Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Decreto dignità, le imprese frenano
I commercialisti: «Tutti i rischi dei rinnovi». I consulenti: effetto turnover, meno sicurezza sul lavoro I dubbi sulle causali per i contratti a termine. Gli artigiani: così si inceppa la ripresa
VENEZIA «L’aumento del turnover farà crescere anche gli infortuni sul lavoro. E anche il contratto a termine sarà diventato terreno minato». «Prima dei rinnovi bisognerà pensarci bene. Molti i rischi con le causali». Sono solo alcune delle forti critiche e dei dubbi che arrivano dal mondo dei consulenti del lavoro e dei professionisti sull’applicazione del Decreto dignità voluto dal vicepremier Luigi Di Maio. E gli artigiani avvertono: «Così si inceppa la ripresa».
VENEZIA Con il «Decreto dignità» il contratto a termine non si è accorciato da tre anni a due, ma in pratica da tre a uno. È l’obbligo di giustificare il ricorso a un rapporto di lavoro a tempo determinato dal 13° mese in poi attraverso causali, poco chiarite e perciò molto contestabili, quello che scoraggerà i datori di lavoro dal trattenere collaboratori molto spesso già rodati in modo soddisfacente. Di questo sono convinti gli esperti di mercato del lavoro, soprattutto se i dipendenti coinvolti appartengono a quelle fasce di professionalità medio-basse e dunque piuttosto agilmente sostituibili con manodopera ordinaria.
«Faccio una previsione — azzarda Luigi Sposato, presidente dell’agenzia Eurointerim — e vorrei sbagliarmi. L’aumento del turnover farà crescere anche gli infortuni sul lavoro, come sempre più frequenti nelle fasi di ambientamento. Al di là di questo, il nostro calcolo è che, dati i nuovi vincoli sui tempi determinati, in Italia ci saranno 50 mila stabilizzazioni diluite in un paio d’anni e poi basta perché, nel frattempo, anche il contratto a termine sarà diventato terreno minato. Una bolla, insomma». A meno che in sede di conversione del decreto non vengano introdotti «seri incentivi all’assunzione stabile alla conclusione dei rapporti precari».
Per toccare con mano le conseguenze reali delle riforme Di Maio sul mercato del lavoro veneto è ancora troppo presto, al netto delle raccomandazioni che alcune associazioni di categoria hanno rivolto ai propri iscritti di rinnovare, se possibile, eventuali contratti a termine prima dell’entrata in vigore del decreto, il 14 luglio scorso. Nella speranza che le nuove regole non intervengano in modo retroattivo nel conto delle reiterazioni e nell’obbligo di causali.
Per il resto si possono solo compiere simulazioni su come potrebbero intervenire i nuovi limiti postulando che l’anno in corso, per gli atipici, somigli a quello precedente. Chi osserva per mestiere le dinamiche occupazionali, in ogni caso, visti i (modesti) numeri in gioco, ipotizza che nella nostra regione i nuovi timori dei datori di lavoro siano probabilmente sovradimensionati rispetto alle ricadute concrete del cambio di rotta. E che, alla fine, il vero fattore di inciampo alle dinamiche occupazionali sia il non vederci chiaro.
«Tutto quello che mi sentirei di raccomandare a un mio cliente che avesse un dipendente con il contratto a termine in scadenza — dice Giorgio Longhin, consigliere dell’Ordine dei commercialisti di Padova con delega al Lavoro — è di pensarci bene all’atto del rinnovo. Se la causale per riproporre un nuovo rapporto precario non è più che blindata rispetto a possibili contestazioni degli organi di vigilanza, meglio assumere il dipendente in pianta stabile. Un anno di collaudo è senz’altro un tempo sufficiente per compiere una seria valutazione e, alla fine, se dovesse rivelarsi una scelta inopportuna, un licenziamento sarebbe una strada meno complicata che una battaglia sulla consistenza o meno delle causali per un nuovo contratto a termine».
Il professionista è del resto anche scettico sulla capacità delle future statistiche di dimostrare il successo o l’insuccesso del giro di vite ai rapporti precari ai fini del miglioramento della qualità del lavoro nel suo insieme. «Risultassero diminuiti, poniamo fra un anno, i contratti a termine sarebbe molto difficile capire quanti saranno stati i mancati rinnovi e quanti, invece, gli upgrade al tempo indeterminato» chiarisce Longhin.
Le categorie produttive, a meno di rare eccezioni, in questi giorni non hanno intanto mancato di far giungere al governo indizi di sostanziale scontentezza. «Segnaliamo il sentiment delle aziende artigiane — è ad esempio la posizione di Agostino Bonomo, presidente della Confartigianato regionale — per quello che è un ulteriore irrigidimento. Se d’ora innanzi le proroghe si dovranno motivare con eventi straordinari ci si dica cosa distingue l’ordinario dallo straordinario. Se ho una commessa per 12 mesi e un anno dopo la stessa mi viene confermata, devo considerare il nuovo ordine un fatto ordinario o straordinario? E pensare che con il Jobs Act la litigiosità si era abbattuta dell’86%. Contiamo nelle modifiche parlamentari, così è solo gettare sassi negli ingranaggi della ripresa».
Vista comunque l’analisi di «Veneto Lavoro», se applicato sulla platea di precari del 2017, le ripercussioni
del decreto in Veneto sarebbero marginali, viste anche le varie eccezioni e il risicato numero sia di reiterazioni dei contratti a termine oltre il secondo anno (3%), sia di rinnovi oltre i 12 mesi ora condizionati dal vulnus della causale (8%).
In valori assoluti, aggiungendo anche gli impieghi «somministrati», per approssimazione si arriva a 30 mila situazioni bloccate dalla barriera a 24 mesi e di 50 mila intralciate dalle motivazioni da allegare necessariamente al rinnovo.
Sulle imminenti strozzature al mercato del lavoro provocate del «Decreto Dignità» non ha però dubbi Maurizio Castro, già componente per Forza Italia della Commissione lavoro del Senato. «La reintroduzione delle causali sarà una ostruzione insuperabile — chiosa l’ex parlamentare, un passato come top manager delle Risorse umane nel gruppo Electrolux in Italia — Il contratto a termine era il meno precario fra i rapporti atipici e adesso molti torneranno ad approfittare dei voucher e di escamotage come partite Iva ed altri strumenti spuri».
Castro (manager ed ex senatore) Con le causali si tornerà ad approfittare dei voucher e di altri escamotage Sposato (Eurointerim) L’aumento del turnover farà crescere gli infortuni legati all’ambientamento
86 per cento la riduzione del contenzioso legale nel mondo del lavoro con l’introduzione del Jobs Act da parte del governo Renzi. Le categorie economiche tempon una riesplosione dopo la riforma Di Maio