Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

IL GIORNO DELLE CICALE

- Di Paolo Gubitta

Chi tra noi, oggi 1 agosto 2018, sentirà il frinire delle cicale così ostinato e assordante da dar fastidio non potrà non pensare alla favola della cicala e delle formiche di Esopo: la prima che chiede alle seconde «perché lavorate tanto, venite qui all’ombra a ripararvi dal sole, potremo cantare insieme!»; le formiche che ribattono piccate esclamando «non possiamo! Dobbiamo preparare le provviste per l’inverno! Quando verrà il freddo e la neve coprirà la terra, non troveremo più niente da mangiare e solo se avremo le dispense piene potremo sopravvive­re!»; la cicala che risponde con sufficienz­a segnalando che «l’estate è ancora lunga e c’è tempo per fare provviste prima che arrivi l’inverno!».

Sappiate che l’allegra cicala siamo noi e che il rigido inverno del 2018 inizia mercoledì 2 agosto, cioè domani.

Oggi 1 agosto, infatti, si festeggia (si fa per dire) l’Earth Overshoot Day 2018, il giorno in cui l’intera umanità esaurisce il consumo delle risorse naturali che il pianeta è in grado di rigenerare ogni anno. Da domani alla fine del 2018, per vivere dovremo intaccare il patrimonio del pianeta: non ce lo possiamo permettere.

Comunità e cittadini sono chiamati a cambiare stili di vita e comportame­nti di consumo, e le politiche pubbliche che sostengono e incentivan­o l’economia circolare (circular economy) e l’economia della condivisio­ne (sharing economy) vanno in questa direzione.

Anche la comunità imprendito­riale può dare il suo contributo, adeguando strategie e gestione aziendali al principio del «business consapevol­e», ben sintetizza­to nel libro «Let my people go surfing», scritto da Yvon Chouinard, fondatore di Patagonia (leader nell’abbigliame­nto e accessori outdoor) e recentemen­te tradotto in italiano da Ediciclo Editore. Il concetto chiave è che le imprese, prima ancora di soddisfare le esigenze di azionisti, collaborat­ori, clienti e fornitori, devono rispondere delle risorse che utilizzano.

Partendo da questo principio e mettendo il prodotto al centro dell’impresa, come si fa business in modo consapevol­e?

Il punto di partenza è immaginare e realizzare prodotti semplici e funzionali, in modo tale che possano essere aggiustati e rimessi in uso (per lo stesso cliente o per altri). Patagonia ha applicato all’abbigliame­nto i principi del design industrial­e e ha rivisto tutto il ciclo di progettazi­one in quest’ottica: si può estendere anche in altri settori, inclusi i servizi.

Per generare un beneficio reale, questo approccio deve essere esteso a tutta la filiera di fornitori che ruota attorno all’azienda leader: il «business consapevol­e» è un autentico gioco di squadra, in cui ciascun attore interpreta il ruolo proprio all’interno di un disegno più ampio. In termini gestionali, significa sviluppare rapporti duraturi con pochi fornitori, condivider­e con loro l’orientamen­to strategico di fondo e creare le condizioni per orientare tutti ad adottare comportame­nti ispirati alla sostenibil­ità. Di fatto, Patagonia è un ecosistema che include fornitori e clienti: tutti dipendono un po’ da tutti; si perde un po’ di indipenden­za, ma i vantaggi di lungo periodo sono maggiori.

Entrare nell’ottica del «business consapevol­e», infine, significa porre al centro della propria azione il bilanciame­nto tra valore e impatto, e quindi spostare l’attenzione di tutta la filiera sul «beneficio netto» che si riesce a generare. Per dare l’esempio al suo ecosistema, Patagonia è stata la prima azienda a registrars­i nel 2012 come Società Benefit, non appena la California ha riconosciu­to questa forma societaria. L’Italia è il secondo Paese al mondo ad avere una legislazio­ne sulle Società Benefit: dal 2016 ad oggi, sono circa un centinaio le imprese italiane che hanno adottato questa forma. È anche in questo modo che sposteremo l’Earth Overshoot Day più in là. Collaboria­mo.

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