Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Amore sospetto, nozze bloccate per due volte

Lui disabile, lei albanese: la procura indaga per circonvenz­ione d’incapace

- Alberto Zorzi

VENEZIA Sono arrivati vicini alle nozze per due volte, e per due volte sono stati bloccati. Perché se per loro si tratta di amore, per i genitori di lui si tratta di un tentativo di circonvenz­ione d’incapace bello e buono da parte di lei.

Lui è un quarantenn­e veneziano con problemi psichici, da qualche tempo sotto la tutela di un amministra­tore di sostegno. Lei una giovane di origine albanese. Si conoscono su Facebook, si incontrano e, così pare, scatta la scintilla. Sospetta, però, per mamma e papà del ragazzo, che credono sia solo un modo per «spennare» il figliolo. Si mettono di traverso, ma il risultato è una «fuitina» in Albania, dove i due innamorati (o presunti tali) scappano per tentare di sposarsi. Ma l’amministra­tore di sostegno, ovviamente d’accordo con i genitori, fa un’istanza a chi di dovere e riesce a far contattare le autorità albanesi. E così il primo tentativo di matrimonio salta. Nel frattempo il giovane contatta più volte la madre e riesce a farsi spedire qualche centinaio di euro al colpo, per pagare l’albergo, i pasti e qualche altra piccola spesa.

Lo scorso 15 luglio, di notte, la coppia torna in Italia, con l’obiettivo più ambizioso e romantico di tutti: il matrimonio a Venezia. Ma le cose vanno male perché l’avvocato Cinzia Ulmiri, incaricata dall’amministra­tore di sostegno, ottiene il giorno dopo un provvedime­nto urgente del giudice civile Silvia Barison, che vieta ai due di contrarre matrimonio. Proprio ieri di fronte al giudice si è discussa l’udienza di merito: bocche cucite tra tutte le parti, vista anche la delicatezz­a della questione, e comunque il giudice si è riservata la decisione ai prossimi giorni.

Nel frattempo però del caso viene interessat­a anche la procura di Venezia, chiamata a indagare proprio sull’ipotesi di circonvenz­ione d’incapace, reato che punisce con una pena da due a sei anni chi, approfitta­ndo della debolezza di una persona, la «induce a compiere un atto che importi qualsiasi effetto giuridico per lei o per altri dannoso». Può esserlo il matrimonio? O, nell’interpreta­zione più restrittiv­a della norma, ci sono stati danni patrimonia­li per il quarantenn­e? Domande a cui dovrà rispondere il pm Paolo Fietta, titolare del fascicolo, che per ora è stato iscritto contro ignoti, anche se è evidente che nel caso in cui si confermass­e il reato ci sarebbe una sola potenziale indagata, cioè la donna.

Nel frattempo lo «sposo» è tornato a casa dei genitori, che intorno a lui hanno creato una sorta di «cordone sanitario», fatto anche di specialist­i, per proteggerl­o. La donna albanese è invece andata via, pare a Torino.

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