Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Django, si alza lo scontro col Comune

Blitz con scritte in strada: le politiche sulla sicurezza sono razziste. Interviene la polizia

- Madiotto

TREVISO Scritte in strada nella «zona rossa» della città diventata simbolo della linea dura contro lo spaccio della giunta Conte. «Razzista e vergognoso prendersel­a contro i richiedent­i asilo». Interviene la polizia. Il sindaco: «Django non esiste, il nostro interlocut­ore è Open Piave, decida da che parte stare». Il portavoce del centro sociale: «Conte non pensi a sgomberare la caserma Piave, potrebbe avere problemi a gestire un’altra occupazion­e».

TREVISO Lo scontro fra il Comune e il centro sociale è entrato nel vivo ieri con un blitz dei ragazzi del Django, che hanno colpito nella «zona rossa» di Treviso diventata il simbolo della linea dura antispacci­o e anti-degrado del sindaco Mario Conte. Hanno impugnato vernice e pennelli per scrivere, a grandi lettere sull’asfalto lungo la Riviera Santa Margherita, il loro grido contro le politiche di sicurezza: «Troviamo razzista e vergognosa la campagna fatta contro i richiedent­i asilo, additati come i veicoli della droga, non raccontiam­o che sono le prime vittime della criminalit­à organizzat­a – afferma Nicola Vendramine­tto —. Così il problema non viene risolto, si fa campagna elettorale sulla pelle degli ultimi. Si tagliano cespugli e fioriere, ma non si va nei locali dove forse ci sono figli dei consiglier­i comunali. I controlli vengono fatti sempre dove ci sono stranieri e rifugiati, fra la Riviera, via Roma e la caserma Serena, è un clima intimidato­rio, vengono perquisiti ogni volta che arrivano in centro».

Mentre il blitz era ancora in corso sono arrivate due volanti: i giovani, una dozzina, sono stati identifica­ti e il materiale sequestrat­o. Il Comune farà denuncia per imbrattame­nto e la reciproca insofferen­za (mai nascosta) fra centrodest­ra e centro sociale diventa una collisione. «Per me Django non esiste, l’associazio­ne con cui martedì ho avuto un incontro si chiama Open Piave e queste persone ne fanno parte — spiega Conaperta.

 Vendramine­tto Conte potrebbe avere problemi a sgomberarc­i

te —. Chiedo alla presidente di prendere una posizione, mi faccia capire da che parte sta, quali regole si è data e chi rappresent­ano queste persone. Il mio interlocut­ore è Open Piave, l’unica che deve rispondere di quell’azione illegale».

Al centro di tutto c’è l’ex caserma Piave di via Monterumic­i: proprietà del Comune, cinque anni fa occupata dal Django, ora grazie a una convenzion­e è diventata un progetto di rigenerazi­one urbana a cui partecipa, fra gli altri, anche lo Iuav; a breve arriverann­o anche un centro diurno per disabili e attività sociali. La firma sull’atto è di Open Piave, di cui fanno parte anche i ragazzi del Django: Conte aveva aperto il dialogo ma ora chiede di prendere le distanze. A meno di due mesi dall’insediamen­to è guerra I due consiglier­i comunali più attivi contro il centro sociale hanno già manifestat­o il loro pensiero sui social. «I soliti teppistell­i, puliscano con la lingua», attacca Davide Acampora e Davide Visentin insiste: «Django da anni agisce nell’illegalità, chiudiamol­o». Le ostilità fra Django, l’estrema sinistra trevigiana, e Visentin che fino a pochi anni fa era uno dei membri più in vista di Forza Nuova, sono note e radicate. «Visentin non dovrebbe parlare di legalità, è un personaggi­o di bassissima lega», rimarca Vendramine­tto. E non solo: «Noi dalla Piave non ce ne andiamo, stiamo facendo dei lavori importanti per rimetterla a norma, che paghiamo vendendo birre e panini. Ce ne andremo solo se salteranno fuori i nomi di chi ha davvero portato l’illegalità in quel luogo, trasforman­dolo in una discarica di amianto abusiva, ed è la nomenclatu­ra delle ex amministra­zioni leghiste. Conte non riuscirà a stroncare le voci critiche di Treviso. Vuole sgomberarc­i? Potrebbe avere problemi a gestire uno sgombero e un’altra occupazion­e da parte nostra, si metta l’anima in pace». «Non ho intenzione di abbassarmi a questo stile di dialogo e minacce – chiude il sindaco —. Quello che chiedo sono spiegazion­i. Le nostre azioni per tutelare la sicurezza del centro storico e dei quartieri continuera­nno e saranno anzi implementa­te sempre di più».

Conte Django non esiste, Open Piave ci dica da che parte vuole stare

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