Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

ATLANTIA E IL NODO SERENISSIM­A

- Di Federico Nicoletti

Atlantia nel mirino del governo e il nodo della scalata ad Abertis. Può l’attacco frontale al colosso infrastrut­turale italiano dopo il disastro di Genova, giunto all’annuncio di ieri sera del ministro Toninelli di aver avviato la revoca della concession­e (attacco che ha coinvolto direttamen­te la famiglia Benetton che controlla Atlantia con il 30%) mettere a rischio la tenuta stessa della società? E può,in subordine, un attacco che ha accelerato il crollo in Borsa, con cui Atlantia ha bruciato in due giorni oltre 5 miliardi di valore, mettere a rischio la scalata su Abertis che Atlantia sta chiudendo in via congiunta con gli ispanotede­schi di Hochtief, creando il maggior operatore autostrada­le mondiale? E quindi anche, alla fine della filiera di un’operazione planetaria, l’acquisizio­ne dell’autostrada Brescia-Padova, a due anni dal passaggio in mani catalane? No, il rischio, pur enorme per le dimensioni del disastro e dei possibili risarcimen­ti, non si spingerà fino a lì, secondo le valutazion­i degli analisti. Ma il passaggio è comunque molto rischioso. E l’effetto principale potrebbe essere di dover pagare un dazio molto salato, in termini di costo del debito, per una operazione da 18 miliardi, di cui 10 finanziati a debito. Ritrovando­si così con una società che rischia di essere ancor più vulnerabil­e. E i giudizi espressi dagli analisti ieri, nella giornata in cui Atlantia ha recuperato in Borsa il 5%, ovvero quasi un miliardo di valore per la società, tornato ieri sopra i 15 miliardi, hanno però reso chiaro anche i rischi.

Quelli indotti da un attacco del governo, che oltre le già pesanti responsabi­lità reali che si profilano all’orizzonte, mette un ulteriore carico da novanta su una delle poche operazioni in cui una società di casa nostra una volta tanto non veste i panni della preda di turno.

L’operazione di acquisizio­ne di Abertis è tecnicamen­te chiusa, le banche hanno già dato l’assenso ai finanziame­nti, e Atlantia ha già fatto la sua parte, con una provvista da 6 miliardi. «Ma il finanziame­nto da 10 miliardi attraverso un veicolo societario al di sopra di Abertis è ancora aperto», ha ricordato ieri l’agenzia di rating Standard & Poor’s, nella relazione con cui ha messo sotto osservazio­ne il rating della società, con attese negative sull’affidabili­tà creditizia dell’operatore. Per i potenziali rischi di pesanti multe e gigantesch­i risarcimen­ti; ma anche dopo l’annuncio del governo di aver avviato l’iter per la revoca della concession­e ad Autostrade per l’Italia.

Giudizi sui rischi condivisi anche da altri analisti. Come quelli della banca spagnola Santander, secondo cui uno stop all’operazione di acquisizio­ne di Abertis non è all’orizzonte, perché per Atlantia la scalata sui catalani «ha più senso ora che mai» in termini di diversific­azione e distribuzi­one dei rischi. Ma è sull’indebitame­nto che si concentra l’attenzione ad esempio di Banca Akros, che rileva come «il considerev­ole aumento della leva legata all’affare di Abertis renda le incertezze» derivanti dal crollo del ponte a Genova «più rischiose». Il risultato potrebbe essere dunque di una società costretta ad incassare le conseguenz­e di Genova nel momento finanziari­amente più delicato dell’operazione Abertis.

Il quadro è fosco e molto resta da chiarire sulle responsabi­lità di un terribile incidente che ha provocato quaranta vittime. E il conto rischia di essere salato, sia per Autostrade, sia per Atlantia, sia, in ultima analisi, per la Edizione dei Benetton che ha fatto della società infrastrut­turale il perno di un patrimonio miliardari­o comandato da Treviso.

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