Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Decreto, via 4.500 posti di lavoro»
Confartigianato: confermati i nostri timori. L’assessore Donazzan: garantire servizi di ricollocazione Dopo l’attacco delle imprese i dati di Veneto Lavoro. Da Re: parlamentari veneti in campo
VENEZIA «Il nuovo decreto, qualora già vigente, avrebbe bloccato la prosecuzione a circa un terzo dei casi di superamento dei 24 mesi, ossia 4.490 casi su 14.168». A stimare le ricadute del decreto dignità in regione è uno studio di Veneto Lavoro pubblicato ieri, che spinge gli imprenditori a rinnovare le proprie preoccupazioni mentre il segretario della Lega Da Re prende tempo: «I nostri parlamentari sono al lavoro per introdurre modifiche importanti».
PADOVA Se il decreto dignità fosse già in vigore, in Veneto sarebbero saltati 4.490 posti di lavoro in quattro mesi. A pochi giorni dal ruvido scontro fra gli imprenditori veneti e la Lega - con però lo smarcamento di Luca Zaia - sull’introduzione del provvedimento arrivano i numeri di Veneto Lavoro sulle possibili ricadute della norma contenuta nel decreto che impedisce la prosecuzione dei contratti a tempo determinato oltre i 24 mesi.
«Il nuovo decreto avrebbe bloccato la prosecuzione a circa un terzo dei casi di superamento del limite» si legge nello studio. Nel 2017 erano circa 63.000 i rapporti di lavoro a tempo determinato che in regione avevano superato i 24 mesi, ma se si escludono quelli collegati a tre ambiti non toccati dalla norma - stagionali, relativi al settore agricoltura e afferenti alla pubblica amministrazione -, i contratti attivi al 31 dicembre e sui quali la norma avrebbe un effetto sono 14.168. Di essi, al 20 aprile scorso, 4.490 sono proprio quelli che risultavano ancora in essere presso il medesimo datore di lavoro e sui quali la norma del decreto dignità influirebbe, altri 4.537 erano stati trasformati in contratti a tempo indeterminato, 2.340 riguardano lavoratori che nel frattempo avevano iniziato a lavorare per un’altra azienda e i restanti 2.656 si erano conclusi e i dipendenti erano rimasti senza impiego, tra disoccupati e inattivi.
«Questi numeri confermano i nostri timori e dimostrano come il decreto “dignità” in realtà la dignità la tolga, perché riduce i posti di lavoro» è il commento del presidente di Confartigianato Veneto, Agostino Bonomo. Preoccupazioni a cui si aggiungono - rinnovate - quelle del presidente di Unioncamere Veneto, Mario Pozza, secondo il quale «se il provvedimento dovesse essere approvato così com’è avrà ripercussioni serie sull’economia veneta». «Evidentemente si vuole sbatterci la testa contro e quando ci si accorgerà degli esiti si farà marcia indietro, ma nel frattempo si sarà perso tempo prezioso» continua Pozza, mentre Bonomo sottolinea come «di fronte all’introduzione di nuove regole l’imprenditore debba ripensare le forme contrattuali, ma intanto non assume».
Al coro si unisce infine la voce di Massimo Finco, numero uno di Assindustria Veneto, che mercoledì, prima della discussione alla Camera del decreto, evidenziava come la sua introduzione rischi di «danneggiare il lavoro e le persone che si dichiara di voler tutelare, specialmente i giovani, non solo le imprese. E avrà l’effetto di ridurre le opportunità di occupazione e la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, oltre a pregiudicare l’efficienza e la competitività delle imprese, peraltro in una fase di rallentamento».
Proprio sulla natura dei contratti, dell’obiettivo stesso del «tempo determinato» e della sua possibile trasformazione in «indeterminato» è intervenuto ieri l’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan: «Nel dibattito sul lavoro a termine è giusto sostenere che il contratto a tempo determinato debba costare di più, ma questa è solo una parte della soluzione — spiega —. Il punto fondamentale resta quello di garantire servizi di ricollocazione efficaci per chi si trova nella fase di transizione tra un lavoro e l’altro». Per Donazzan è importante «far sì che il contratto a tempo determinato possa rappresentare davvero un momento di passaggio verso un’occupazione più stabile e non una trappola per quanti rischiano di restare invischiati in un susseguirsi di lavori a tempo».
Nel frattempo l’appello di Forza Italia agli alleati di centrodestra per una revisione del decreto si affianca alla posizione possibilista espressa nei giorni scorsi dal governatore del Veneto Luca Zaia. Dopo l’appello giunto dal mondo industriale, mercoledì i parlamentari veneti del Carroccio sostenevano che «grazie alla Lega il provvedimento è stato nettamente migliorato rispetto al testo di partenza» ma ieri il segretario veneto Gianantonio Da Re assicurava che «erano già al lavoro ben prima di quell’invito». «Ben vengano gli studi come quello di Veneto Lavoro perché portano nuovi spunti di riflessione — prosegue Da Re — Attenderei però la conclusione della discussione perché i nostri onorevoli stanno lavorando con l’obiettivo di apportare delle modifiche sostanziali al testo».