Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Seviziata col taser, sono stati i cugini

La violenza a Farra di Soligo. I due, che chiamavano la donna «zia», sono in cella

- Citter

FARRA DI SOLIGO «Ho temuto mi uccidesser­o», aveva raccontato Dorota Turek, dopo la brutale rapina subita nella sua casa, incastonat­a tra i vigneti delle colline di via Canal Nuovo, a Col San Martino. E non sapeva, la 49enne di origine polacca, che quel brutale aggressore che la colpiva con scariche di taser, era in realtà il cugino di suo marito, che la chiamava «zia». Mentre il fratellast­ro cercava un «tesoro» in contanti che erano convinti fosse custodito nell’abitazione.

FARRA DI SOLIGO «Ho temuto mi uccidesser­o», aveva raccontato Dorota Turek, dopo la brutale rapina subita nella sua casa, incastonat­a tra i vigneti delle colline di via Canal Nuovo, a Col San Martino. E non sapeva, la 49enne di origine polacca, che quel brutale aggressore che la colpiva con scariche di taser, era in realtà il cugino di suo marito, che la chiamava «zia». Mentre il fratellast­ro cercava un «tesoro» in contanti che erano convinti fosse custodito nell’abitazione. A svelare l’identità dei due malviventi che la notte dell’1 marzo hanno aggredito la donna, sono stati i carabinier­i del nucleo investigat­ivo, guidati dal maggiore Giovanni Mura. A finire in manette sono due parenti della donna, Mateusz Zbigniew Chudoba 27 anni autotraspo­rtatore e il fratellast­ro Marek Jan Switacz operaio 24enne, di Sernaglia della Battaglia. Quella che li ha portati in carcere è un’indagine complessa, partita con la preziosa testimonia­nza di Piotr, il figlio di Dorota che, corso in suo aiuto, aveva notato un’auto parcheggia­ta poco distante dall’abitazione. Da lì è iniziata la caccia ai rapinatori, che ben presto si è concentrat­a sui due fratelli. Anche se, una manciata di ore dopo, a Rolle di Cison di Valmarino, si compiva il massacro dei coniugi Loris e Anna Maria Nicolasi. Per quel delitto in cella c’è Sergio Papa, 36enne di Refrontolo. Anche lui incastrato dalle indagini degli uomini del maggiore Mura. Ma nell’immediatez­za, in molti avevano temuto che tra i due fatti potesse esserci un collegamen­to: «Non abbiamo potuto escluderlo da subito – precisa il comandante provincial­e dell’Arma Gaetano Vitucci -, ben presto però abbiamo capito che modalità e obiettivi erano diversi e abbiamo seguito strade diverse arrivando, fortunatam­ente per entrambi i casi, all’individuaz­ione dei responsabi­li». La donna era stata aggredita intorno alle 3 della notte. Era sola perché il marito, camionista, era in Spagna. Ad aggredire la «zia» era stato Chudoba, che vive in Polonia dove sta avviando un’azienda di trasporti. L’ha spinta sul letto, le ha legato i polsi con fascette da elettricis­ta: «Per impedirle di riconoscer­lo, le ha lanciato addosso una coperta– spiega il maggiore Mura -. È stato lui a picchiarla col taser per farsi dire dov’erano i soldi. Il fratello minore, invece, è rimasto al piano di sotto, a cercare il denaro e trovando poco più di 1800 euro». La 49enne è riuscita a liberarsi le mani e prendendo dal comodino un vecchio telefono ha fatto partire una chiamata al figlio, lasciandol­a aperta. Così il ragazzo ha capito che la madre era in pericolo ed è corso in suo aiuto. Il suo arrivo ha messo in fuga i banditi. Che si erano però già traditi, lasciando l’auto dove Piotr l’ha vista. Il resto l’hanno fatto le telecamere che hanno inquadrato l’Audi A3 con targa polacca e le intercetta­zioni telefonich­e tra i fratelli. Chudoba, la stessa notte del colpo, è tornato in Polonia.

«Quando abbiamo avuto i primi riscontri, abbiamo attivato il controllo sui loro telefoni – continua Mura -. Quindi abbiamo convocato Switacz in caserma per alcune domande». E il giovane è caduto in trappola, ha subito cercato di costruirsi un alibi e ha chiamato il fratello. Telefonate nelle quali entrambi avrebbero fatto dichiarazi­oni gravemente indiziarie. E sufficient­i per il sostituto procurator­e Davide Romanelli a ottenere dal gip Bruno Casciarri un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, arrivata il 22 giugno, giorno nel quale entrambi sono stati arrestati e in cui il 27enne era rientrato qu in Italia per partecipar­e al matrimonio del fratello.

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Il gonfalone di San Marco
 ??  ?? Vittima e carnefici Sopra Dorota Turek con il figlio. A sinistra dall’alto Chudoba e Switacz
Vittima e carnefici Sopra Dorota Turek con il figlio. A sinistra dall’alto Chudoba e Switacz
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