essere anche il ministro di questi bambini. Loro lo vorrebbero, ne sono sicura. E sono anche certa che vorrebbero che la loro guerra fosse considerata un po’ di più da parte sua».
«La politica non può entrare nel tema della salute e usarlo per fare propaganda — spiega la giornalista — è troppo pericoloso. Mia figlia, già malata, è stata messa doppiamente in pericolo di vita perchè non c’era l’immunità di gregge. Non è vero che i vaccini fanno male: lei, a soli sei mesi dalla fine della chemioterapia, ha fatto tutti i richiami e non ha avuto problemi. Figuriamoci se possono averne i bambini sani».
Roberta/1 Pochi bimbi vaccinati, mia figlia doppiamente in pericolo di vita
Roberta/2 Ministro la porto io a vedere i piccoli malati di tumore