Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bimba di dieci mesi colpita da aneurismi Salvata da intervento senza precedenti

- Michela Nicolussi Moro

VICENZA Giovedì sera, 7 giugno. Una piccola di appena 10 mesi si sente male nella sua casa di Bassano. I genitori la vedono perdere conoscenza, capiscono che è grave e la accompagna­no all’ospedale di Santorso: ha un’emorragia cerebrale, che scatena un’emiparesi. Ogni minuto è vitale e i medici sono bravi a trasferirl­a senza indugi al San Bortolo di Vicenza, dove un’équipe multidisci­plinare compirà il miracolo di strapparla a morte certa con un intervento che non ha precedenti al mondo.

Mentre gli specialist­i della Terapia intensiva pediatrica stabilizza­no la bimba, il primario della Neuroradio­logia, dottor Giuseppe Iannucci, scopre con la risonanza il motivo dell’emorragia: tre aneurismi nell’arteria cerebrale media, uno dei quali responsabi­le del sanguiname­nto. «La rottura di un aneurisma in un paziente di soli 10 mesi è già di per sé un evento rarissimo — spiega Iannucci — riguarda l’1% dei piccoli tra zero e 14 anni. E di questo 1% solo lo 0,2% accusa un sanguiname­nto. Ma la complicazi­one principale erano le dimensioni estremamen­te ridotte del vaso sanguigno causa dell’emorragia: 0,7 millimetri di diametro. Quando un aneurisma si rompe l’approccio migliore è la chiusura dell’arteria, però quella interessat­a nella neonata irrora una parte estesa del cervello, quindi la paziente avrebbe potuto avere difficoltà di recupero post intervento».

E allora il guizzo d’ingegno: sei mesi fa l’ospedale vicentino era stato contattato da un produttore di stent molto piccoli per adulti, circa 2 millimetri, che viaggiano all’interno di un catetere lungo 0,56 millimetri e quindi Iannucci, coadiuvato dal primario della Pediatria, dottor Massimo Bellettato, ha deciso di utilizzarl­o per chiudere gli aneurismi.

«Quel device non era ancora in commercio — rivela Giovanni Pavesi, direttore generale dell’Usl

6 di Vicenza — lo sarebbe stato tre giorni dopo. E non era mai stato utilizzato sui bambini, ma solo sei volte al mondo sugli adulti: in Cile, Francia, Germania e Italia. Il San Bortolo è conosciuto come un ospedale a forte innovazion­e tecnologic­a e così il produttore ce lo ha concesso in anticipo». Ma non c’erano linee guida, nemmeno per la terapia di preparazio­ne all’intervento, alla quale la bimba è stata sottoposta in Terapia intensiva pediatrica, sotto le cure della dottoressa Paola Ferrarese. «L’abbiamo trattata per una settimana con la terapia antiaggreg­ante a due farmaci — racconta il dottor Bellettato — esistono linee guida per stent cardiaci che prevedono l’impiego di uno solo. Abbiamo avuto un dialogo franco con i genitori: senza l’intervento la piccola non sarebbe sopravviss­uta. Ma dovevamo stare attenti ad evitare una seconda emorragia, sarebbe stata fatale».

Dalla prima alla seconda risonanza, gli aneurismi erano cresciuti da 3 a 5 volte. E allora il 15 giugno è scattata l’operazione e in 10 minuti lo stent è stato inserito nella piccolissi­ma arteria della bimba. «Bisognava fare in fretta, perchè il catetere teneva chiusa l’arteria e non lasciava scorrere il sangue — ricorda Iannucci — ce l’abbiamo fatta. E oggi la piccola è a casa e sta bene. Ha recuperato al cento per cento e non avrà conseguenz­e, lo stent durerà a vita, anche perchè l’arteria cerebrale alla nascita ha già raggiunto l’82% della crescita. Il progresso ha permesso di miniaturiz­zare gli stent, che si posizionan­o nell’arteria impedendo al sangue di gonfiare gli aneurismi e quindi prevengono ulteriori sanguiname­nti. Ma su un neonato la metodica è ritenuta poco applicabil­e, perché non esistono stent abbastanza piccoli da essere inseriti nel vaso sanguigno, così ho dovuto adattare questo nuovo modello per adulti alle necessità della bambina».

Ora la piccola sarà tenuta sotto controllo dai pediatri, anche per capire la causa degli aneurismi. La Neuroradio­logia del San Bortolo segue un centinaio di casi all’anno, sugli adulti, ricorrendo allo stent in 30/40.

Il dottor Iannucci

Per la prima volta abbiamo utilizzato un dispositiv­o mai impiegato in un bambino

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