Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Guida alpina abusiva: morì un escursionista
BELLUNO Organizzava escursioni in montagna, anche difficili, senza avere la qualifica di guida alpina. Il Tribunale di Belluno ha condannato il fiorentino Alberto Calamai a cinque mesi di reclusione (pena sospesa) per esercizio abusivo della professione. Il 22 giugno 2012 aveva accompagnato un gruppo di turisti a Cortina. Avrebbero dovuto risalire il sentiero che dal Passo Valparola arriva fino al Rifugio «Lagazuoi», a 2.752 metri di altitudine, da cui si gode una vista unica sulle Dolomiti. Arrivarci non è facile: si passa attraverso gallerie prive di luce, si attraversano ponti sospesi nel vuoto e, in alcuni punti, è necessario assicurarsi con equipaggiamento da ferrata. Calamai era una guida naturalistica e non aveva avvisato nessuno dei pericoli cui sarebbero andati incontro. Il gruppo, che comprendeva anche un ipovedente, era partito senza l’equipaggiamento necessario. Poco dopo la tragedia. Fabrizio Briganti, 54enne di Firenze con la passione per il trekking, era scivolato su un piolo metallico cadendo all’indietro, sbattendo la testa sulla roccia e morendo sul colpo. La diatriba tra guida naturalistica e guida alpina va avanti da anni ed è ancora attuale, ma la questione è abbastanza semplice. La guida naturalistica è una sorta di figura culturale che spiega all’escursionista gli aspetti ambientali, le tradizioni e la storia dei luoghi che vengono visitati e in cui non ci sono difficoltà tecniche. Quando invece sono necessari ramponi, corde, imbragature lì è territorio delle guide alpine.