Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Si fingevano diplomatici della Santa Sede Condannati i truffatori scoperti da «Le Iene»
TREVISO Cinque anni di reclusione per Stefano Ramunni e quattro anni per Giovanni Chiaromonte, e cioè per quello che è ormai noto come il «campione mondiale delle truffe» e il suo presunto complice. Ieri in tribunale a Treviso, per i due pugliesi di 54 e 27 anni, si è svolto il processo con rito abbreviato per sostituzione di persona, falsità materiale e indebito utilizzo di carte di credito, in seguito all’arresto effettuato a gennaio dai carabinieri di Vedelago, che avevano scoperto come si spacciassero per diplomatici della Città del Vaticano. I due viaggiavano su una monovolume attrezzata di stampati con le quali producevano «on the road» carte d’identità, per aprire conti e ottenere carte di credito a carico di vittime ignare. Erano rimasti in cella tre mesi, fino ad aprile quando il giudice Angelo Mascolo aveva deciso che potevano tornare liberi, ritenendo che il
Il servizio
rischio di reiterazione del reato sarebbe stato limitato dall’obbligo di firma a Milano. Ma non era stato così. Ed era così iniziata una vera e propria saga, documentata dalle telecamere della trasmissione Le Iene. Il giornalista Giulio Golia, era da fatti da mesi sulle tracce del «campione mondiale di truffe», lo voleva intervistare in carcere. E aveva anche ottenuto l’autorizzazione, solo che prima di quell’incontro, il giudice Mascolo ne aveva disposto la scarcerazione. Finendo a sua volta nel mirino della trasmissione de Le Iene, che per questo aveva seguito per giorni Ramunni e Chiaromonte, fino al nuovo arresto, avvenuto a Genova. I due, infatti, meno di due ore dopo aver lasciato il carcere di Santa Bona, si erano spostati a Padova ed erano andati in un internet point per stampare altri documenti falsi. Quattro carte d’identità di sedicenti funzionari della Città del Vaticano, tra le quali quella realizzata con le generalità del neodeputato del Movimento 5 Stelle Alvise Maniero. Gli stessi documenti per i quali, tre giorni dopo, erano stati fermati e arrestati dai carabinieri a Genova mentre rispondevano alle domande di Giulio Golia.