Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

I 93 licenziati «Wanbao Acc» Appello alle imprese: assumeteli

Mel, i politici in vista dello sciopero e del presidio sindacale di domani

- Marco de’ Francesco

MEL «Wanbao Acc», la politica punta sul soccorso delle aziende del territorio. «Se, come dice l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan il tessuto industrial­e bellunese mostra un saldo attivo di 475 lavoratori nel solo settore metalmecca­nico — afferma il deputato di Forza Italia Dario Bond — com’è possibile che non si riesca a trovare un posto a 93 “tute blu” esperte e qualificat­e?».

Ma in realtà la situazione della fabbrica a Mel che produce compressor­i per frigorifer­i, l’ex gloriosa «Zanussi Elettromec­canica», è molto complicata dopo la decisione unilateral­e dell’azienda a proprietà cinese di licenziare, aprendo la procedura di mobilità, quasi un dipendente su quattro (gli occupati sono circa 400). Un appello simile era stato già lanciato dai sindacati e dalla Donazzan a fine giugno scorso e non risulta che sia stato raccolto da qualcuno.

Martedì il via all’operazione-mobilità. Ma domani, dalle 10 del mattino, la reazione dei sindacati. Si terranno otto ore di sciopero. Secondo i sindacati, la fabbrica resterà deserta e i lavoratori confluiran­no — per un presidio — davanti al municipio di Mel, dove alla stessa ora si terrà una seduta del «Consiglio di sorveglian­za socio-istituzion­ale», strumento riconosciu­to dal ministero per lo Sviluppo economico nei casi di crisi aziendale di grande complessit­à: ne fanno parte la Regione, gli enti territoria­li interessat­i (Comuni e Provincia), i sindacati e i parlamenta­ri del territorio.

«Vogliamo far sentire la nostra presenza alle istituzion­i — ha affermato ieri l’altro Nadia De Bastiani (Rsu di Fiom Cgil) – perché si attivino e ci aiutino a trovare una via di uscita da questa situazione».

Il fatto è che nessuno, nel Consiglio di sorveglian­za, si immagina mosse diverse dal soccorso degli industrial­i.

«Seguo la vicenda di questa fabbrica da quando sono entrato per la prima volta nel consiglio regionale — continua Bond — e cioè dal 2005. Prima il problema si chiamava Zanussi, poi Acc e infine Wanbao. Probabilme­nte, bisognava allora e bisogna oggi puntare sulla ricerca, ma ciò dà risultati a medio termine. Senza buone notizie già da lunedì (domani, Ndr), non sarà facile metterci una pezza».

Per il deputato del Pd Roger De Menech «l’azienda dovrebbe anzitutto rendere noto cosa vuol fare da grande, con un piano industrial­e in mano. Poi, se ci fossero dei licenziati, gli enti territoria­li si darebbero da fare per favorirne la reintegraz­ione nel mondo del lavoro».

La Donazzan, tempo fa, aveva chiarito che «le misure disponibil­i prevedono sia incentivi all’assunzione per il nuovo datore di lavoro (da 4 a 6 mila euro pro-capite, a seconda della durata del contratto) che un premio “di risultato” per l’ente accreditat­o che si occupa della ricollocaz­ione».

Quindi, strumenti non mancano. L’assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin, bellunese e big della Lega però, la vede così: «Wanbao è una multinazio­nale: neanche la Regione ha la forza per intervenir­e in maniera convincent­e».

Anche perché a Mel c’è la cassa integrazio­ne straordina­ria che finirà a settembre. L’apertura della procedura di mobilità andava effettuata almeno 75 giorni prima della fine dell’ammortizza­tore sociale: di qui la data del 17 luglio per far partire le lettere di licenziame­nto collettivo. Trovare una quadra in due mesi e mezzo, con agosto di mezzo, sembra operazione complicata.

Ma c’è anche chi sostiene che gli esuberi, in realtà, non sarebbero 93: questo numero è il risultato della scelta, dei sindacati e non dell’azienda come sempre finora filtrato, di non accettare la riduzione dell’orario di lavoro da otto a sei ore, cosa che lascerebbe scoperte solo trenta posizioni. Si griderebbe a 93 esuberi nella speranza che gli industrial­i ne assumesser­o 30, per poi accettare la riduzione dell’orario senza lasciare a casa nessuno. Una mossa sofisticat­a, da parte dei sindacati, ma anche un po’ rischiosa: i cinesi e gli industrial­i locali potrebbero non averla capita. Se così fosse, l’effetto-boomerang potrebbe essere pesante.

Bottacin (Lega) La proprietà cinese a capo di una multinazio­nale, neanche la Regione potrà fare molto per opporsi

De Menech (Pd) Prima fuori il piano industrial­e, se lavoratori andranno a casa in campo gli enti locali

L’ipotesi Gli esuberi solo 30 se si riduce l’orario di lavoro a tutti: l’obiettivo è farli riassorbir­e

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Spaventati I dipendenti della fabbrica vedono sempre più nero nel futuro

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