Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Lupi, l’assessore veneto apre agli abbattimenti «Ma solo in casi gravi»
Nominata la commissione di esperti che sceglierà la candidata italiana alle Olimpiadi invernali 2026 Malagò: «Mi piacerebbe unire le tre proposte»
La Giunta ed il Consiglio del Coni, riuniti ieri al Foro Italico di Roma dal presidente Giovanni Malagò, hanno deciso di inviare al Cio - e il nostro Paese è il primo a compiere ufficialmente questo passo una candidatura italiana ai Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali del 2026. Il nome della città, però, ancora non c’è ed è la prima volta che accade: sarà annunciato nella prossima riunione del Consiglio che si terrà tra il primo agosto ed il 10 settembre, dopo che una commissione di dodici saggi avrà esaminato gli studi di fattibilità presentati dalle tre contendenti, Cortina, Milano e Torino, formulando una relazione che tenga ben presenti le linee guida tracciate dal Governo.
I saggi, capitanati dal segretario generale del Coni Carlo Mornati, sono: Franco Chimenti (vice presidente vicario Coni), Alessandra Sensini (vice presidente Coni), Flavio Roda (presidente Fisi messo un po’ in imbarazzo dallo smaccato endorsement a favore Milano del suo presidente Gian-Franco Kasper), Andrea Gios (presidente Fisg e sindaco di Asiago, la capitale dell’Altopiano focolaio di qualche polemica nelle scorse settimane perché esclusa dalle sedi di gara previste dal dossier di Cortina), Valentina Marchei (rappresentante della Commissione Atleti), Jacopo Luchini (atleta paralimpico), Franco Carraro e Mario Pescante (entrambi membri Cio), Ivo Ferriani (pure membro Cio e presidente della Federazione Internazionale Bob e Skeleton), Manuela Di Centa (membro onorario Cio e campionessa olimpica di sci fondo che in una recente intervista al Corriere del Veneto, da friulana, non lesinò complimenti alla candidatura veneta) e Ottavio Cinquanta (membro onorario Cio ed ex presidente Fisg).
Le linee guida ispirate dal Governo e fatte proprie dal Coni sono tredici, alcune piuttosto generiche, come la «visione generale» richiesta al progetto o l’invito ad individuare «la soluzione che dia le maggiori garanzie di successo finale», altre più dettagliate come
Giovanni Malagò
Io non sono nella commission e voglio essere laico
Luca Zaia Sono nomi autorevoli, vorranno i Giochi di montagna o di città?
l’attrattività internazionale, il rapporto costi-benefici e la sostenibilità ambientale, il pieno e incondizionato supporto della politica locale (e qui potrebbe esserci qualche problema per Torino, dove una parte del Movimento Cinque Stelle rema apertamente contro e si rischia un bis di Roma 2024), le possibili sinergie con altri territori (Milano si appoggia a Sankt Moritz, in Svizzera, Cortina a Trento e Bolzano), l’eredità che sarà lasciata al territorio e il sistema di mobilità locale, la qualità dell’esperienza per atleti e spettatori.
Il governatore Luca Zaia si dice fiducioso: «Siamo tranquilli e sicuri di noi stessi, rispettiamo il lavoro della commissione, che conta nomi autorevoli, ma conosciamo le potenzialità della nostra proposta, redatta in ossequio ai punti indicati dal Governo e siamo pronti a fornire tutti chiarimenti e gli approfondimenti necessari». Quindi ribadisce ancora una volta: «Si tratta di decidere se le Olimpiadi invernali si devono fare in montagna, dove c’è la neve, o in città, dove c’è l’asfalto». Nel frattempo, comunque, «bene ha fatto il Coni a formalizzare all’unanimità l’invio da subito al Cio di una candidatura italiana ai Giochi del 2026».
E mentre l’ex campione olimpico Alberto Tomba lancia scherzosamente la candidatura dell’Appennino e il deputato di Forza Italia Antonio Martino (non l’ex ministro) suggerisce L’Aquila per la potenza simbolica post-terremoto, Malagò sospira: «L’unione delle tre città sarebbe una vera candidatura, al 100% fieramente italiana e non è un’opzione da escludere. Nel mio mondo dei sogni sarebbe una bella cosa ma è di competenza della commissione, della quale io non faccio parte per rimanere completamente laico, capire se si sia praticabile». L’importante, chiude Malagò, è che «dal momento in cui la commissione completerà la valutazione, il Governo si impegni ufficialmente a rispettare la decisione del Coni».