Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Fenomeno Savana Padana Il libro a teatro fa sold out
Tutto esaurito per una settimana: successo al Verdi di Padova
ta, andando a pescare tra le hit che hanno fatto vendere al cantante di Wallsend oltre 100 milioni di dischi nel mondo: “Desert rose”, “Englishman in New York”, “Fields of gold”, “Fragile” e “Shape of my heart”. Pure Shaggy si farà sentire, con alcune dei successi del cantante reggae fusion come “Oh Carolina”, “It wasn’t me”, “Angel” e la già citata super hit “Boombastic”.
Se per il cantante giamaicano quella di oggi sarà la prima volta in Arena, Sting nell’anfiteatro veronese è di casa. Il primo concerto risale al 6 maggio del 1988, live talmente denso d’emozioni da diventare un bootleg ancora in commercio nei canali del collezionismo sotto il nome di “Verona ’88”. Poi in Arena ha suonato tante altre volte, il 24 e 25 maggio del 1991, il 21 giugno del 1997, il 20 maggio del 2000, il 9 giugno del 2004 e, ultimo, l’8 luglio dal 2013 per “Back to bass”, tour dei 25 anni di carriera solista. Nel mezzo ci sono stati altri concerti veneti come il 29 aprile 2011 in piazza San Marco cantando con orchestra il suo progetto “Symphonicity”, e il 10 luglio di due anni fa a Piazzola sul Brenta, nel Padovano. L’ultima volta in Veneto alla Gran Guardia di Verona nell’aprile del 2016, dove aveva partecipato a “Opera wine”, anticipazione di Vinitaly, suonando due canzoni. Sting infatti è anche produttore di eccellente vino nella sua tenuta Il Palagio a Figline Valdarno, nel Chianti.
La vicenda è surreale e simbolica ma il mondo che rappresenta è reale e concreto: si muove su due binari paralleli «Savana Padana», la pièce tratta dall’omonimo romanzo di esordio (2012) dello scrittore padovano Matteo Righetto, che Stefano Scandaletti, anche lui padovano, ha adattato per il teatro curandone la regia per una produzione del Teatro Stabile del Veneto. Lo spettacolo ha riscosso un caloroso successo a Padova e ha fatto per una settimana ogni sera il tutto esaurito al Verdi di Padova per la rassegna «Aperitivo a teatro». I numerosi personaggi del libro sono interpretati in scena da quattro attori, Riccardo Gamba, Pietro Quadrino, Davide Sportelli, Francesco Wolf, anche narratori. Con grande bravura trasformano i loro corpi e le loro voci con un ritmo incalzante e un’energia dirompente, guidati nei movimenti di scena da Davide Sportelli. Lo spazio è nudo, scandito dalla presenza di quattro sedie e disegnato dalle luci di Enrico Berardi che completano l’ambientazione creata dal soundesign Lorenzo Danesin. I «tosi» del bar Sport e gli zingari del bar Centrale, collocati l’uno di fronte all’altro lungo la strada che taglia in due il paese di San Vito nella campagna veneta stretta tra il Brenta e il Piovego, portano avanti i loro loschi traffici senza darsi troppo fastidio, convivendo con la mafia cinese, e con la complicità del Comandante dei Carabinieri. Il Fetente, questo è l’antonomastico soprannome del militare, si lascia facilmente corrompere dai malavitosi, preoccupato solo di evitare che commettano crimini ai danni degli intoccabili: sindaco, assessori e affini. Ma il precario equilibrio è destinato a spezzarsi il 13 giugno 2012, con il furto della statua di Sant’Antonio, proprietà di Ettore Bisatto, detto il Bestia, a lui molto cara non per motivi religiosi, ma perchè imbottita di preziosa cocaina. Il recupero del cimelio finirà in un bagno di sangue, complice anche una tromba d’aria. Scandaletti è riuscito a trasferire sulla scena il libro di Righetto rispettandone lo spirito caustico, il linguaggio crudo e le situazioni estreme senza scadere in facile volgarità, peraltro estranea alla pagina scritta. Lo spirito grottesco dell’originale e l’atmosfera noir si colora di sfumature pulp, come in un film di Quentin Tarantino.