Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Covre: «La Lega tradisce il Veneto e così ci porta in Venezuela. Meglio Renzi»
«Di Maio sta recitando la sua parte ma la Lega come può spalleggiarlo? Così facendo tradisce il Veneto che l’ha resa grande e rinnega se stessa. Avanti di questo passo finiamo come il Venezuela, se il decreto passa così com’è potrei portare la mia azienda in Romania». Bepi Covre, imprenditore ed ex deputato leghista lancia un monito ai vecchi compagni di partito.
VENEZIA La vendetta del Pd dopo le batoste elettorali. Il riaccendersi delle speranze in Forza Italia sul divorzio tra la Lega e i Cinque Stelle. E gli appelli, numerosi, incalzanti, al governatore Luca Zaia, affinché si faccia ambasciatore tra i maggiorenti del suo partito delle istanze delle imprese del Veneto.
È questo il day-after dell’iniziativa messa in campo dagli industriali di Padova e Treviso contro il decreto Dignità varato dal Governo Conte-Di Maio-Salvini. «Con questo Governo c’è rischio di chiudere il Brennero, lo spread sale di 100 punti, il Dl-Di Maio aumenta i disoccupati non i posti di lavoro - scrive su Twitter il senatore dem Matteo Renzi -. La Flat Tax è sparita. I giornali oggi si stupiscono degli imprenditori veneti che protestano? È solo l’inizio. Il tempo è galantuomo». L’ex segretario cinguetta ma sin dal mattino è un profluvio di comunicati dal Pd, che dopo aver incassato a queste latitudini un uno-due da ko (Politiche-Amministrative), ora può lenire le ferite con i tributi postumi resigli dagli industriali, che lunedì in platea rimpiangevano i Governi Renzi e Gentiloni: «Da loro ci sentivamo tutelati».
«Qualcuno comincia a scoprire che la Lega ha fatto il doppio gioco: per poter cavalcare la tigre della lotta all’immigrazione ha svenduto l’economia del Paese agli azzeccagarbugli pentastellati.
Matteo Renzi Spread, Dl Dignità, Brennero: questo è solo l’inizio
Ci piacerebbe sapere come risponderanno Salvini e Zaia ai malesseri degli imprenditori del Nordest» attaccano i senatori Daniela Sbrollini, Vincenzo d’Arienzo e Andrea Ferrazzi. E a Zaia si rivolge anche il deputato Roger De Menech, quasi tendendo una mano: «Se, come non manca mai di sottolineare, le ragioni del Veneto hanno la priorità rispetto a quelle nazionali, chieda l’immediato ritiro del decreto, come stiamo insistendo noi. Invito il presidente a lavorarci assieme, mettiamo da parte le differenze di colore politico e proviamo a fare qualcosa di concreto per fermare questa sciocchezza intrisa di ideologia».
La deputata Alessia Rotta stiletta il ministro Di Maio («Chiede di aspettare la fine dei lavori parlamentari per dare giudizi, ha intenzione di effettuare stravolgimenti al provvedimento o si augura che l’opposizione riesca a cancellare le tracce della sua incompetenza?»), la collega Sara Moretto il sottosegretario Bitonci («Si arrampica sugli specchi per giustificarsi davanti alle imprese, non ha capito che il problema degli imprenditori è legato proprio alle prospettive che dà questo governo, di cui questo provvedimento è solo un assaggio») mentre dal centrodestra si levano voci che chiedono alla Lega di mollare l’alleato pentastellato, per ricostruire il centrodestra così come l’elettorato lo conosceva: «Gli amici della Lega - dice il consigliere regionale di Forza Italia Massimo Giorgetti - hanno oggi la responsabilità di scegliere tra il M5S, che sul tema del lavoro ha un’idea “social comunista” che rischia di far sprofondare il Paese in uno scontro vecchio stampo, e la ricomposizione di un nuovo centrodestra, vicino alle imprese e ai lavoratori». Stesso concetto espresso dall’ex sindaco di Verona Flavio Tosi: «Il decreto Di Maio ha un’impronta di sinistra radicale, statalista e dirigista. La Lega e Salvini comincino a riflettere sul mostro che hanno creato: è un governo Frankenstein. Ma la demagogia e la propaganda, come le bugie, hanno le gambe corte e le imprese hanno scoperchiato il vaso di Pandora dell’equivoco creato dopo il 4 marzo».
Anche la deputata di Fi Deborah Bergamini si rivolge a Zaia («Si attivi con tutti i governatori di centrodestra per fermare il decreto») mentre il senatore Marco Marin chiama a raccolta il centrodestra: «Ha i numeri per bloccare tutto in parlamento e ha il dovere di prendersi la responsabilità di farlo». Anche perché, chiude il senatore dell’Udc Antonio De Poli, «dietro l’angolo c’è il rischio che maturi una rottura nel dialogo tra la politica e le imprese, un’alleanza cruciale per uscire dalla crisi».
Flavio Tosi Si sta aprendo il vaso di Pandora, la Lega stacchi la spina al Governo Frankenstein