Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Pfas, chiusa un’altra parte dell’impianto

Accuse alla Miteni di Trissino: «L’azienda non ha fornito risposte esaustive»

- Alba

VICENZA Pfas, sospesa un’altra parte degli impianti della Miteni di Trissino: secondo il comitato regionale partecipat­o da Arpav, Provincia ed enti locali nella falda sotto l’azienda si è trovato un altro inquinante.

TRISSINO (VICENZA) Sospesa un’altra parte degli impianti dell’industria chimica Miteni di Trissino: secondo il comitato regionale partecipat­o da Arpav, Provincia ed enti locali nella falda sotto l’azienda, cercando il GenX, si è trovato un altro fluorurato che lì non doveva esserci, il «C6O4». L’industria replica escludendo che si tratti di un problema tecnico degli impianti che, «nelle verifiche fatte fino a ora appaiono perfettame­nte efficienti».

Miteni da qualche settimana è sotto osservazio­ne per la rilevazion­e in falda da parte di Arpav di tracce dell’acido GenX, un composto trattato in base a un’autorizzaz­ione regionale dal 2014. L’azienda ha ricevuto una diffida dalla Provincia che le impone di spiegare come il GenX sia finito in falda, oltre che ad effettuare entro 30 giorni, assieme ad Arpav, una rigorosa verifica di tutti gli impianti e tubazioni.

La prima conclusion­e a cui ieri è giunto il gruppo di lavoro regionale, partecipat­o a livello vicentino anche dal sindaco di Trissino Davide Faccio e dal consiglier­e provincial­e Matteo Macilotti, è che la relazione di Miteni «non ha fornito elementi soddisface­nti ed esaustivi».

Una risposta potrà arrivare, forse, dalle analisi con Arpav tubo per tubo: «Verifiche già in atto - sottolinea la nota della Regione Veneto - al fine di acquisire ogni elemento utile all’immissione di ulteriori provvedime­nti, i cui primi esiti sono previsti entro il 20 agosto 2018».

Circa il «C6O4», fluorurato alternativ­o ai Pfas che da qualche anno è in produzione a Trissino, le tracce sono state trovate «nelle acque sotterrane­e del sito su cui insiste la ditta», fatto di cui è stata informata l’Usl. E ora sono in arrivo i provvedime­nti: «È stata condivisa con la Provincia di Vicenza la necessità dell’immediata sospension­e delle attività degli impianti di produzione utilizzati per questa sostanza» specifican­o dalla Regione.

Da Miteni si precisa che è stata la stessa azienda a comunicare la scorsa settimana «agli enti la presenza di alcune tracce di C6O4 in falda, dichiarazi­one volontaria poiché per questa sostanza non esistono limiti di riferiment­o. La presenza è stata riscontrat­a anche a monte idrogeolog­ico degli impianti di lavorazion­e. È un dato oggettivo che suggerisce che ciò non sia dovuto a un problema tecnico degli impianti che peraltro, nelle verifiche fatte finora, appaiono perfettame­nte efficienti».

Sul caso interviene anche la consiglier­a regionale d’opposizion­e Cristina Guarda (Amd): «Tanto più ora ha valore la proposta da noi avanzata con la risoluzion­e sulla bonifica e il necessario coordiname­nto regionale. Non voglio pensare che questi cinque anni di caratteriz­zazione siano stati tempo perso sotto scacco dei muscoli di Miteni: cercare tutti i polimeri e gli isomeri lavorati in questi decenni dall’azienda, così come le altre sostanze emergenti, è la scelta giusta, richiesta sostenuta da molti in questi anni».

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