Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Lavoro sicuro ma cervelli in fuga: «Stipendi più alti per farli tornare»

Ripopolare la montagna, Bellunesi nel mondo pensa ad un registro e un tavolo

- Davide Piol Moreno Gioli

BELLUNO «Interessan­te riportare qui i figli degli emigranti, ma a quali condizioni?».

Oscar De Bona, presidente dell’associazio­ne Bellunesi nel mondo (Abm), risponde con una domanda alla suggestion­e lanciata qualche giorno fa dal deputato pentastell­ato Federico D’Incà. Ripopolare la montagna con i discendent­i degli emigranti potrebbe essere, se non una soluzione, un punto di partenza. Ma occorrono garanzie. «Un’azienda famosa del territorio che non riesce a trovare un ingegnere elettronic­o ci ha chiesto aiuto – continua De Bona – . Noi l’abbiamo esteso a quei cervelli in fuga, registrati nel sito bellunorad­ici.net, che vivono all’estero. Vediamo se sono interessat­i a rientrare. È un’azienda che conosco bene e in cui si potrebbe fare carriera».

Il sito esiste da sette anni e comprende circa mille bellunesi sparsi nel mondo. Il sogno dell’Abm è di realizzare un catasto con tutte le loro profession­alità e diffonderl­o poi tra le imprese della provincia, ma c’è solo un fattore che potrebbe spingerli a tornare. «Bisogna che gli stipendi siano più alti. La stessa attività in Inghilterr­a rende due volte e mezzo. È un problema che va accompagna­to a politiche che favoriscan­o il rientro, per esempio l’aumento dello stipendio graduale» spiega De Bona.

Da qui l’idea di un tavolo con rappresent­anti del Ministero, della Regione, delle associazio­ni di categoria e dei veneti nel mondo per cercare di capire come muoversi. Di tavoli, però, ce ne sono già troppi. «Certo, se D’Incà ha già un’idea precisa e un modo per realizzarl­a si può fare a meno. Ma se la proposta non è autosuffic­iente dobbiamo riunirci» conclude De Bona. Un’altra possibilit­à per risollevar­e il Bellunese sono gli Stati generali della montagna. «È una conferma dell’interesse crescente sul futuro delle terre alte e rappresent­a una grande opportunit­à» commenta il presidente di Confindust­ria Belluno Dolomiti Luca Barbini.

Nel frattempo la provincia di Belluno cerca di arrangiars­i con le risorse che già ci sono come i finanziame­nti del Fondo di riserva. Nel 2017 hanno avuto accesso al finanziame­nto 17 piccole e microimpre­se bellunesi, soprattutt­o nel settore del turismo. Nove di queste sono start-up che hanno beneficiat­o di finanziame­nti agevolati per un totale di 1 milione 798 mila euro, a cui si aggiungono 68 mila euro a fondo perduto. Resta in piedi il problema della difficoltà di credito da parte delle banche. Difficoltà che attanaglia­no anche l’ente Provincia, svuotato di finanze e competenze dalla legge Delrio.

De Bona, Abm Un’azienda non riesce a trovare un ingegnere e ci ha chiesto aiuto, vediamo se qualcuno è disposto a rientrare dall’estero

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Spopolamen­to La provincia di Belluno perde, ogni anno, tra i mille e i 1.500 abitanti, e si guarda agli «Stati generali della montagna»

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