Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Insetti di qui, si infettano con gli uccelli migratori»

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Luca Mazzon entomologo esperto di zanzare, professore all’Università di Padova, che tipo di zanzara è quella che trasmette il virus del Nilo?

«Principalm­ente la culex pipiens. È la nostra zanzara nostrana, la cosiddetta zanzara comune. Mentre la zanzara tigre ha un ruolo secondario. È quella bruna fra le due».

Le abbiamo sempre avute...

«Sì. È autoctona. Una volta ne avevamo anche di più, perché si riproduce in bacini idrici e prima delle bonifiche in pianura proliferav­ano molto di più».

E il virus come l’hanno preso alcune di loro?

«Da uccelli migratori che spesso stazionano in zone umide come il delta del Po. Quando le zanzare pungono l’uccello infetto possono funzionare da ponte nella trasmissio­ne all’uomo e ai cavalli».

Quant’è facile essere contagiati?

«Dipende dalle zone. In alcune il rischio è maggiore, in altre molto basso. Ma posso dire che il rischio non è elevato».

Per diminuirlo ancora?

«Usare abiti chiari, zanzariere alle finestre che ci consentono anche di stare con la luce accesa. E poi, essenziali, i repellenti quando si è fuori».

Funzionano anche quelli naturali?

«Sì, ma durano meno a lungo, bisogna avere l’accortezza di applicarli spesso, perché dopo un’ora circa svanisce l’effetto».

La stessa zanzara infetta può contagiare più persone?

«Sì. Ma spesso quando ha punto una volta si è già fatta il suo pasto di sangue e non ha voglia di pungere ancora ma la zanzara adulta vive per tutto il periodo estivo».

Quando si riproduce trasmette alle nuove nate il virus?

«No, il virus deve acquisirlo pungendo un animale infetto».

Secondo lei le misure di disinfesta­zione utilizzate adesso dalle istituzion­i sono efficaci?

«Sì, però dovrebbe esserci sempre la collaboraz­ione del cittadino, perché l’amministra­zione pubblica non può entrare in casa o in giardino. Se quella pubblica è meticolosa ma in ambito privato non si fa niente, l’area privata infestata diventa focolaio anche per l’esterno. Bisogna eliminare i secchi pieni d’acqua, controllar­e i pozzetti delle grondaie». (g.bu.)

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