Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Salgareda, cessa il servizio il dottor Abate

- M. Cit. M. Cit.

SALGAREDA Dal 31 agosto cesserà il servizio il dottor Giovanni Salvatore Abate, che assiste 1.509 persone fra Cimadolmo, Ormelle, Ponte di Piave, Salgareda, San Polo. Gli assistiti passeranno al dottor Andrea Santinon, salva la facoltà di scegliere un nuovo medico al Distretto o tramite il sito dell’Usl 2. pochi minuti. Sul muro e sulle carrozzeri­e delle auto c’erano i segni della sparatoria appena compiuta. Almeno cinque i colpi esplosi contro le case. I carabinier­i guidati dal maggiore Sabatino Piscitello, hanno recuperato e repertato alcuni bossoli, sparati da una pistola di piccolo calibro. Nessun altra traccia di quanto appena accaduto. «Sappiamo chi è stato», sono state le prime parole pronunciat­e dal capo clan e dai suoi famigliari agli inquirenti. Nessuna omertà da parte della famiglia nomade su quanto accaduto: anzi, le vittime avrebbero indicato precisamen­te i presunti responsabi­li e su di loro sarebbe ormai stretto il cerchio degli inquirenti. Resta da chiarire il perché del raid contro la famiglia, evidenteme­nte a puro titolo dimostrati­vo. I colpi sono stati esplosi nel cuore della notte, quando all’esterno delle abitazioni non c’era nessuno. A dimostrazi­one che non c’era la volontà di ferire o, peggio, uccidere.

Secondo la famiglia colpita, a far premere il grilletto ai rivali sarebbero stati vecchi rancori, liti che da decenni oppongono i due clan in una lotta che, ciclicamen­te, si fa più accesa e violenta. Molto spesso queste liti, che possono essere anche piuttosto violente, vengono risolte internamen­te all’ambiente nomade. Con spedizioni vendicativ­e di cui neanche si viene a sapere. Questa volta, invece, i Levak hanno voluto denunciare i responsabi­li che sarebbero già nel mirino. i sanitari del Suem 118 non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.

La Polstrada ha effettuato i rilievi, mentre la salma è rimasta quasi due ore nel furgone coperto da un telo, in attesa dell’autorizzaz­ione da parte della magistratu­ra alla sua rimozione. Sul posto anche i vigili del fuoco, che hanno rimosso il mezzo e messo in sicurezza la strada. La causa della morte sembrerebb­e essere non tanto l’incidente ma proprio un malore. Probabilme­nte un infarto. Così come un infarto, per un tragico gioco del destino, aveva stroncato anche il parente per il quale la 53enne era andata in chiesa.

Rosanna Fava viveva a Giavera dove gestiva, in zona industrial­e, un’attività di lavasecco. Dopo il lavoro aveva raggiunto Camalò per il rosario ma già in chiesa non stava bene. Lo aveva confidato a un’amica che, poco dopo, sarebbe corsa sul luogo dell’incidente. Finita la cerimonia è salita sul furgone ed è partita verso casa, ma la sua corsa è finita in via Levada. La salma è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale di Treviso, a disposizio­ne della magistratu­ra. Non è escluso che, nelle prossime ore, venga disposta un’autopsia. Non tanto dalla procura, non essendoci altre persone coinvolte nell’incidente non ci sarà alcuna inchiesta. Ma potrebbe essere disposto un esame autoptico di tipo sanitario, per accertare la causa della morte ed escludere patologie congenite per i familiari. Rosanna Fava era sposata con Teddy Zanatta, titolare di un’azienda di confezioni a Cusignana, e lascia due figli.

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