Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Lavoro sicuro ma cervelli in fuga: «Stipendi più alti per farli tornare»
Ripopolare la montagna, Bellunesi nel mondo pensa ad un registro e un tavolo
BELLUNO «Interessante riportare qui i figli degli emigranti, ma a quali condizioni?».
Oscar De Bona, presidente dell’associazione Bellunesi nel mondo (Abm), risponde con una domanda alla suggestione lanciata qualche giorno fa dal deputato pentastellato Federico D’Incà. Ripopolare la montagna con i discendenti degli emigranti potrebbe essere, se non una soluzione, un punto di partenza. Ma occorrono garanzie. «Un’azienda famosa del territorio che non riesce a trovare un ingegnere elettronico ci ha chiesto aiuto – continua De Bona – . Noi l’abbiamo esteso a quei cervelli in fuga, registrati nel sito bellunoradici.net, che vivono all’estero. Vediamo se sono interessati a rientrare. È un’azienda che conosco bene e in cui si potrebbe fare carriera».
Il sito esiste da sette anni e comprende circa mille bellunesi sparsi nel mondo. Il sogno dell’Abm è di realizzare un catasto con tutte le loro professionalità e diffonderlo poi tra le imprese della provincia, ma c’è solo un fattore che potrebbe spingerli a tornare. «Bisogna che gli stipendi siano più alti. La stessa attività in Inghilterra rende due volte e mezzo. È un problema che va accompagnato a politiche che favoriscano il rientro, per esempio l’aumento dello stipendio graduale» spiega De Bona.
Da qui l’idea di un tavolo con rappresentanti del Ministero, della Regione, delle associazioni di categoria e dei veneti nel mondo per cercare di capire come muoversi. Di tavoli, però, ce ne sono già troppi. «Certo, se D’Incà ha già un’idea precisa e un modo per realizzarla si può fare a meno. Ma se la proposta non è autosufficiente dobbiamo riunirci» conclude De Bona. Un’altra possibilità per risollevare il Bellunese sono gli Stati generali della montagna. «È una conferma dell’interesse crescente sul futuro delle terre alte e rappresenta una grande opportunità» commenta il presidente di Confindustria Belluno Dolomiti Luca Barbini.
Nel frattempo la provincia di Belluno cerca di arrangiarsi con le risorse che già ci sono come i finanziamenti del Fondo di riserva. Nel 2017 hanno avuto accesso al finanziamento 17 piccole e microimprese bellunesi, soprattutto nel settore del turismo. Nove di queste sono start-up che hanno beneficiato di finanziamenti agevolati per un totale di 1 milione 798 mila euro, a cui si aggiungono 68 mila euro a fondo perduto. Resta in piedi il problema della difficoltà di credito da parte delle banche. Difficoltà che attanagliano anche l’ente Provincia, svuotato di finanze e competenze dalla legge Delrio.
De Bona, Abm Un’azienda non riesce a trovare un ingegnere e ci ha chiesto aiuto, vediamo se qualcuno è disposto a rientrare dall’estero