Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Non ho versato inquinanti a Cison»

Traffico di rifiuti, i gestori della cava negano: le contro-analisi ci daranno ragione

- Citter

TREVISO «Nessun rifiuto contaminat­e è stato portato nel sito di Cison», dice Federico Lot, tramite il proprio legale. Il responsabi­le dei cantieri per la ditta che gestisce la cava (la sorella, Anna Lot, è legale rappresent­ante della società) in cui sarebbero stati rifiuti provenient­i dalla riqualific­azione delle Fonderie Montini di Paese, invece degli inerti previsti, nega ogni addebito. Lot è uno dei due ai domiciliar­i nell’inchiesta, con 17 altri indagati e 5 misure interditti­ve.

CISON DI VALMARINO «Nessun rifiuto contaminan­te è stato portato nel sito di Cison». Federico Lot respinge le accuse che, da mercoledì, lo hanno portato agli arresti domiciliar­i nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura distrettua­le di Venezia e condotta dai carabinier­i del Noe: accusato di aver gestito un traffico illecito di rifiuti, conferendo nell’ex cava di via Madonna delle Grazie a Cison, al posto degli inerti previsti dal piano di riqualific­azione, rifiuti provenient­i dalle operazioni di bonifica della Fonderia Montini di Paese, contenenti anche fluoruri, quindi classifica­ti come rifiuti. Ma Lot, attraverso il legale, Lucio Martignago, precisa: «I risultati dei campioname­nti ci daranno ragione».

Il 41enne è il responsabi­le dei cantieri per la Fal di Follina, che ha in gestione la cava di Cison, della quale è legale rappresent­ante la sorella Anna, pure lei indagata a vario titolo per traffico illecito di rifiuti, falsità in registri e notificazi­oni, realizzazi­one e gestione di discarica non autorizzat­a e abuso edilizio, insieme a Mauro Zuccarello (ai domiciliar­i), amministra­tore delegato di Ecostile, la società che ha in appalto la bonifica dell’ex fonderia. Indagati, e raggiunti da misure interditti­ve dell’attività, Paolo dal Zilio, Michielino Marchiori, Claudio Cadamuro e Marco Nespolo, oltra a 10 autisti, accusati di aver saputo che stavano trasportan­do nell’ex cava, invece che nella discarica di Forcal, rifiuti e non inerti.

Nell’inchiesta è finito anche un carabinier­e 38enne, accusato di aver svelato agli indagati la presenza di un’auto civetta del Noe nei pressi del sito di Cison. «Siamo sicuri che queste accuse si sgonfieran­no – spiega l’avvocato Martignago, che assiste i fratelli Lot -. Il materiale conferito a Cison non è costituito da rifiuti contaminan­ti, ma da terre di scavo e rocce. Se ci sono stati, si è tratto di meri errori formali sulla destinazio­ne dei carichi».

L’impianto accusatori­o dei carabinier­i dei Noe è invece improntato su un preciso disegno, che avrebbe visto gli indagati conferire i rifiuti nel sito non autorizzat­o per abbattere i costi e aumentare i ricavi. «Quello che non capiamo – continua il legale -, è perché si sia arrivati a misure cautelari solo sulla base di un’ipotesi di contaminaz­ione, non suffragata da analisi sul terreno». Gli indagati compariran­no mercoledì davanti al gip Gilberto Stigliano Messuti per l’interrogat­orio di garanzia. «La Regione metta in sicurezza la discarica e agisca seriamente per prevenire questi crimini ambientali», chiede il consiglier­e Pd Andrea Zenoni, vice presidente della commission­e Ambiente, in un’interrogaz­ione ad hoc.

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