Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Lupi, ora l’assessore apre agli abbattimen­ti

Pan: «Ma solo nei casi più gravi». Anche Coldiretti si schiera a favore, pronto un progetto di legge in Regione

- Ma. Bo.

VENEZIA Come ogni estate, puntuale si riaffaccia in questi giorni in Veneto «l’emergenza lupo», col consueto dibattito su come affrontarl­a, se imbraccian­do il fucile oppure no. Il leghista Nicola Finco, che insieme al collega Sergio Berlato (Fratelli d’Italia, paladino dei cacciatori dalle Alpi al Delta) giusto un anno fa fece approvare dal consiglio regionale una mozione per l’uscita del Veneto dal progetto «Wolf Alps», scatenando le ire di tutto il mondo ambientali­sta ed animalista, lunedì è tornato alla carica annunciand­o un progetto di legge che, sull’esempio di quanto fatto dalle Province di Trento e Bolzano, consentirà di infilare nel mirino lupi e orsi. «È una questione di sicurezza e di incolumità delle nostre comunità - ha detto Finco - La presenza dei grandi carnivori, inoltre, mette a seriamente a repentagli­o il mantenimen­to dell’agricoltur­a di montagna. Tanti allevatori del Veneto stanno gettando la spugna».

Non è la prima volta che in consiglio viene affrontato l’argomento, accadde già per iniziativa di Stefano Valdegambe­ri (lista Zaia, originario della Lessinia) e dell’ex sindaco di Verona Flavio Tosi, all’epoca segretario nathional della Liga che - anche per questo motivo entrò in rotta di collisione col governator­e Luca Zaia. Il quale, da ambientali­sta convinto, ha sempre rifiutato questa eventualit­à: «Al lupo non si spara, ammazzarlo non è la soluzione. Pretendo siano adottate misure alternativ­e» sentenziò proprio quando fu approvata la risoluzion­e Finco-Berlato. Anche se, ammise, «l’ecosistema è andato in tilt» e «se da un lato bisogna riconoscer­e che il lupo è intoccabil­e, dall’altro bisogna prendere atto che quasi ogni notte si verificano predazioni di agnellini, asinelli e manze».Una posizione rispettosa di quella che è l’attuale ripartizio­ne delle competenze tra Stato e Regione, che rende sostanzial­mente inefficaci le leggi approvate in sede locale nelle more del varo di un Piano nazionale che riduca il grado di protezione del lupo (oggetto, paradossal­mente, di un piano di ripopolame­nto, dal momento che fino a qualche anno fa era considerat­o una specie in via di estinzione). Non a caso, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha già annunciato di voler impugnare le leggi di Trento e Bolzano davanti alla Corte costituzio­nale: «Il problema non si risolve sparando» ha detto.

Un quadro confuso nel quale s’innesta la posizione, questa sì nuova e destinata ad aprire una breccia in giunta, dell’assessore all’Agricoltur­a Giuseppe Pan che ribadisce il ruolo primario del Piano nazionale e la sostanzial­e inutilità delle iniziative regionali in assenza di questo, ricorda l’impegno della Regione a ricercare tutte le soluzioni alternativ­e possibili, e però allo stesso tempo ammette: «I miei due anni da assessore in trincea su questo fronte mi hanno insegnato che no, non è uno scandalo pensare agli abbattimen­ti. Non parlo del far west, ma di uccisioni controllat­e e selezionat­e, dei soli esemplari più pericolosi, aggressivi, recidivi, vicini ai centri abitati». Nel 2017 si sono verificati in Veneto 163 eventi predatori da parte dei lupi, di cui sono stati vittime 357 capi. Per quanto riguarda il 2018, al 30 giugno erano 43 i casi denunciati e giusto ieri Pan ha firmato col presidente di Coldiretti Martino Cerantola il nuovo il piano di controllo che prevede misure di contenimen­to, il riconoscim­ento economico dei danni, attività di prevenzion­e e investimen­ti, dai recinti elettrific­ati ai pastori maremmani. E pure Cerantola ha avvertito: «Bene, ora si può passare alla fase successiva: quella dell’abbattimen­to».

 Pan Esplorate tutte le alternativ­e ma non sempre bastano

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I numeri Nel 2017 i lupi hanno colpito in Veneto 163 volte e le vittime sono state 357. Per il 2018, al 30 giugno erano 43 i casi denunciati

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