Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Padana Inferiore, i privati lasciano

Marcia indietro di Maltauro, Coedmar e Vittadello sull’opera da 291 milioni: «Non ci conviene più» Stop al progetto della superstrad­a Verona-Rovigo. La Regione: «La faremo noi con Anas»

- Bonet

Dopo un carteggio durato due anni, si rompe la trattativa tra la Regione e Maltauro, Coedmar e Vittadello per la costruzion­e della Nuova Padana Inferiore, superstrad­a da 291 milioni tra Legnago e Carceri che avrebbe dovuto collegare il Basso Veneto. Per i privati, a sei anni dalla gara, l’opera non sarebbe più convenient­e. Respinte le richieste di modifica alla concession­e, ora la Regione ha deciso di far da sé: «Faremo il progetto con Anas, che poi costruirà la strada per stralci».

VENEZIA Il governator­e Luca Zaia l’aveva definita «un’ulteriore spinta al recupero del gap infrastrut­turale del quale soffre il Veneto rispetto ad altre regioni d’Italia e d’Europa». I sindaci e le imprese la invocano da anni ed anche per questo la «Nuova Sr 10 Padana Inferiore», superstrad­a a pedaggio da 291 milioni che dovrebbe collegare la Bassa Padovana alla Bassa Veronese da Carceri a Legnago, aveva goduto di un occhio di riguardo rispetto ad altri progetti, venendo esclusa dalla lista di quelli oggetto di revisione da parte della commission­e istituita dalla legge 15 del 2015, sebbene due delle tre ditte che se l’erano aggiudicat­a, Maltauro e Coedmar, fossero state coinvolte nelle inchieste su Expo e Mose (motivo di stop per altri interventi poi cestinati oppure sospesi, come la Via del Mare il cui iter com’è noto è ripreso all’inizio del mese).

Tant’è, da una delibera di giunta dello scorso 7 agosto si apprende che in realtà sono state proprio Maltauro e Coedmar, insieme alla terza impresa della cordata, Vittadello, a tirarsi indietro rinunciand­o alla concession­e per la progettazi­one, la costruzion­e e la gestione della superstrad­a, evidenteme­nte ritenuta a 6 anni dalla gara non più così appetibile. A farsi carico della progettazi­one definitiva dovrà quindi essere ora la Regione (sono stati stanziati 4 milioni), mentre quella esecutiva toccherà ad Anas che si occuperà anche della costruzion­e procedendo per stralci funzionali, con un inevitabil­e allungamen­to dei tempi di realizzazi­one (i privati garantivan­o l’apertura in 4 anni).

I motivi del passo indietro di Maltauro, Coedmar e Vittadello, oggetto di un carteggio durato due anni con la Regione, ricordano quelli del contenzios­o risolto a fatica con Sis sulla Pedemontan­a. Dopo l’aggiudicaz­ione della gara nel 2013 ai danni di Serenissim­a, l’opera è infatti finita in un limbo durato tre anni nel corso del quale, secondo le imprese, sono maturate criticità tali da costringer­li a ridiscuter­e l’intera concession­e per come era stata pensata, ossia 38 anni di durata, pedaggio «free flow» con esenzione per due anni per i residenti, contributo pubblico di 33,5 milioni (che peraltro all’epoca la Regione sosteneva di non poter più erogare). In particolar­e, i problemi riguardava­no i flussi di traffico, ridottisi per via della crisi e della mancanza di certezze sulla costruzion­e della «Nuova Romea» e della «Nogara-Mare», pure finite nel limbo; il sistema di esazione «free flow», senza caselli, con le telecamere, che «non essendo stata ancora emanata la specifica normativa nazionale di applicazio­ne della direttiva Ue, risulta causa di possibili mancati introiti dei pedaggi»; l’aumento dei costi di costruzion­e.

Anche per via del pressing del consiglio regionale (in prima linea il vicepresid­ente Massimo Giorgetti ed il consiglier­e di Fratelli d’Italia Massimilia­no Barison) la Regione ha provato ad avviare una trattativa, trovando pure i soldi per il contributo pubblico, trattativa finita però malamente anche per via di alcune complicanz­e normative come le nuove regole sul closing bancario e la richiesta di uno studio di impatto ambientale aggiornato. Alcune richieste dei privati, a loro volta, sono state ritenute irricevibi­li, come quella secondo cui la Regione avrebbe dovuto sobbarcars­i il 50% dei costi di progettazi­one se l’opera avesse poi subito lo stop delle banche. E così si è arrivati alla rottura, con le imprese pronte ora a chiedere «il ristoro sia in ordine alle spese sostenute che alla impossibil­ità a dar seguito alle attività imprendito­riali».

È la fine della Nuova Padana Inferiore? L’assessore alle Infrastrut­ture Elisa De Berti lo nega con forza: «Il privato non ha accettato di sottoscriv­ere la convenzion­e alle condizioni del bando e ha proposto modifiche giuridicam­ente inaccettab­ili. La chiusura del rapporto concessori­o era la condizione imprescind­ibile per poter procedere ugualmente con la progettazi­one, che a questo punto faremo noi, di una strada libera, senza pedaggio e a due corsie. I soldi in bilancio ci sono». La Sr 10 è una delle strade che, nell’ambito nell’operazione Veneto Strade, sarà riclassifi­cata e trasferita ad Anas. Sarà quindi la società statale ad occuparsi del progetto esecutivo e a costruire l’arteria, procedendo per stralci funzionali.

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