Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sotto accusa la movida: «Subito un presidio fisso»

Tra la gente: «La retata è servita ma gli eccessi restano»

- Di Andrea Rossi Tonon

JESOLO Sotto gli ombrelloni, davanti ai caffè al chiosco e sul lungomare non si parla d’altro. La notizia dell’orrenda violenza perpetrata su una ragazzina fa discutere jesolani e turisti, che si dividono tra chi invoca maggior sicurezza e chi invece, pur condannand­o duramente l’accaduto, pensa che la ragazzina abbia comunque commesso un’imprudenza: «Voglio dire, io mia figlia di 15 anni non la faccio rimanere fuori fino all’alba» sentenzia Alba Colombo, turista e madre come la signora Ricchetti che con lei concorda: «Anche se è accompagna­ta da amici, che avranno la stessa età, non si può fissare come orario di rientro a casa le 3 o le 4 di notte».

Tra i più giovani, coetanei della vittima, c’è chi pone in cima alla classifica dei criteri sui quali valutare la sicurezza di un incontro non tanto l’orario a cui è fissato il coprifuoco quanto semmai il contesto. «Io se non conosco bene un ragazzo non mi allontano, da sola, al buio, vicino a un pontile in spiaggia — sostiene Martina — Per poter rimanere un po’ da soli e chiacchier­are lontani dalla bolgia basta fare qualche passo e sedersi sui gradini di un negozio chiuso per esempio».

Dal terrazzo di casa, che affaccia lungo una stradina laterale, la signora Leonardi giura che «qui sotto ogni sera è la stessa storia: una confusione tremenda, ragazzi e ragazze ubriache, spacciator­i che girano. È normale se poi succedono cose brutte».

Eppure nelle ultime settimane qualcosa pare essere cambiato. Ad assicurarl­o sono i responsabi­li di due tra i locali più frequentat­i della piazza, quindi dell’intero litorale: «Dopo le retate contro gli spacciator­i eseguite a Mestre nel mese di luglio e qui in piazza Mazzini nella prima metà di agosto la situazione è migliorata davvero molto» sottolinea Paolo Facco della Capannina Beach, garantendo che «Jesolo è una città sicura». Lo storico locale con vista sul mare è uno dei punti di riferiment­o della movida jesolana e ogni sera attira centinaia di persone, esattament­e come il Gasoline, capace di intercetta­re da un lato gli avventori della piazza e dall'altro quelli che si avvicinano o lasciano il lungo mare. «Quell’intervento della polizia è stato determinan­te — spiega Renè Piovesan, responsabi­le del locale — Quanto accaduto l’altra notte esula dalla normalità, pur lasciando sconcertat­i. Purtroppo per quanto tutti ci impegniamo per garantire la sicurezza, esiste la possibilit­à che episodi simili si verifichin­o. La mosca bianca c’è sempre».

«Da anni denunciamo la criticità di quella piazza e tanti interventi sono stati messi in atto per superarla, ma purtroppo il loro effetto positivo è stato molto breve — sostiene Giancarlo Vianello, presidente provincial­e dell’associazio­ne nazionale locali da ballo nonché titolare del MaiTai di piazza Marconi — Ciò che servirebbe è un azione più forte, come un presidio fisso per almeno uno o due anni». «Gli occhi sono puntati soprattutt­o su piazza Mazzini» riprende Vianello, secondo il quale i problemi legati allo spaccio o alle presenze poco gradite non sarebbero però un’esclusiva di quella zona della città. «Il problema c’era e continua ad esserci anche in piazza Marconi. Qualche anno fa, grazie anche alle mie pressioni e alla collaboraz­ione con le forze dell’ordine, qualcosa era cambiato. Ma oggi siamo punto e a capo».

Vianello (Silb)

Basta interventi «spot», serve un presidio fisso per almeno un paio d’anni e controllar­e anche le altre piazze della città

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