Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Report veneto: infetta una zanzara su tre

Coletto contro la stampa austriaca: «Crea inutili paure»

- Nicolussi Moro

VENEZIA Continua a salire il numero dei contagi di West Nile, in Veneto: Agli 85 casi segnalati martedì dalla Regione bisogna aggiungere i 5 emersi ieri a Padova e quello di un veronese che si è sentito male in Val Badia. L’Istituto Zooprofila­ttico ha posizionat­o 55 trappole per le zanzare, vettori del virus e risultate infette per il 30% a luglio e per il 10% ora.

VENEZIA Ormai è difficile tenere il conto dei casi di West Nile in Veneto, dove il virus è endemico, cioè presente dal 2008, sebbene sia esploso quest’estate. Favorito dal clima caldo e umido, responsabi­le dell’epidemia registrata dagli esperti nella Pianura Padana, con l’acuto di Veneto ed Emilia. Martedì l’ultimo bollettino della Regione parlava di 84 persone contagiate (25 sono gravi) e tre morti (un 86enne veronese, un 89enne di Este e una trevigiana malata di tumore), ma già ieri sono stati rilevati altri cinque casi a Padova e uno riguardant­e un 64enne veronese in vacanza in Val Badia. E colpito dalla forma più grave dell’infezione, che scatena problemi neurologic­i. L’uomo, nei giorni scorsi ricoverato in Rianimazio­ne all’ospedale di Bolzano — dove hanno accertato che il contagio è precedente al suo arrivo in Alto Adige — ieri è stato trasferito a Verona, in prognosi riservata. Sempre in queste ore a Palazzo Balbi è arrivata una nuova circolare dal ministero della Salute, che esorta al contrasto dei vettori, le zanzare, e alla tutela della popolazion­e.

In effetti è un’escalation dal 12 giugno scorso, quando il Sistema regionale di sorveglian­za di malattie trasmesse da vettori, con l’Istituto Zooprofila­ttico delle Venezie (IZV), ha rilevato la prima positività da West Nile in un pool di zanzare finite in una trappola posizionat­a a Villa Bartolomea (Verona). Nei giorni successivi sono risultate positive zanzare catturate nelle province di Treviso e Venezia e il 26 giugno è stata diagnostic­ato il primo caso di malattia neuroinvas­iva da West Nile del 2018 in un residente di Polesella. L’IZV ha posizionat­o 55 trappole nel Veneto, che hanno bloccato 107.035 zanzare di 14 specie ma per il 78% Culex pipiens, i vettori del West Nile. «Al culmine della diffusione del virus, cioè a luglio, le zanzare infette erano il 30%, ora sono scese al 10%, perchè le giornate sono più corte e il clima meno umido — spiega il professor Giorgio Palù, presidente delle Società europea e italiana di Virologia, che ha mappato il genoma del virus e creato il vaccino, già testato con successo nelle scimmie e ora in attesa di finanziame­nti per la sperimenta­zione clinica —. Il problema è che la disinfesta­zione non va fatta d’estate, quando ormai le zanzare prolifican­o, ma a dicembre, per evitarne la riproduzio­ne e il deposito delle larve. Altrimenti il fenomeno si aggraverà sempre di più: l’anno scorso i contagi si contavano sulle dita di una mano, ora sono diverse decine e non accennano a fermarsi. Nell’80% dei casi il West Nile è asintomati­co, nel 20% provoca febbre e fastidi simili a quelli indotti dall’influenza e solo nello 0,1% di soggetti, in genere gravati da malattie pregresse e con basse difese immunitari­e, degenera nella pericolosa forma neuroinvas­iva».

Il serbatoio del virus sono gli uccelli migratori, i passerifor­mi, i corvidi, le gazze ladre, le ghiandaie e le nocciolaie, che le zanzare pungono, veicolando­lo. «Gli esperti indicano un quadro particolar­mente intenso rispetto agli anni scorsi, la cui virulenza potrebbe essere stata aiutata dal clima caldo e umido delle ultime settimane — conferma Luca Coletto, assessore alla Sanità —. La situazione è però sotto controllo, Usl e sindaci collaboran­o e negli ospedali c’è massima allerta per una diagnosi precoce, idonea a garantire cure immediate». Coletto replica poi ai giornali austriaci che avrebbero sconsiglia­to ai connaziona­li le vacanze in Italia: «Allarme destituito da ogni fondamento». Dal 2008 la Regione ha infine stanziato 1,5 milioni di euro a favore dei Comuni. «Ma quei soldi servono alla disinfesta­zione straordina­ria, prevista attorno all’abitazione del soggetto contagiato, non alla prevenzion­e, che grava sul bilancio dei municipi e può costare da 50mila a oltre 150mila euro — spiega Francesco Lunghi, vicepresid­ente di Anci Veneto —. Per di più quest’anno la continua alternanza di caldo e pioggia ha vanificato l’effetto dei larvicidi. Ecco perchè il virus è diventato endemico. Il prossimo anno bisogna partire almeno ad aprile con la prevenzion­e».

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Il contrasto Ai Comuni spetta la disinfesta­zione contro le zanzare adulte, ogni 20 giorni, e le larve, ogni 30

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