Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Guida alpina abusiva: morì un escursioni­sta

- Davide Piol

BELLUNO Organizzav­a escursioni in montagna, anche difficili, senza avere la qualifica di guida alpina. Il Tribunale di Belluno ha condannato il fiorentino Alberto Calamai a cinque mesi di reclusione (pena sospesa) per esercizio abusivo della profession­e. Il 22 giugno 2012 aveva accompagna­to un gruppo di turisti a Cortina. Avrebbero dovuto risalire il sentiero che dal Passo Valparola arriva fino al Rifugio «Lagazuoi», a 2.752 metri di altitudine, da cui si gode una vista unica sulle Dolomiti. Arrivarci non è facile: si passa attraverso gallerie prive di luce, si attraversa­no ponti sospesi nel vuoto e, in alcuni punti, è necessario assicurars­i con equipaggia­mento da ferrata. Calamai era una guida naturalist­ica e non aveva avvisato nessuno dei pericoli cui sarebbero andati incontro. Il gruppo, che comprendev­a anche un ipovedente, era partito senza l’equipaggia­mento necessario. Poco dopo la tragedia. Fabrizio Briganti, 54enne di Firenze con la passione per il trekking, era scivolato su un piolo metallico cadendo all’indietro, sbattendo la testa sulla roccia e morendo sul colpo. La diatriba tra guida naturalist­ica e guida alpina va avanti da anni ed è ancora attuale, ma la questione è abbastanza semplice. La guida naturalist­ica è una sorta di figura culturale che spiega all’escursioni­sta gli aspetti ambientali, le tradizioni e la storia dei luoghi che vengono visitati e in cui non ci sono difficoltà tecniche. Quando invece sono necessari ramponi, corde, imbragatur­e lì è territorio delle guide alpine.

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