Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
IL CALDO? FA PIÙ MALE IL FREDDO
Ci siamo. Siamo cioè nel pieno della prima seria ondata di caldo afoso nordafricano, con temperature perfino sopra le medie.
Ma se il caldo decisamente estivo rallegra turisti e vacanzieri, dall’altro suscita preoccupazioni per la salute delle persone più fragili, in particolare gli anziani, componente sociale notoriamente crescente per il combinato effetto di invecchiamento e longevità. Nei giorni scorsi in Giappone – il paese più anziano al mondo – una anomala ondata di calore ha provocato 80 morti e 23 mila ricoveri ospedalieri (di cui appunto metà anziani). E’ vero che l’invecchiamento trascina una fragilizzazione psicofisica che può facilmente far aumentare la mortalità.
E’ un fenomeno che abbiamo conosciuto con le ondate di calore degli anni passati che – è stato stimato – a Milano e a Roma hanno incrementato la mortalità giornaliera rispettivamente del 4 e del 5% per ogni grado di temperatura sopra la soglia. In realtà, rileva un ampio studio epidemiologico su più paesi pubblicato da una prestigiosa rivista medica britannica, i decessi degli anziani sono provocati perlopiù dalle temperature fredde. Infatti si stima per l’Italia una mortalità attribuibile alle temperature climatiche dell’11%: ma il caldo pesa solo per quasi il 2 mentre il freddo per il 9.
In effetti, guardando al Veneto, l’anno scorso il picco dei morti è stato registrato in gennaio (con circa 5.500 decessi) mentre il minimo lo si è avuto in luglio (con nemmeno 3.500 morti: e l’estate 2017 è stata definita come la più calda dal 1800). E più in generale sempre i mesi invernali hanno comunque più decessi di quelli estivi. Tuttavia la mortalità per il calore è più visibile e «mediatica»: ingolfa i pronto soccorso e si manifesta molto rapidamente, mentre quella per il freddo ha evoluzioni patologiche molto più lunghe. Tuttavia è vero che il futuro presenta due sfide che si combinano pericolosamente: da un lato l’invecchiamento della popolazione con il suo inevitabile correlato di fragilità, dall’altro il cambiamento climatico che estremizza temperature ed eventi atmosferici. A cui dovremmo aggiungere l’impatto dell’inquinamento dell’aria. Ma non c’è un destino malvagio ineluttabile: se si riducesse il riscaldamento globale l’impatto sulla mortalità sarebbe minimo. Nonostante il maggior numero di anziani.