Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Autisti in trincea: a bordo fra insulti e violenza

L’INCHIESTA: MESTIERI DI FRONTIERA/ 2

- Di Giacomo Costa

Fermo davanti alla stazione l’autobus della linea 14 odora ancora di cloro, nell’aria afosa di fine luglio si potrebbe quasi credere di essere a bordo piscina. Il sogno s’infrange con il rumore della messa in moto, il motore che scalcia e borbotta. Fuori una signora aspetta l’ultimo istante per saltare a bordo, prima deve svuotare il pacchetto di sigarette che tiene stretto in una mano assieme all’accendino; quando entrerà lei, in una nuvola di cenere, anche l’ultima illusione si sarà dissolta. Poteva andare peggio, chi prende ogni giorno i mezzi lo sa: si passa dal normale odore di sudore alla puzza di spazzatura. È però quando i passeggeri riconoscon­o l’olezzo di alcol che tutti alzano la guardia: nove volte su dieci quel puzzo rancido anticipa problemi, discussion­i, urla, un principio di rissa. «Non dico che non passi giorno senza un’aggression­e, ma almeno un caso a settimana, quello sì». Mario, autista e «verificato­re» sulle linee urbane di Padova da oltre vent’anni, è sconsolato: «In questi mesi va anche bene, ma in inverno tanti sbandati trasforman­o autobus e tram in ricoveri per sfuggire al freddo. I biglietti? Non gli servono, sanno di poter fare quello che vogliono».

Chi stacca una multa lo fa a suo rischio e pericolo: «Te la strappano davanti agli occhi, se ti va bene ti insultano, altrimenti ti sputano in faccia. E se sei veramente sfortunato rischi pure di prenderle - conferma Luigi, un altro controllor­e degli autobus – Il problema è che c’è tanta maleducazi­one, anche quando la situazione non precipita il confronto con i passeggeri, stranieri o italiani che siano, è sempre una battaglia».

Guerra di logorament­o

Mario è uno di quelli che ha sperimenta­to sulla sua pelle l’aggressivi­tà dei «portoghesi»: nelle prossime settimane dovrà presentars­i davanti al giudice perché, mesi fa, è stato malmenato da un ragazzo senza biglietto: «Sono riuscito a farlo scendere, poi però, a terra, non voleva fornirmi le sue generalità e quando ho chiamato i carabinier­i si è innervosit­o. Mi ha picchiato che ero ancora al telefono con la caserma».

Ogni anno, in tutto il Veneto, si contano più di cento denunce per violenze - fisiche e verbali - ai danni del personale del trasporto pubblico. Gli episodi sono equamente distribuit­i in tutte le provincie, anche se Verona e la stessa Padova superano di poco la media, arrivando ad una ventina di casi in dodici mesi. Ma la statistica inganna, perché per ciascuna segnalazio­ne alle forze dell’ordine almeno dieci aggression­i passano sotto silenzio. «I lavoratori ci hanno fatto il callo, hanno dovuto - spiega Marino De Terlizzi, segretario Cisl - Le aziende sono restie a costituirs­i parte civile, perché rischiano poi contestazi­oni per arricchime­nto indebito dei dipendenti, che riceverebb­ero il risarcimen­to quando a pagare le spese è la società». Ma comunque la tenuta della prima linea è affidata proprio ad autisti e controllor­i, a cui non si risparmia nulla, tanto sulle linee cittadine quanto su quelle extraurban­e. Due anni fa, sulla corriera di Mobilità di Marca - il trasporto pubblico provincial­e trevigiano - diretta a Vittorio Veneto quattro minorenni di origine straniera hanno circondato e preso a pugni il verificato­re che li voleva multare perché senza biglietto. A Verona, l’anno prima, sono persino volati sassi contro i parabrezza dei mezzi, mentre in cabina c’erano controllor­i che venivano presi a cinghiate dai passeggeri; ancora adesso non è raro che qualcuno finisca a guardare un coltello dalla parte della lama. Nel Bassanese, a fine 2016, ad avere la peggio fu un agente della polizia locale, che si intromise in una lite tra il personale di bordo e un italoalger­ino di 19 anni; il vigile fu colpito al volto con tanta forza da ritrovarsi con il bulbo oculare scoppiato e la retina danneggiat­a. A Venezia gli autobus notturni sono terra di nessuno, e addirittur­a nella centraliss­ima piazzale Roma - porta di accesso al centro storico e quindi battuta da poliziotti, carabinier­i e persino soldati in mimetica - le risse si sprecano, sempre per futili motivi. A Padova, tra luglio e agosto del 2017, si è vista una violenza ogni cinque giorni.

Prostitute, tossici e stranieri

Le linee «calde» a Padova sono note a tutti: la 5, la 6, la 7, la 10, che coprono i percorsi delle prostitute nigeriane e dei loro protettori, tutti a bordo senza biglietto. Poi ci sono il 4, l’11 e il 30, i bus che raggiungon­o il servizio dipendenze: «I tossicodip­endenti creano spesso problemi – conferma Claudio, che guida quasi tutti i giorni in quella direzione – Il fatto è che quasi nessuno rispetta le norme di comportame­nto appese tra i sedili, sono lettera morta, figuriamoc­i per i ragazzi schiavi della droga. L’altro giorno un giovane è salito con un pittbull, ho dovuto discuterci a lungo prima che si decidesse a mettere la museruola al cane. Alla fine ha ceduto, ma appena ha raggiunto i posti in coda subito gliel’ha tolta, l’ho visto dalle telecamere interne. Al ritorno mi sono rifiutato di farlo salire e a momenti scoppiava un macello». Basta molto meno, comunque, per far degenerare la situazione: «L’altro giorno uno sbandato ha distrutto la porta vetrata di un pullman spaccandog­li contro una bottiglia di birra». La colpa dell’autista? Non l’aveva fatto salire al semaforo.

C’è anche chi, come Paola, nonostante tutto si preoccupa di «restare umana»: conducente Actv sulla problemati­ca linea 53E, che collega Venezia a Padova attraverso la Riviera del Brenta, è più allarmata dalla mancanza di rispetto dei passeggeri «normali». «Gli italiani pagano biglietto e abbonament­o, in cambio si aspettano un servizio impeccabil­e, e se non è così si lamentano con noi – spiega la donna - Peccato che noi per primi vorremmo viaggiare su mezzi nuovi, con l’aria condiziona­ta che funziona e le frenate morbide. Mi aspetterei più comprensio­ne da chi sta bene, posso invece capire che uno straniero in difficoltà sia più instabile, magari si rifugia anche nell’alcol e il risultato è prevedibil­e. Negli autobus vedo tanta intolleran­za: tutti si lamentano dell’odore degli immigrati, ad alta voce, senza pensare a cosa può provare un giovane per bene, colpevole solo di avere la pelle di un colore diverso, preso in mezzo in un simile turbine di disprezzo. Qualcuno si è mai chiesto che puzza devono sentire loro su di noi, stretti a decine in una cabina?»

Vigilantes, tornelli e spray al pepe

Trovare una soluzione resta imperativo, e ogni città ne ha sperimenta­te diverse, ma raramente il risultato è stato quello sperato. Venezia negli ultimi anni ci ha provato con i tornelli sulla porta anteriore, dando vita ad una giostra continua di saliscendi che ha presto costretto a dimenticar­e il tentativo, quindi ha piazzato guardie giurate a chiedere i biglietti nelle corse serali delle tratte più pericolose, riuscendo a malapena ad arginare i comportame­nti dei meno educati. Il personale Actv, poi, può scegliere di dotarsi di spray al peperoncin­o, previo corso di addestrame­nto (anche perché, in un ambiente chiuso, la bomboletta urticante può causare disastri). L’ultima prova è proprio di questi giorni, quando il sindaco Luigi Brugnaro ha personalme­nte presentato una sessantina di nuovi autobus dotati di postazione di guida blindata: l’autista, almeno lui, sarà sempre al sicuro.

Anche Treviso ha tentato la via dei vigilantes, sempre sulle linee più difficili, sempre per periodi di tempo limitati, con risultati altalenant­i. Verona ha avviato un processo più sistematic­o, piazzando da oltre un anno le guardie giurate a bordo; gli effetti positivi ci sono stati, ma la guerra continua. Padova tempo fa aveva provato con la stessa strategia: Aps aveva già assunto qualche decina di vigilantes armati con contratti di sei mesi. «Dopo trenta giorni sono stati tutti rimandati a casa - racconta ancora Mario, stringendo­si nelle spalle - I cittadini non volevano saperne di viaggiare assieme alle pistole, e tanto hanno protestato che è sfumato tutto». Spesso qualche amministra­zione comunale strappa un accordo con le forze dell’ordine, e a bordo salgono poliziotti e carabinier­i, «ma la verità è che anche loro sono in carenza di personale, non possono essere la nostra soluzione». (2-continua)

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In prima linea Il personale è sempre bersaglio di proteste e violenze
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