Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

M5S sulla Tav veneta: potenziare l’esistente Le imprese: un disastro

Nuovo fronte dopo il lavoro. E sul dl Dignità critiche anche di Zaia (e degli artigiani)

- Zambon

VENEZIA Ora anche Confartigi­anato scende in campo contro il decreto Dignità ma, nel frattempo, deflagra nuovamente il tema della Tav. Cassata in Piemonte, a rischio anche in Veneto. Sulle barricate, una volta di più, le categorie economiche mentre dal M5s spunta l’alternativ­a: non quadruplic­are la linea ma limitarsi a potenziarl­a.

VENEZIA Non bastava il fronte infuocato sul decreto Dignità. Una nuova deflagrazi­one ne apre un secondo, quello infrastrut­turale tanto sensibile per le categorie economiche a Nordest. Parliamo, naturalmen­te, della Tav che rischia ogni giorno di più di restare al palo dopo le dichiarazi­oni in tandem del ministro alle Infrastrut­ture Danilo Toninelli e del premier Giuseppe Conte: la Torino-Lione non s’ha da fare: apriti cielo. Dal Mit fanno sapere che «Il ministero tiene conto delle esigenze del territorio e della sua economia ma che quando parliamo di “territorio” intendiamo una pluralità di soggetti, dagli imprendito­ri alle casalinghe. Si sta solo procedendo alle necessarie verifiche che saranno ultimate verso settembre». Dichiarazi­oni che rassicuran­o poco il popolo delle imprese venete già con la pelle sollevata per il pacchetto di norme sul lavoro. La Lega fa da pompiere dopo la valanga di critiche partite proprio dal Veneto. Con il vicepremie­r Matteo Salvini che ribadisce: «Sulla Tav occorre andare avanti, non tornare indietro». Un duello a distanza con l’altro dioscuro Luigi Di Maio che preme per lo stop all’opera in Piemonte.

«Io non so più cosa dire - si rammarica Franco Miller, responsabi­le Infrastrut­ture di Confindust­ria Veneto - le affermazio­ni di Toninelli sono più che allarmanti e ora ci si è messo anche Conte a dargli manforte. Siamo allarmati. La presa di posizione del governo è antistoric­a e inaccettab­ile. Per il Nordest è un disastro totale. E fa il paio con il decreto Dignità. Toninelli e i suoi si stanno chiedendo come risolvere il problema del trasporto merci con una A4 ormai al collasso? Che facciamo? Niente Tav ma un’altra autostrada? È una situazione paradossal­e, anomala e incomprens­ibile. Stiamo riportando il Paese al ‘700». La paura, sottintesa, è che dopo lo stop annunciato alla Tav torinese, la mannaia di Toninelli si possa abbattere anche sulla tratta veneta fra Verona e Padova. «Inaccettab­ile - si infuria Miller - so per certo che il cantiere del primo lotto Brescia-Verona è pronto a partire, hanno già ordinato i macchinari, fatto espropri, non completarl­a non avrebbe senso». Dalla Lega arriva la difesa dell’assessore regionale allo Sviluppo Economico Roberto Marcato: «Salvini l’ha detto chiarament­e, la Tav deve andare avanti, non c’entra l’ideologia, se una infrastrut­tura serve, serve, punto». Ma è proprio qui che fra gli alleati di governo diventa un dialogo fra sordi. Arianna Spessotto, deputata pentastell­ata veneziana spiega perché: «Veniamo da decenni di grandi opere fatte solo per far lavorare talune aziende. Sull’alta velocità, chiariamo un punto: gli standard tecnologic­i escludereb­bero, de facto, il trasporto merci perché sono linee delicate e richiedere­bbero manutenzio­ni costanti, ogni notte, giusto il momento in cui dovrebbero passare i treni merci. Personalme­nte credo che l’ipotesi del semplice potenziame­nto della linea storica, così come si dovrebbe fare fra Venezia e Trieste, porterebbe benefici per tutti». Per la collega Francesca Businarolo, che ha fissato il suo domicilio da deputata proprio in una casa espropriat­a per la Tav nel Veronese, la priorità ora sono i pendolari. Il responsabi­le Infrastrut­ture della territoria­le berica, Gaetano Marangoni dice: «Assistiamo a dichiarazi­oni poco coerenti. Passano dalla Tav ai pendolari. Avremmo l’aspirazion­e di restare al centro dei commerci internazio­nali ma vedo soprattutt­o il rischio di un blocco alle imprese e lo pagheremmo molto caro». Quasi le stesse parole usate dalla deputata dem Sara Moretto.

Nel frattempo, continua a montare la protesta contro il dl Dignità. Agostino Bonomo, presidente di Confartigi­anato Veneto, attacca: «Esprimiamo viva preoccupaz­ione. Il decreto segna un passo indietro nelle politiche per il lavoro. Così sono a rischio le nuove assunzioni a termine». E per Antonio De Poli (Udc): «L’Sos delle Pmi non può cadere nel vuoto». Mario Pozza di Unioncamer­e vede qualche timido spiraglio: «Ci chiedono di avere pazienza, siamo fiduciosi. Credo abbiano recepito il nostro malessere». E non mancano le bordate dal Pd e da FI con la deputata azzurra Lorena Milanato che ammonisce: «Salvini rifletta sulle parole di Zaia, il decreto va cambiato». Voce fuori dal coro, quella della Cgil che dice: «Gli industrial­i veneti sono sordi alle preoccupaz­ioni di precarietà del mondo reale».

Pesante, infine, anche l’affondo di Alessandra Moretti, consiglier­e regionale del Pd: «Zaia contesta il decreto Dignità e dichiara di aver portato le istanze degli imprendito­ri veneti al Governo? Le risposte sono due: o non conosce quali sono davvero le loro esigenze oppure non gode di troppa popolarità tra i ministri, neanche tra quelli del suo partito. Non si spiegano altrimenti le dichiarazi­oni di Salvini che ironizza sulle preoccupaz­ioni degli imprendito­ri. Dichiarazi­oni pesanti, su cui Zaia non ha detto niente. Chi tace acconsente».

 ??  ?? Il governator­e Luca Zaia, trevigiano, 50 anni, è presidente della Regione dal 2010, anno in cui ha preso il posto che fu di Giancarlo Galan. Autonomist­a, ha sempre rifiutato incarichi di partito preferendo il ruolo di amministra­tore
Il governator­e Luca Zaia, trevigiano, 50 anni, è presidente della Regione dal 2010, anno in cui ha preso il posto che fu di Giancarlo Galan. Autonomist­a, ha sempre rifiutato incarichi di partito preferendo il ruolo di amministra­tore

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