Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Colpi di pistola nella notte, 2 arresti

Paese, regolament­o di conti per un tradimento. In manette per tentato omicidio

- Citter

PAESE (TREVISO) Raid nella notte a Paese: sei colpi, sparati ad altezza uomo contro la casa del rivale. Dietro alla raffica esplosa contro le abitazioni dove vive parte del clan dei Levak, ci sarebbe una storia di tradimenti e di un onore da salvare che vede contrappos­te due famiglie rivali da sempre. Per questo, secondo i carabinier­i, Ivan Baricevic 29 anni, e il cognato Devid Vavassori, 28 anni, avrebbero sparato contro la casa di chi quell’onore avrebbe leso.

PAESE Sei colpi, sparati ad altezza uomo, contro la casa del rivale. Rivale in che cosa? In amore. Dietro alla raffica di colpi esplosi contro le abitazioni dove vive parte del clan dei Levak, in via don Sturzo a Paese, non ci sarebbe un regolament­o di conti per questioni economiche o vicende di malaffare. Ma una storia di tradimenti e di un onore da salvare che vede contrappos­te due famiglie rivali da sempre.

Per questo Ivan Baricevic 29 anni, noto come il «re delle truffe» per la sua abilità nel porre in vendita auto, trattori e perfino cani che risultano poi inesistent­i, e il cognato Devid Vavassori, 28 anni, avrebbero sparato contro la casa di chi quell’onore avrebbe leso. Vecchi rancori, mai sopiti che pian piano avrebbero portato alla decisione di vendicarsi. Questa almeno è l’ipotesi investigat­iva che ha portato in cella i due nomadi, arrestati martedì pomeriggio con le accuse di tentato omicidio, minaccia aggravata, danneggiam­ento aggravato e porto abusivo d’arma.

Secondo i carabinier­i di Montebellu­na sono proprio Baricevic e Vavassori i responsabi­li del raid messo a segno in via don Sturzo, alle 3.30 della notte tra lunedì e martedì. Il sostituto procurator­e Davide Romanelli ha ipotizzato come reato il tentato omicidio perché i colpi sono stati sparati ad altezza uomo e almeno tre hanno forato gli infissi entrando in una delle abitazioni. Tre bossoli sono stati infatti trovati dentro il salotto, nel quale in quel momento erano presenti alcuni componenti della famiglia che avrebbero quindi potuto essere colpiti. Una spedizione punitiva che sarebbe stata preannunci­ata anche da minacce, espresse con alcuni post sui profili Facebook della famiglia Levak. Per questo quella notte, quando dopo essere stati svegliate dalla sparatoria hanno chiamato i carabinier­i, le vittime hanno subito puntato il dito contro il clan rivale dei Baricevic.

A dividere le due famiglie, in una vera e propria faida tra clan, una questione di corna. Iniziata con un tradimento. Una sorta di peccato originale che avrebbe creato un solco tra le due famiglie. E che era finito anche agli onori delle cronache. Quando Baricevic, era stato arrestato per evasione, perché sorpreso a violare l’obbligo di dimora a Treviso, mentre era in dolce compagnia in un hotel di Spresiano. E con lui non c’era la compagna, ma l’amante. Che, tanto per rendere ancora più piccante e complicata la vicenda, altri non era che la cugina della moglie. E fin qui c’è la cronaca. A cui, a sentire quanto emerso in queste ore dal racconto dei protagonis­ti, sarebbe però seguita la vendetta della compagna, con un altro tradimento, vero o presunto non si sa, ma di fatto sbandierat­o ai quattro venti tra le famiglie nomadi per colpire e svergognar­e Baricevic. Tradimento che sarebbe stato consumato con un uomo del clan rivale, un Levak appunto. La storia non è recentissi­ma, ma l’odio e il rancore avrebbero covato fino a portare a quei sei colpi sparati contro le case nella notte.

Le indagini dei carabinier­i, rapidissim­e, hanno portato dietro le sbarre Ivan Baricevic e il cognato che l’avrebbe aiutato. Anche se i due, difesi dall’avvocato Andrea Zambon, dal carcere di Santa Bona, respingono ogni accusa. Versione che probabilme­nte ribadirann­o nelle prossime ore, davanti al gip Bruno Casciarri durante l’udienza di convalida.

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La ricostruzi­one I carabinier­i hanno rinvenuto tre bossoli nel salotto della casa colpita dagli spari

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