Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
ATLANTIA E IL NODO SERENISSIMA
Atlantia nel mirino del governo e il nodo della scalata ad Abertis. Può l’attacco frontale al colosso infrastrutturale italiano dopo il disastro di Genova, giunto all’annuncio di ieri sera del ministro Toninelli di aver avviato la revoca della concessione (attacco che ha coinvolto direttamente la famiglia Benetton che controlla Atlantia con il 30%) mettere a rischio la tenuta stessa della società? E può,in subordine, un attacco che ha accelerato il crollo in Borsa, con cui Atlantia ha bruciato in due giorni oltre 5 miliardi di valore, mettere a rischio la scalata su Abertis che Atlantia sta chiudendo in via congiunta con gli ispanotedeschi di Hochtief, creando il maggior operatore autostradale mondiale? E quindi anche, alla fine della filiera di un’operazione planetaria, l’acquisizione dell’autostrada Brescia-Padova, a due anni dal passaggio in mani catalane? No, il rischio, pur enorme per le dimensioni del disastro e dei possibili risarcimenti, non si spingerà fino a lì, secondo le valutazioni degli analisti. Ma il passaggio è comunque molto rischioso. E l’effetto principale potrebbe essere di dover pagare un dazio molto salato, in termini di costo del debito, per una operazione da 18 miliardi, di cui 10 finanziati a debito. Ritrovandosi così con una società che rischia di essere ancor più vulnerabile. E i giudizi espressi dagli analisti ieri, nella giornata in cui Atlantia ha recuperato in Borsa il 5%, ovvero quasi un miliardo di valore per la società, tornato ieri sopra i 15 miliardi, hanno però reso chiaro anche i rischi.
Quelli indotti da un attacco del governo, che oltre le già pesanti responsabilità reali che si profilano all’orizzonte, mette un ulteriore carico da novanta su una delle poche operazioni in cui una società di casa nostra una volta tanto non veste i panni della preda di turno.
L’operazione di acquisizione di Abertis è tecnicamente chiusa, le banche hanno già dato l’assenso ai finanziamenti, e Atlantia ha già fatto la sua parte, con una provvista da 6 miliardi. «Ma il finanziamento da 10 miliardi attraverso un veicolo societario al di sopra di Abertis è ancora aperto», ha ricordato ieri l’agenzia di rating Standard & Poor’s, nella relazione con cui ha messo sotto osservazione il rating della società, con attese negative sull’affidabilità creditizia dell’operatore. Per i potenziali rischi di pesanti multe e giganteschi risarcimenti; ma anche dopo l’annuncio del governo di aver avviato l’iter per la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia.
Giudizi sui rischi condivisi anche da altri analisti. Come quelli della banca spagnola Santander, secondo cui uno stop all’operazione di acquisizione di Abertis non è all’orizzonte, perché per Atlantia la scalata sui catalani «ha più senso ora che mai» in termini di diversificazione e distribuzione dei rischi. Ma è sull’indebitamento che si concentra l’attenzione ad esempio di Banca Akros, che rileva come «il considerevole aumento della leva legata all’affare di Abertis renda le incertezze» derivanti dal crollo del ponte a Genova «più rischiose». Il risultato potrebbe essere dunque di una società costretta ad incassare le conseguenze di Genova nel momento finanziariamente più delicato dell’operazione Abertis.
Il quadro è fosco e molto resta da chiarire sulle responsabilità di un terribile incidente che ha provocato quaranta vittime. E il conto rischia di essere salato, sia per Autostrade, sia per Atlantia, sia, in ultima analisi, per la Edizione dei Benetton che ha fatto della società infrastrutturale il perno di un patrimonio miliardario comandato da Treviso.