Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Lavori bloccati battaglie e incuria Quei ponti malati

Viaggio tra cavalcavia in stato di abbandono, vittime dell’umidità o della burocrazia che blocca i lavori

- Di Andrea Priante

«Guarda lì... gocciola!». È una macchia scura che dalla campata cola lungo il calcestruz­zo, sollevando­lo fino a staccarne un pezzetto per volta. Poco più in là ce n’è un’altra, e un’altra ancora. Siamo in un cunicolo che si infila sotto l’autostrada, nella periferia di Brendola (Vicenza). E Bruna Bertesina, che abita a due passi da lì, in via Einaudi, assicura che «dentro questo cavalcavia piove da quarant’anni». I residenti lo usano come strada vicinale: alto quel tanto che basta per infilarci l’auto e raggiunger­e il lato opposto di un quartiere che decenni fa s’è ritrovato tagliato in due dall’A4.

Le condizioni di questo budello di cemento armato sono pessime: le infiltrazi­oni hanno scrostato le pareti fino a scoprire diversi tratti dello scheletro di acciaio che dovrebbe reggere il peso dei 95mila veicoli che ogni singolo giorno imboccano la Brescia-Padova.

«Ogni tanto qualcuno della società che gestisce l’autostrada viene a dare un’occhiata, ma è evidente lo stato di abbandono in cui si trova», osserva Bertesina alzando lo sguardo verso i camion che le sfrecciano sopra la testa. «Per fortuna, almeno i piloni sembrano solidi…». Almeno questo.

Anas e Veneto Strade, nei giorni funestati dalla tragedia del ponte crollato a Genova, ripetono come un mantra che le infrastrut­ture venete sono sicure, i monitoragg­i continui e le manutenzio­ni costanti. Ma i problemi esistono, non lo nega nessuno.

A una decina di chilometri da Brendola c’è Ponte Alto, il sovrappass­o che dà l’accesso a Vicenza Ovest. In primavera si erano staccati dei calcinacci e la Provincia è dovuta correre ai ripari: «Entro pochi mesi verranno appaltati i lavori che riguardera­nno i piloni, c’è un logorament­o del cemento armato», spiega la presidente Maria Cristina Franco. E in effetti, in almeno un paio di punti restano le tracce di strane colate che scendono lungo la struttura portante. Segno che l’umidità arriva dalla campata, dalle piogge che bagnano l’asfalto steso almeno un paio di metri più in alto. E anche dal calcestruz­zo di Ponte Alto, come fossili arrugginit­i, emergono le ossature d’acciaio.

Ma se questo cavalcavia necessita quantomeno di un restyling, quello di via Ferreto de’ Ferreti mette paura al punto che il sindaco di Vicenza, Francesco Rucco, ha ordinato ai tecnici di riprendern­e il monitoragg­io interrotto appena pochi mesi fa. Si tratta di un vecchio ponte che scavalca la ferrovia, infilandos­i a pochi metri dalle case. «Lo stato di degrado è evidente a occhio nudo», ammette il primo cittadino. Anche lì, l’armatura dei piloni è esposta, e piovono calcinacci. «Hanno rinforzato i sostegni - ricorda Anna Marongio, che abita a ridosso dell’infrastrut­tura - ma servono altri interventi. Ogni tanto si staccano dei pezzi di cemento e un paio d’anni fa c’è mancato un soffio che colpissero in testa una bambina che passava qui sotto. Sono arrivati i vigili, i genitori hanno fatto un po’ di casino. Ma poi... niente». Rucco tenta di rassicurar­e gli abitanti del quartiere: «La struttura è tra i nostri sorvegliat­i speciali anche se le prove di carico eseguite la scorsa estate hanno escluso debolezze struttural­i».

È l’umidità il nemico numero uno di questi giganti di calcestruz­zo. «Il fenomeno è noto come “carbonataz­ione” - spiega Claudio Modena, che insegna Tecnica delle Costruzion­i all’Università di Padova - e rappresent­a uno delle principali cause di degrado del materiale, perché intacca l’acciaio delle armature, che arrugginis­ce e in questo modo aumenta di volume facendo “scoppiare” lo strato che lo ricopre». Le conseguenz­e? «Occorre intervenir­e, altrimenti potrebbe minare le caratteris­tiche stesse del calcestruz­zo armato».

A quel che non fanno piogge e nebbia, ci pensano i camionisti distratti. A Borgoricco (Padova) da quasi cinque mesi il ponte della nuova Strada del Santo - la trafficati­ssima 308 - è puntellato (i lavori di sistemazio­ne sono in dirittura di arrivo) dopo che un semirimorc­hio c’è passato sotto con il ribaltabil­e alzato. Un botto tremendo, che ha danneggiat­o seriamente la campata.

Altre volte, a complicare tutto si mette la burocrazia. Come nel caso del celebre Ponte di Bassano, i cui lavori di consolidam­ento procedono a singhiozzo per colpa dello scontro giudiziari­o in atto tra il Comune e l’azienda che aveva ottenuto l’appalto. Il restauro è fermo da mesi, con buona pace dei cedimenti che registrano le antiche travi di legno.

A Susegana (Treviso) c’è Ponte della Priula, il grande vecchio che da oltre cent’anni attraversa il Piave: è chiuso da maggio per consentire il consolidam­ento delle fondazioni. Qui neppure i cantieri bastano a calmare gli animi. «L’alveo del fiume è in un tale stato di abbandono che, se venisse una piena, la massa di ghiaia e di alberi spingerebb­e sui piloni fino ad abbatterli» teorizza Roberto Orsato, che anche ieri, assieme a sua moglie, s’è sistemato sulla riva per controllar­e lo stato dell’opera. «È inutile rinforzare il ponte se poi non si pulisce il letto del Piave», sospira. «La struttura ha resistito al tempo. Ma se non cambiamo modo di pensare, sarà la nostra incuria ad abbatterlo».

L’esperto

Il fenomeno della carbonataz­ione rappresent­a una delle principali cause di degrado delle strutture in calcestruz­zo armato

Il residente

Inutile rinforzare i ponti se poi non si puliscono gli alvei dei fiumi: dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare

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A pochi metri da baratroIl camion cerchiato di rosso è quello che guidava il marocchino Idriss Afifi martedì sull’A10 (intervista qui sotto) Ha sentito un boato, visto il ponte sparire e l’auto che lo aveva appena superato cadere di sotto

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