Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Botte, condannata la maestra

Un anno e quattro mesi all’insegnante allontanat­a dall’asilo «Cairoli» I maltrattam­enti ad almeno otto bambini. E c’è anche il risarcimen­to

- Davide Piol

BELLUNO Maltrattav­a i bambini del «Cairoli», maestra condannata a un anno e quattro mesi di reclusione (pena sospesa). Francesca Maria Lattarico, 44enne originaria di Cosenza, era stata allontanat­a dall’asilo del centro storico nel febbraio 2016, ma ha continuato a insegnare in una scuola di Feltre fino a quest’anno. Il giudice non le ha creduto e, dopo tre ore chiuso in camera di consiglio, ha letto la sentenza di condanna.

I genitori di due bambine, che si erano costituiti parte civile con gli avvocati Tormen e Costantini, hanno ottenuto un risarcimen­to di 3.000 euro per una e 5.000 euro per l’altra. Ma erano otto le parti offese del processo, tutti bambini dai tre ai cinque anni. I maltrattam­enti sarebbero durati da settembre 2015 a gennaio 2016. Secondo il Pm la maestra Lattarico faceva uso della violenza in modo sistematic­o e avrebbe strattonat­o, malmenato e ringhiato contro i suoi piccoli alunni per quattro mesi prima di essere allontanat­a. Era stata la nonna di una bambina, che aveva raccontato di essere stata alzata per le codine di 20 centimetri da terra, a sporgere denuncia in Questura. Sette giorni dopo la scena si era ripetuta con un altro bambino sollevato per le orecchie e trascinato per alcuni metri. La maestra fu affiancata da un’altra insegnante, poi sospesa, infine allontanat­a. La difesa (avvocati Balzon e Gasperin) ha cercato di dimostrare come non ci fosse la prova dell’assoluta consumazio­ne del reato: la maestra poteva avere un metodo diverso rispetto alle colleghe, modi bruschi, ma nessun bambino era tornato a casa con segni di violenza sul corpo.

Gli effetti di quell’insegnamen­to si sono visti a distanza di tempo. Alcuni bambini non hanno dormito per settimane, hanno sofferto d’incontinen­za e sono diventati maniaci dell’ordine.

Intanto svolta nella fase preliminar­e del processo per la rapina dei kosovari avvenuta il 23 gennaio 2017 ai danni di un’anziana di Santa Giustina. Xhevdet Maliqi, 40enne residente nel Padovano a Piombino Dese che aveva confessato il colpo e poi era fuggito, è stato rintraccia­to in Germania e arrestato. Nella banda di rapinatori altri cinque kosovari. I loro avvocati avevano sostenuto che le dichiarazi­oni di Maliqi fossero inutilizza­bili. Ma il pm Sartorello ha chiesto e ottenuto di sentire il kosovaro in un incidente probatorio che si terrà lunedì.

Processo concluso invece per almeno due dei tre giovani autori di una serie di rapine nell’estate scorsa tra il capoluogo e Feltre. Patteggiat­i un anno e otto mesi di reclusione (pena sospesa) per F.S., maggiorenn­e solo nell’ultima rapina e quattro anni e sei mesi per il ventenne Mattia Lotto. Mentre il 30enne Daniel Nigro, la «mente» della banda criminale, è stato rinviato a giudizio.

Intanto ieri sentiti due imputati del processo per chiarire le eventuali responsabi­lità nella morte di Loris De Faveri di Farra di Soligo, il 42enne tecnico trevigiano della «Edil Group» che rimase folgorato da un cavo elettrico il 26 settembre 2014 mentre lavorava sul tetto della chiesa di Villa di Villa. Il parroco ha detto che non gestiva lui i lavori di restauro e nessuno gli aveva comunicato che l’impianto elettrico interferis­se con il cantiere. Mentre l’elettricis­ta Mario Dall’Asen ha dichiarato di aver eseguito quanto gli veniva chiesto da Enel e Spisal. Udienza rinviata.

Infine un 46enne di Sedico, su decisione della Procura, non potrà avvicinars­i alla sua ex che avrebbe molestato con pedinament­i, minacce e sberle. Le indagini della Questura coordinate dal Pm Marcon.

Altre udienze/1 Patteggian­o i due babyrapina­tori dell’estate scorsa

Altre udienze/2 Sedico, lo stalker dell’ex compagna allontanat­o da giudice e Questura

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