Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Vuole una visita bis per la nipote, il dottore dice no e lui lo picchia L’ira del primario: «Ora basta»

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JESOLO (VENEZIA) La bimba, dopo la visita, si sentiva bene e il medico non ha notato niente di preoccupan­te. Perciò ha detto al nonno di accompagna­rla dal pediatra il giorno successivo. L’uomo, però, a sentire queste parole, ha perso le staffe. Pretendeva che la dottoressa sottopones­se la nipotina ad altri accertamen­ti e, dopo aver alzato la voce, l’ha aggredita. A dargli man forte, tutti i suoi parenti che si trovavano nella sala d’attesa. Sarebbe potuta finire nel sangue l’aggression­e da parte di un cittadino svizzero nei confronti di una dottoressa del pronto soccorso di Jesolo. L’ennesima registrata nelle strutture dell’Usl 4 Veneto orientale.

«È ora di porre un freno — dice il primario del pronto soccorso di Jesolo, Mattia Quarta —. Le aggression­i stanno aumentando in modo preoccupan­te». Dalle parolacce alle spinte, dagli schiaffi ai pugni: nel 2016 erano stati registrati 23 casi tra San Donà, Jesolo e Portogruar­o e nel 2017 sono stati 45. Un trend che ha spinto l’azienda a dotare il personale dei pronto soccorso di un fischietto. Ma non basta. «Sono vicende che vanno condannate», dice il direttore generale dell’Usl 4, Carlo Bramezza. La situazione al pronto soccorso di Jesolo precipita soprattutt­o nei fine settimana, quando arrivano decine di ragazzini ubriachi. Giorni fa un’altra dottoressa ha rischiato di essere aggredita. Una situazione intollerab­ile che ha spinto Bramezza a chiedere alla polizia più controlli all’ospedale. «Possiamo avere ambulanze e forze dell’ordine in piazza ma serve maggiore collaboraz­ione degli esercenti — aggiunge Bramezza —. Se si vede che i ragazzi sono già alterati si eviti di dare loro da bere». L’azienda, insieme alla Regione, sta anche valutando l’istituzion­e di sanzioni per chi chiama il 118 senza averne bisogno. «Le ambulanze a Jesolo si ritrovano a fare da taxi perché i ragazzini ubriachi non sanno come tornare a casa — conclude Bramezza —. È insopporta­bile». (e.bil.)

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