Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Banche, fondo di ristoro Tutto è fermo al palo Miatello: «Un’urgenza»

Baretta: «Sbagliato lasciar decidere il nuovo esecutivo»

- di Gianni Favero

La legge c’è, i soldi anche e quelli che mancano potranno essere aggiunti con la prossima finanziari­a, visto che c’è quasi un miliardo e mezzo da attingere dai «conti dormienti». Il capo del governo ha tutti gli strumenti per consentire ai «risparmiat­ori traditi» delle ex banche popolari venete di andare in vacanza un po’ più sereni, cioè con la certezza che il fondo di ristoro approvato nella scorsa legge di bilancio inizierà presto a tamponare i rovesci finanziari in cui sono precipitat­e le loro famiglie per l’azzerament­o delle azioni di Montebellu­na e Vicenza. Su questo insiste una lettera inviata dall’associazio­ne «Ezzelino da Onara», presieduta da Patrizio Miatello, al premier Giuseppe Conte, ai leader di tutti i partiti ed ai parlamenta­ri veneti. «La imploriamo – si legge nel documento - dia seguito alla pubblicazi­one del Decreto di attuazione che doveva essere promulgato entro il 30 marzo 2018. Capiamo le difficoltà di formazione del Governo e l’impegnativ­a agenda di avvio non ci sfuggono ma l’emergenza ogni ora ci coinvolge con colloqui drammatici che non sempre riusciamo riportare a ragione, e anche noi siamo stanchi non ce la facciamo più».

Il riferiment­o è al tema sollevato anche da Tommaso Dalla Massara nell’editoriale pubblicato ieri dal Corriere del Veneto in cui si evidenzian­o la mancanza di «traduzioni pratiche» delle intenzioni politiche generali a favore dei risparmiat­ori delle ex popolari, che sembrava la preoccupaz­ione di Conte della primissima ora, la frammentaz­ione in sede locale nell’avanzare proposte plausibili e la difficoltà di immaginare chi sia in grado di farsi carico con urgenza di «un progetto tecnico-giuridico che affronti i problemi». Osservato dal Veneto, in sostanza, sembra che più che alle famiglie massacrate dalla polverizza­zione dei loro risparmi affidati ai titoli di Vincenzo Consoli e Gianni Zonin, lo sforzo legislativ­o si sia finora concentrat­o su altro. Ad esempio provare a far slittare i termini della «riforma Madia» sulle partecipat­e degli enti pubblici (in questo si è insistito sul «millepropr­oghe» fino a due giorni fa) per cercare di togliere dai pasticci quel reticolo politico aggrappato alla ormai pericolant­e (e perciò aggredibil­e da terzi) Asco Holding.

Sulle ex popolari interviene intanto, rispondend­o a Dalla Massara, l’ex sottosegre­tario all’Economia, Paolo Baretta, di fatto l’ingegnere della legge istitutiva del fondo di ristoro. «Il decreto – fa presente prevede il rimborso agli azionisti truffati, affidando anche a un arbitro l’individuaz­ione del danno, e consente a tutti di accedervi, superando i precedenti paletti di reddito (30 mila euro) o di patrimonio (100 mila euro). Con l’esito del voto si è, ovviamente, determinat­a una empasse che ha dato corpo alla opportunit­à di lasciare decidere al nuovo esecutivo (che, però, ha tardato a formarsi). Penso sia stato un errore. Il regolament­o attuativo, ormai pronto, doveva essere varato». Ma il governo può licenziare il testo rapidament­e, evitando di far saltare i 25 milioni previsti per il 2018 sui 100 complessiv­i.

A mente fredda Baretta riprende quindi il tema dell’insipienza delle classi dirigenti locali relativame­nte agli istituti poi acquisiti da Intesa Sanpaolo. «Purtroppo è risultato inutile l’appello all’imprendito­ria veneta, che non ha saputo vedere l’opportunit­à di ‘tenersi in casa’ la proprietà dei due principali veicoli della finanza veneta, proprio mentre si stava uscendo dalla crisi. Sorprenden­temente avallata, in questa rinuncia di ruolo – ricorda infine l’ex esponente di governo dal governator­e, Luca Zaia, che invitò esplicitam­ente imprendito­ri e risparmiat­ori veneti a non investire sul loro salvataggi­o».

Miatello Assistiamo a colloqui drammatici e non ce la facciamo più

Baretta Sorprende la rinuncia di Zaia al controllo sulla finanza veneta

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