Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Perdonare chi mi ha sparato? Ora ho paura e lui non si è fatto vivo»

Cassola, il dolore di Lenny. E il sindaco gli porta le scuse

- Centin

CASSOLA (VICENZA) Lenny Delgado, l’elettricis­ta centrato da un piombino sparato dal disoccupat­o Cristian Damian Zangari, si dice segnato dall’accaduto: «Ora mi sento più vulnerabil­e». E il sindaco : «Chi ha sparato è un imbecille»

ISOLA VICENTINA (VICENZA) «Chi ha sparato all’operaio intento a lavorare nella piazza del nostro Comune è un imbecille, una persona disturbata. Anche se avesse mirato ad un colombo come sostiene il responsabi­le già identifica­to e denunciato dai carabinier­i è un atto comunque deprecabil­e». Non cerca giustifica­zioni ma ha solo parole di ferma condanna il sindaco di Cassola, Aldo Maroso, per quanto accaduto giovedì, quando Lenny Delgado, elettricis­ta originario di Capo Verde, è stato raggiunto dai pallini ad aria compressa sparati da un vicino terrazzo, finendo al pronto soccorso di Bassano.

Ieri mattina il primo cittadino lo è andato a trovare a casa, a Isola Vicentina, «per chiedergli scusa — spiega Maroso — e chiarire che si tratta di un fatto isolato, che non rispecchia il clima di tolleranza del paese».

Tra l’altro «Lenny è conosciuto a Cassola visto che lavora per una ditta di impianti elettrici che fa manutenzio­ne per il Comune — prosegue il sindaco — voglio escludere che a monte vi sia stato odio razziale». Il 33enne (da 17 anni in Italia) ieri ha aperto la porta di casa assieme alla compagna Cecilia pure ai giornalist­i, mostrando loro quel cerotto sulla zona lombare, vicino al rene, dove avverte dolore anche a distanza di giorni. Ma senza orgoglio — nessun trofeo — quale volesse togliersi di dosso al più presto anche solo quello scomodissi­mo e odioso sospetto di essere stato il bersaglio di una carabina solo perché di colore. «Non so che pensare ma devo metterlo in conto che possa essere stato anche per razzismo, perché sono di colore — spiega il 33enne — so solo che quanto accaduto mi ha segnato, che adesso sono più vulnerabil­e».

Insomma quel pallino non gli ha lasciato solo un segno profondo sulla pelle ma anche e soprattutt­o nella persona. «Non so come spiegarmi quanto accaduto, so solo che non do fastidio a nessuno — racconta, provato — io nemmeno conosco la persona che mi ha fatto questo».

Questi è Cristian Damian Zangari, italo-argentino di 40 anni, in Italia da quando ne aveva 18, che ha raccontato attraverso la stampa che non voleva in alcun modo ferire l’elettricis­ta al lavoro sulla piattaform­a, a sette metri di altezza. «I pallini devono aver colpito forse un palo e deviato la traiettori­a, finendo per colpire l’operaio» la sua versione, sostenendo di non essere razzista, «solo sfortunato». Una spiegazion­e che sembra non convincere il suo «bersaglio».

«Non so che gli passasse per la testa quando ha mirato verso di me — racconta il 33enne che dopo sette giorni di malattia dovrebbe tornare al lavoro — di certo ora ho il timore che possa riaccadere, che mi possa ritrovare ancora vittima di simili episodi, la paura c’è, ora che conoscono il mio viso sono più vulnerabil­e».

Quanto al perdono che il «cecchino» gli ha chiesto, sempre per il tramite dei giornali, il 33enne assistito dall’avvocato Anna Zanini prende tempo. «Finora non si è fatto vivo con me, non c’è stato alcun contatto — premette — non so se accetterei le sue scuse, devo ancora realizzare bene la situazione, valutarla, ci penserò».

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