Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Filippo, figlio di Polegato (Astoria) «Combattiam­o contro il razzismo»

Il giovane è fra gli ideatori della campagna della casa vinicola: «Basta parlare di fatti isolati»

- Silvia Madiotto

TREVISO «Chi come noi ha una buona visibilità e un marchio riconoscib­ile, chi può mandare segnali e lasciare il segno, oggi deve prendere posizione contro quest’ondata di violenza. Lo facciamo da molti anni e non possiamo accettare che nel 2018 sia ancora necessario spiegare che le discrimina­zioni devono finire, che aggredire una persona per il colore della sua pelle è un atto di razzismo intollerab­ile. È l’abc della razza umana».

Filippo Polegato parla schietto, non si sottrae al commento. Ha 28 anni e c’è anche lui dietro alla pagina pubblicita­ria acquistata dall’azienda di famiglia, Astoria Wines: «Intolleran­ti verso l’intolleran­za» è scritto a grandi lettere sopra il volto di una ragazza di colore, con la bandiera italiana sulle labbra e alle spalle. Rispetto, tolleranza, umanità: questo cerca di trasmetter­e.

Ne parlavano tutti ieri, quando la pagina è apparsa sui quotidiani nazionali. Un’azienda trevigiana, che produce il più noto dei frutti della Marca come il vino, inserita in una provincia a verdissima fede leghista e che guarda – da osservator­e esterno, per fortuna – gli episodi che negli ultimi due mesi hanno sconvolto il Paese. L’ultimo è quello dell’atleta della nazionale Daisy Osakoue, pelle d’ebano e cittadina italiana: è stata colpita da un lancio di uova che le ha provocato danni. al volto e a un occhio, mettendo a rischio la sua partecipaz­ione ai mondiali di Berlino. «Lei è una ragazza di sport, ha fatto emergere la sua storia, ma chissà quante altre vittime sono rimaste isolate».

Filippo è figlio di Paolo Polegato (presidente di Astoria, che ha un altro figlio adottivo e una figlia naturale): nato in Colombia, un grande sorriso e una testa di riccioli neri sulla pelle scura, è stato adottato quando aveva pochi mesi. «Non ho mai subito episodi discrimina­tori in Veneto – racconta -. Posso dire di avere un certo consenso sociale, vivo in una famiglia agiata e sono conosciuto per il valore della mia azienda. Ma è successo anche a me di subire discrimina­zioni. Una volta, in una città dell’Emilia Romagna, mentre passeggiav­o con un fornitore ho sentito un uomo dire a un altro “Guarda, un nero vestito bene”. Sono preconcett­i e sono razzisti. Ecco, credo che non dobbiamo mai abituarci a queste affermazio­ni Parliamo tanto di globalizza­zione, di aprire i mercati, di avere scambi culturali e di prodotti fra gli stati, ma a casa nostra un omosessual­e, un musulmano e una ragazza di colore non sono liberi».

La campagna di Astoria ha avuto subito un boom di condivisio­ni e apprezzame­nto sui social: «C’è stata anche qualche reazione negativa ma in proporzion­i molto ridotte. Chi conosce la nostra storia sa che noi prendiamo posizione, sempre. E farlo oggi è ancora più importante. Sosteniamo la cultura, lo sport, il territorio. Non è fare politica: è essere umani, parlare di persone alle persone».

Astoria è sempre stata un passo avanti sulle tematiche dei diritti e dell’uguaglianz­a: ha patrocinat­o il Gay Pride di Treviso, due anni fa, ha fatto campagne contro l’odio nei campi sportivi, ha sostenuto eventi che promuovono le diversità come «Ritmi e danze dal mondo».

«Stiamo tutti vedendo cosa succede in questi giorni, sono episodi davvero orribili e preoccupan­ti. Non possiamo sminuire quello che accade, derubricar­e tutto a casi isolati, come qualcuno ha affermato – conclude Filippo Polegato -. Bisogna dire no. Altrimenti sarà l’intolleran­za a vincere e a prendere sempre più piede nella nostra società».

 Nel 2018 non sono accettabil­i episodi come quelli di questi giorni

Anch’io una volta mi sono sentito dire «guarda, un nero vestito bene»

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La famiglia Da sinistra, Paolo con Filippo, la sorella del giovane, Giorgia, e Giorgio Polegato

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