Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Non sono stata io a partorirlo ma l’abbiamo voluto insieme»

Mel, parla la donna registrata come «mamma 2»: Fontana? Un omofobo

- Davide Piol

BELLUNO «Chiediamo solo di poter amare in santa pace».

Lei è «Mamy». Risponde al telefono dopo aver cambiato il pannolino al piccolo e ammette che la domanda le passa per la mente ogni giorno. Almeno da quando la Procura di Belluno ha deciso di impugnare l’atto di nascita del bambino partorito dalla sua compagna, con cui si è «sposata» in unione civile lo scorso 21 aprile, e che anche lei ha riconosciu­to. Per la legge italiana il presuppost­o per il riconoscim­ento di genitorial­ità è che le due persone abbiano sesso diverso ma la questione ha acceso un forte dibattito ovunque. «Le sentenze dei Tribunali di Bologna, Torino e Milano dicono l’opposto – spiega l’avvocato Maurizio Paniz che difende le donne – C’è un vuoto normativo. Se il mio Stato ha approvato una norma con cui riconosce le coppie omosessual­i, devo prendere atto che questa norma esiste e regolare il sistema sulla sua esistenza». Partiamo da vostro figlio: come sta?

«È un angelo. Questa notte ha fatto fatica a dormire, credo senta la nostra tensione. Ormai

passo le giornate al telefono. Mi chiamano associazio­ni, amici, curiosi. Vorrei solo poter amare a casa mia, cioè a Mel».

È così importante che il bimbo abbia il cognome di entrambe?

«Sì. Se succede qualcosa a mia moglie arrivano gli assistenti sociali e me lo portano via. Lui è la mia forza, mentre lei è il mio cuore. Sto andando avanti per loro. Non l’ho partorito ma l’abbiamo voluto insieme». Il ricorso mette in dubbio il vostro matrimonio e l’atto di nascita.

«L’unione civile è una normativa nazionale. Sapevamo che nascendo in Spagna la trascrizio­ne sarebbe stata più semplice. Ma avrei dovuto prendere mesi di aspettativ­a e vivere lì. Ho un mutuo da pagare e non ci sarei riuscita». Come dovrà chiamarla il bambino?

«Io sono «Mamy», la mamma di cuore, mentre mia moglie è la mamma di cuore e di pancia. Non voglio rubare il ruolo a nessuno. L’inseminazi­one in Spagna l’ho praticata io. A nostro figlio spiegherem­o cos’è successo».

Il ministro della famiglia Lorenzo Fontana non vuole riconoscer­e i figli delle coppie gay. Cosa ne pensa?

«Fontana è un omofobo. È come parlare di sigarette a uno che non fuma. Condannate chi commette reati, non chi sta amando. Chiedo di poter amare. Che non significa andare in piazza e baciarsi, non l’ho mai fatto. Dammi però la possibilit­à di star bene e tutelare mio figlio. O vinco o imparo, non perdo».

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A destra la mamma biologica, a sinistra quella che le ha fatto l’inseminazi­one
Le mamme A destra la mamma biologica, a sinistra quella che le ha fatto l’inseminazi­one

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