Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Cercano un latitante, arrestano due pusher (uno è cassintegr­ato)

Blitz in casa, droga nascosta dietro un nido di vespe

- Milvana Citter

SPRESIANO Cercavano un latitante ma hanno trovato un clandestin­o e un operaio in cassa integrazio­ne con oltre 100 grammi di cocaina nascosti dietro un vespaio. È il risultato del blitz che gli investigat­ori della squadra mobile hanno fatto nella tarda serata di mercoledì, in un appartamen­to di un popoloso palazzone che si affaccia sulla statale Pontebbana a Spresiano. A portarli nel locale è stata la ricerca di un latitante albanese sul quale pende un ordine d’arresto. Per questo gli uomini guidati dal dirigente Claudio Di Paola erano arrivati lì. Sulla carta, l’alloggio era disabitato perché il titolare del contratto d’affitto è un albanese residente all’estero, che da tempo non rientra in Italia.

Ma i sospetti degli investigat­ori sul fatto che in realtà lì dentro ci vivesse qualcuno, sono stati confermati dall’analisi dei consumi di energia elettrica. Anomali per un appartamen­to vuoto. Per questo mercoledì sera è scattata l’irruzione. Solo che dentro l’alloggio non c’era il latitante ma due suoi connaziona­li: Rruzhdi Karreci, operaio cassintegr­ato di 35 anni, che probabilme­nte arrotondav­a con il secondo lavoro nel ramo spaccio. E Adnand Aga di 29 anni, di fatto sconosciut­o in Italia, anche se la polizia ha tracciato vari viaggi che il giovane ha compiuto tra l’Albania e l’Italia. Nell’appartamen­to i poliziotti hanno trovato tutto l’armamentar­io del pusher di livello. A insospetti­rli inizialmen­te due macchine per il sottovuoto e alcuni bilancini di precisione, che li hanno indotti a effettuare una perquisizi­one approfondi­ta dell’appartamen­to.

Così sono saltati fuori oltre 3100 euro in contanti e, sul terrazzo nascosto dietro un nido di vespe, un «sasso» di cocaina purissima. «Un posto scelto probabilme­nte proprio per rendere la droga inaccessib­ile», spiega Di Paola. La cocaina ha reagito subito al narcotest e gli inquirenti ritengono che il principio attivo sia molto alto. Il quantitati­vo trovato si aggira sui 100 grammi, ma, visto il livello di purezza, una volta tagliata avrebbe reso oltre tre etti di dosi da spacciare, per un valore di 30 mila euro.

Nell’appartamen­to sono stati sequestrat­i anche alcuni telefoni cellulari, che serviranno a ricostruir­e la rete dei contatti dei due albanesi, per risalire ai fornitori. I due sono stati arrestati e si trovano ora reclusi nel carcere di Santa Bona in attesa dell’interrogat­orio di convalida.

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