Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sotto accusa la movida: «Subito un presidio fisso»
Tra la gente: «La retata è servita ma gli eccessi restano»
JESOLO Sotto gli ombrelloni, davanti ai caffè al chiosco e sul lungomare non si parla d’altro. La notizia dell’orrenda violenza perpetrata su una ragazzina fa discutere jesolani e turisti, che si dividono tra chi invoca maggior sicurezza e chi invece, pur condannando duramente l’accaduto, pensa che la ragazzina abbia comunque commesso un’imprudenza: «Voglio dire, io mia figlia di 15 anni non la faccio rimanere fuori fino all’alba» sentenzia Alba Colombo, turista e madre come la signora Ricchetti che con lei concorda: «Anche se è accompagnata da amici, che avranno la stessa età, non si può fissare come orario di rientro a casa le 3 o le 4 di notte».
Tra i più giovani, coetanei della vittima, c’è chi pone in cima alla classifica dei criteri sui quali valutare la sicurezza di un incontro non tanto l’orario a cui è fissato il coprifuoco quanto semmai il contesto. «Io se non conosco bene un ragazzo non mi allontano, da sola, al buio, vicino a un pontile in spiaggia — sostiene Martina — Per poter rimanere un po’ da soli e chiacchierare lontani dalla bolgia basta fare qualche passo e sedersi sui gradini di un negozio chiuso per esempio».
Dal terrazzo di casa, che affaccia lungo una stradina laterale, la signora Leonardi giura che «qui sotto ogni sera è la stessa storia: una confusione tremenda, ragazzi e ragazze ubriache, spacciatori che girano. È normale se poi succedono cose brutte».
Eppure nelle ultime settimane qualcosa pare essere cambiato. Ad assicurarlo sono i responsabili di due tra i locali più frequentati della piazza, quindi dell’intero litorale: «Dopo le retate contro gli spacciatori eseguite a Mestre nel mese di luglio e qui in piazza Mazzini nella prima metà di agosto la situazione è migliorata davvero molto» sottolinea Paolo Facco della Capannina Beach, garantendo che «Jesolo è una città sicura». Lo storico locale con vista sul mare è uno dei punti di riferimento della movida jesolana e ogni sera attira centinaia di persone, esattamente come il Gasoline, capace di intercettare da un lato gli avventori della piazza e dall'altro quelli che si avvicinano o lasciano il lungo mare. «Quell’intervento della polizia è stato determinante — spiega Renè Piovesan, responsabile del locale — Quanto accaduto l’altra notte esula dalla normalità, pur lasciando sconcertati. Purtroppo per quanto tutti ci impegniamo per garantire la sicurezza, esiste la possibilità che episodi simili si verifichino. La mosca bianca c’è sempre».
«Da anni denunciamo la criticità di quella piazza e tanti interventi sono stati messi in atto per superarla, ma purtroppo il loro effetto positivo è stato molto breve — sostiene Giancarlo Vianello, presidente provinciale dell’associazione nazionale locali da ballo nonché titolare del MaiTai di piazza Marconi — Ciò che servirebbe è un azione più forte, come un presidio fisso per almeno uno o due anni». «Gli occhi sono puntati soprattutto su piazza Mazzini» riprende Vianello, secondo il quale i problemi legati allo spaccio o alle presenze poco gradite non sarebbero però un’esclusiva di quella zona della città. «Il problema c’era e continua ad esserci anche in piazza Marconi. Qualche anno fa, grazie anche alle mie pressioni e alla collaborazione con le forze dell’ordine, qualcosa era cambiato. Ma oggi siamo punto e a capo».
Vianello (Silb)
Basta interventi «spot», serve un presidio fisso per almeno un paio d’anni e controllare anche le altre piazze della città