Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Racconto la malattia sui social

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«Io ho bisogno di scrivere in pubblico... cosa che ho sempre additato ma ora ho proprio bisogno di rendervi partecipi di quello che mi capiterà... dalle cose brutte a belle a stupide...». Sofia aveva 26 anni, viveva a Cadoneghe. Il suo cancro lo chiamava «Morfeo». E il suo personale esorcismo lo faceva navigare in Rete. «Non volevo associazio­ni con cui parlare o frasi fatte, sempliceme­nte una o più persone da cui trarre forza, qualcuno con cui parlare e che non mi dica solo “sei forte”, “ce la fai ancora” eccetera...». Il cancro ai tempi di Internet è anche questo. È il racconto. Non quello della malattia. Ma quello della vita nella malattia. Diventano blogger, i malati di cancro. Ma la condivisio­ne è, soprattutt­o, al femminile. Sono le donne che si raccontano.

«Ho un tumore e voglio dirlo a tutti», scriveva Giorgia. E lo ha veramente detto a tutti, tanto da diventare un punto di riferiment­o per chi come lei combatte. È morta l’agosto di due anni fa, Giorgia Libero. Aveva 23 anni, viveva a Casalserug­o nel Padovano. Sulla sua pagina Facebook aveva pubblicato tutto, cartella clinica compresa. E quella bacheca si era riempita di condivisio­ni. Non credo - ha detto il padre Marino che Giorgia si aspettasse che le sue frasi potessero avere tutta questa risonanza mediatica. Tanto meno noi. Ciò che scriveva sui social era una forma di sfogo del tutto personale, come se tenesse un vero e proprio diario». La Tac che mappava il suo linfoma, i capelli caduti per la chemio, i capelli che non c’erano più, per la chemio. Giorgia non ha risparmiat­o niente nè a se stessa nè agli altri. Su Facebook c’è ancora la sua pagina. E c’è anche quella dell’associazio­ne Giorgia Libero onlus che raccoglie fondi per il sostegno di progetti finalizzat­i alla prevenzion­e e alla cura di patologie oncologich­e.

Ha avuto più di una ristampa «29 giorni», il libro scritto da Valentina Ruble, pseudonimo della padovana Giulia Monselesan. Tumore triplo negativo al seno, una recidiva al cervello e una figlia piccola, Giulia. Alla fine ha vinto la battaglia e quel volume è una sorta di «manuale di servizio» in cui spiega come affrontare le cure. «Racconto il cancro e la mia rinascita», ha detto. Il libro lo ha scritto in terza persona, «è stato un modo per distaccarm­i da quello che ho passato». Ha una pagina facebook Valentina-Giulia. «Non diteci che ci capite. Non paragonate quello che abbiamo vissuto a un’appendicit­e. Non diteci che siamo state “sfiga- te”. Non guardateci come se fossimo ancora malate anche se forse per ora ne siamo uscite...». E Caroline Smith, giudice di «Ballando sotto le stelle», marito padovano e una recidiva al seno, al suo tumore - via Facebook - ha scritto una lettera: «Caro Intruso, continui a sottovalut­armi come donna; anzi, mi correggo, come donna davvero tosta, una scozzese piccoletta, del segno dello scorpione, una Wonder woman con la tempra di una guerriera che non mollerà mai e continuerà a combattert­i, a calci nel sedere, per buttarti fuori dal mio corpo». Tre anni fa quando le fu diagnostic­ato il cancro, lo raccontò tramite un settimanal­e. «La decisione di condivider­e la presente notizia nasce dalla voglia di essere trasparent­e verso la stampa ed il pubblico, che da sempre la segue con affetto e stima» era scritto nel comunicato della produzione di «Ballando». E Caroline continua a raccontare la sua lotta su Facebook.

Sofia Io ho bisogno di scrivere in pubblico... Cosa che ho sempre additato, ma ora ho proprio bisogno di rendervi partecipi di quello che mi accadrà...

 ??  ?? «Esorcizzat­o» Giorgia Libero, padovana, è morta 23 anni per un linfoma. Della sua malattia ha raccontato tutto, pubblicand­o anche le cartelle cliniche su una sorta di «diario» che teneva su Facebook
«Esorcizzat­o» Giorgia Libero, padovana, è morta 23 anni per un linfoma. Della sua malattia ha raccontato tutto, pubblicand­o anche le cartelle cliniche su una sorta di «diario» che teneva su Facebook

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