Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Gli ingegneri: nella Marca non c’è pericolo di crolli
Sotto esame 1.200 km di strade e 440 strutture sospese. «Il problema è la fatica da traffico»
TREVISO Ci sono quattrocentoquaranta ponti, nella Marca, da quelli di grande luce (quelli sul Piave, per esempio) ai semplici tombotti sui canali minori, infrastrutture al vaglio degli uffici della Provincia e che destano sempre più preoccupazione nei cittadini dopo il crollo del ponte Morandi a Genova.
Quattro anni fa è iniziato un censimento delle opere sui 1.200 chilometri stradali di competenza; ne manca solo il 5% nei 140 km riacquisiti dalla gestione di Veneto Strade il primo gennaio 2017. Alla realizzazione del data base ha collaborato anche l’ingegner Roberto Scotta, trevigiano, docente di Tecnica delle Costruzioni all’Università di Padova, dell’Ordine degli ingegneri di Treviso. «Mediamente – spiega - lo stato di salute delle infrastrutture è piuttosto buono. Alcune hanno più di cinquant’anni, altri sono ponti antichi. Generalmente quelli realizzati prima del dopoguerra, ad arco in muratura, sono migliori di quelli moderni e soffrono meno il degrado. Non risultano casi gravi, il controllo è quotidiano e gli ammaloramenti non evidenziano pericolo di crolli».
Nell’analisi delle criticità da consegnare al ministero il presidente della Provincia Stefano Marcon vuole inserire, prioritariamente, il ponte di Vidor. Era già stato oggetto di un intervento della Provincia negli anni Novanta. «È stato oggetto di indagini approfondite e specifiche, su materiali, rilievi statici e sismici, è noto a Provincia e Regione – continua Scotta -, è stato realizzato e progettato per carichi inferiori a quelli che circolano oggi, con ampiezze di carreggiata non sufficienti agli odierni flussi di traffico. Non risultano pericoli di crollo ma è inadeguato dal punto di vista funzionale. Vi sono le garanzie di sicurezza, ma è auspicabile un efficientamento. I risultati delle analisi sono nelle mani del gestore». L’aumento dei carichi non è dei pesi puntuali, ma del numero di veicoli che solcano ogni giorno le strade trevigiane (la Provincia nei primi 180 giorni del 2018 ha concesso 1.273 autorizzazioni per trasporti straordinari), «che creano un degrado accelerato, una fatica che diventa più marcata e veloce nel tempo».
Il censimento degli uffici competenti al Sant’Artemio, coordinato dal dirigente del settore viabilità Maurizio Veggis, si sta concentrando anche sulla capacità di risposta sismica delle infrastrutture: la gran parte sono state costruite prima del 1984, quando è entrata in vigore la normativa, ma i ponti soffrono meno degli edifici per le scosse sismiche e anche su questo fronte non sono emersi particolari fronti critici. Per i dati, bisogna attendere l’analisi in corso, da consegnare al ministero.
Lo stato di salute «Mediamente è buono, i viadotti ad arco in muratura reggono più di quelli moderni»
La capacità «Certe strutture non sono più compatibili con così tanti veicoli, specie se pesante»