Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Report veneto: infetta una zanzara su tre
Coletto contro la stampa austriaca: «Crea inutili paure»
VENEZIA Continua a salire il numero dei contagi di West Nile, in Veneto: Agli 85 casi segnalati martedì dalla Regione bisogna aggiungere i 5 emersi ieri a Padova e quello di un veronese che si è sentito male in Val Badia. L’Istituto Zooprofilattico ha posizionato 55 trappole per le zanzare, vettori del virus e risultate infette per il 30% a luglio e per il 10% ora.
VENEZIA Ormai è difficile tenere il conto dei casi di West Nile in Veneto, dove il virus è endemico, cioè presente dal 2008, sebbene sia esploso quest’estate. Favorito dal clima caldo e umido, responsabile dell’epidemia registrata dagli esperti nella Pianura Padana, con l’acuto di Veneto ed Emilia. Martedì l’ultimo bollettino della Regione parlava di 84 persone contagiate (25 sono gravi) e tre morti (un 86enne veronese, un 89enne di Este e una trevigiana malata di tumore), ma già ieri sono stati rilevati altri cinque casi a Padova e uno riguardante un 64enne veronese in vacanza in Val Badia. E colpito dalla forma più grave dell’infezione, che scatena problemi neurologici. L’uomo, nei giorni scorsi ricoverato in Rianimazione all’ospedale di Bolzano — dove hanno accertato che il contagio è precedente al suo arrivo in Alto Adige — ieri è stato trasferito a Verona, in prognosi riservata. Sempre in queste ore a Palazzo Balbi è arrivata una nuova circolare dal ministero della Salute, che esorta al contrasto dei vettori, le zanzare, e alla tutela della popolazione.
In effetti è un’escalation dal 12 giugno scorso, quando il Sistema regionale di sorveglianza di malattie trasmesse da vettori, con l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie (IZV), ha rilevato la prima positività da West Nile in un pool di zanzare finite in una trappola posizionata a Villa Bartolomea (Verona). Nei giorni successivi sono risultate positive zanzare catturate nelle province di Treviso e Venezia e il 26 giugno è stata diagnosticato il primo caso di malattia neuroinvasiva da West Nile del 2018 in un residente di Polesella. L’IZV ha posizionato 55 trappole nel Veneto, che hanno bloccato 107.035 zanzare di 14 specie ma per il 78% Culex pipiens, i vettori del West Nile. «Al culmine della diffusione del virus, cioè a luglio, le zanzare infette erano il 30%, ora sono scese al 10%, perchè le giornate sono più corte e il clima meno umido — spiega il professor Giorgio Palù, presidente delle Società europea e italiana di Virologia, che ha mappato il genoma del virus e creato il vaccino, già testato con successo nelle scimmie e ora in attesa di finanziamenti per la sperimentazione clinica —. Il problema è che la disinfestazione non va fatta d’estate, quando ormai le zanzare prolificano, ma a dicembre, per evitarne la riproduzione e il deposito delle larve. Altrimenti il fenomeno si aggraverà sempre di più: l’anno scorso i contagi si contavano sulle dita di una mano, ora sono diverse decine e non accennano a fermarsi. Nell’80% dei casi il West Nile è asintomatico, nel 20% provoca febbre e fastidi simili a quelli indotti dall’influenza e solo nello 0,1% di soggetti, in genere gravati da malattie pregresse e con basse difese immunitarie, degenera nella pericolosa forma neuroinvasiva».
Il serbatoio del virus sono gli uccelli migratori, i passeriformi, i corvidi, le gazze ladre, le ghiandaie e le nocciolaie, che le zanzare pungono, veicolandolo. «Gli esperti indicano un quadro particolarmente intenso rispetto agli anni scorsi, la cui virulenza potrebbe essere stata aiutata dal clima caldo e umido delle ultime settimane — conferma Luca Coletto, assessore alla Sanità —. La situazione è però sotto controllo, Usl e sindaci collaborano e negli ospedali c’è massima allerta per una diagnosi precoce, idonea a garantire cure immediate». Coletto replica poi ai giornali austriaci che avrebbero sconsigliato ai connazionali le vacanze in Italia: «Allarme destituito da ogni fondamento». Dal 2008 la Regione ha infine stanziato 1,5 milioni di euro a favore dei Comuni. «Ma quei soldi servono alla disinfestazione straordinaria, prevista attorno all’abitazione del soggetto contagiato, non alla prevenzione, che grava sul bilancio dei municipi e può costare da 50mila a oltre 150mila euro — spiega Francesco Lunghi, vicepresidente di Anci Veneto —. Per di più quest’anno la continua alternanza di caldo e pioggia ha vanificato l’effetto dei larvicidi. Ecco perchè il virus è diventato endemico. Il prossimo anno bisogna partire almeno ad aprile con la prevenzione».