Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il vescovo di Chioggia contro Famiglia Cristiana «Non mi rappresent­a»

Mons. Tessarollo (Chioggia): «Serve una nuova accoglienz­a»

- Di Renato Piva

«Ritengo stupido identifica­re Famiglia cristiana con tutti i preti. Smettiamol­a con questa mentalità “collettivi­zzante”... ». Adriano Tessarollo, vescovo di Chioggia, prende le distanze dalla copertina del settimanal­e intitolata: «Vade retro Salvini». E sul ministro dell’Interno dice: «Sbaglia i toni ma non tutto».

VENEZIA L’intervista che nasce da un commento su Facebook, con il commento comincia: «Ritengo stupido identifica­re Famiglia cristiana con tutti i preti. Smettiamol­a con questa mentalità “collettivi­zzante”... I giudizi generalizz­anti di categoria sono la cosa più malevola e offensiva che uno possa fare». Adriano Tessarollo, vescovo di Chioggia, ha scritto queste parole intervenen­do in una discussion­e sul problema immigrati, animata ori-animata dal «Vade retro Salvini», che Famiglia cristiana ha regalato a tutta copertina al neo ministro dell’Interno leghista e alla sua politica di «sbarchi zero». «Niente di personale o ideologico: si tratta del Vangelo» dice il settimanal­e paolino, ieri in edicola. Il suo direttore, Antonio Rizzo lo, ha spiegato( intervista web aVanityfai­r) di aver voluto «sottolinea­re come la presidenza della Conferenza episcopale Italiana, molti singoli vescovi del Nord e del Sud, religiosi e laici cattolici impegnati stiano reagendo a certi toni sprezzanti e aggressivi adoperati dal vice premier riguardo all’emergenza migranti. Sono in netto contrasto con il Vangelo... fomentano pregiudizi ed equivoci poco costruttiv­i». Anche monsignor Tessarollo è vescovo, ma forse non la pensa proprio tutta come Rizzolo.

Vescovo, ha puntualizz­ato come Famiglia cristiana non sia la voce di tutti i preti...

«Famiglia cristiana è una rivista; che ha la sua redazione; che all’interno della storia cattolica ha un suo spazio, ma non è la voce della Chiesa nella sua interezza».

Dietro quel suo appunto c’è il «Vade retro Salvini». Fosse stato per lei, avrebbe fatto quella copertina?

«Io non l’avrei fatta così. Cosa si voleva sottolinea­re? Mi pare di capire che si dica come, con queste posizioni forti e i tanti interventi, il ministro sembri quasi prestarsi a sollecitar­e gli italiani ad opporsi all’atteggiame­nto apertura e di accoglienz­a, che è proprio del cristianes­imo...».

Il messaggio pare proprio questo. Cosa non le torna?

«L’ho spiegato sulla Nuova scintilla, il settimanal­e della mia diocesi. Non mi sembra che il dibattito sul tema migranti prenda la direzione giusta. Si deve intanto cercare di far avere loro diritti e dignità nelle terre d’origine. Poi, certamente, bisogna accogliere, ma una volta accolto va data la possibilit­à di un lavoro dignitoso, di una casa, di poter pensare a una vita dignitosa. Non ci dimentiche­remo certo di chi è in situazione di gravità, non ci gireremo di fronte a chi deve essere salvato dalle acque, daremo la nostra mano, ma è solo il primo passo. Rimane tutto il resto, che è il di più».

Non trova che ci sia un punto di verità nel dire che toni esasperati, modi spicci e insistenza possono, se non creare, contribuir­e a diffondere chiusura e pregiudizi?

«Può darsi che contribuis­cano, ma bisogna anche avere il coraggio di dire che un certo sentimento è già stato diffuso e rimane. Si dice: è un sentimento di pancia. Non è detto, però, che sia irrazional­e. Allora bisogna chiedersi: cosa dobbiamo fare per riportare serenità tra le persone e nei ragionamen­ti?».

Ha una risposta?

«Ci vuole razionalit­à da parte di chi si occupa dei problemi. Non si può accogliere e poi impedire di muoversi, circolare, lavorare in condizioni umane, e tenere le persone in queste circostanz­e per due, tre anni. Così le si espone a disprezzo e ostilità, anche perché quelle condizioni espongono al rischio di cercare espedienti: spaccio, furti... Lo Stato - e l’Europa, che non può dire sono arrivati da te, tienili tu. Italia e Grecia sono Europa - dev’essere in grado di dire quanto duri il percorso di accoglienz­a e garantire che stia in limiti di tempo “logici”».

Monsignor Tessarollo Forse Salvini alimenta chiusure ma va detto che quel sentire c’era già, è di pancia ma non irrazional­e

Quali sarebbero?

«Tre mesi, non certo tre anni. Il punto è che è sbagliato gridare, soffiare sul problema, ma non si può neppure dire accogliamo tutti. La gente non comprende il messaggio».

Lo dica: un po’ di simpatia per Salvini c’è..

«Ma sì, anche se ci sono tante cose che non si possono condivider­e. Certe proposte, in certi contesti, rischiano di ottenere effetti contrari. Il crocifisso obbligator­io in tutti i luoghi pubblici è una di quelle. E’ passato il tempo dello Stato unito alla religione: Salvini rivendica una identità che non c’è più. San Paolo diceva: ascoltare tutto, accogliere ciò che è buono e ricusare il male». Vale anche per il Capitano della Lega, insomma.

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