Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
L’elisoccorso notturno è al palo Ora la partenza slitta al 2019
Mancano i soldi tra Usl e Regione, il servizio doveva partire il 7 luglio scorso
BELLUNO Elisoccorso notturno: perché non è stato avviato, dopo precedenti rinvii e come annunciato dall’Usl 1 «Dolomiti», nemmeno a luglio scorso e perché non è nemmeno cominciata la sperimentazione del servizio? Il debutto del volo nelle tenebre era in agenda già nel 2017, poi era slittato al 7 luglio scorso, ma ancora niente. La domanda se la fanno in molti, dai volontari impegnati nei soccorsi estivi ad alcuni sindaci. E le indiscrezioni parlano di difficoltà di bilancio, con rinvio del debutto al 2019.
Uno per tutti, Luca De Carlo, sindaco di Calalzo e deputato per Fratelli d’Italia, va all’attacco. «È tutto fermo — attacca l’onorevole — Vent’anni fa, coi mezzi di allora, il fondatore e responsabile del Suem 118 di Pieve di Cadore, il dottor Angelo Costola aveva già avviato la sperimentazione nei limiti dell’allora normativa, ma non ci fu un seguito. Per questo vorrei sapere dall’Usl perché tutto è fermo, me lo chiedono i cittadini e devo poter rispondere qualcosa».
Continua De Carlo: «Ora ci sono i visori notturni, un mezzo tecnologicamente all’avanguardia in grado di permettere atterraggi anche nei campi sportivi, in prati di una certa dimensione, vicino ai rifugi, come succede ormai da anni in altre regioni e province di montagna con noi confinanti. Ci siamo fatti superare anche in questo. Abbiamo più volte parlato di sicurezza in montagna e poi nulla. Ora si dica perchè non è successo nulla. Ce lo spieghi il direttore generale dell’Usl, Adriano Rasi Caldogno, ce lo spieghi il primario del Suem da poco riconfermato Giovanni Cipolotti. Siamo a settembre».
C’era una delibera regionale che indicava come data d’inizio del servizio il 7 luglio scorso. E lo scorso febbraio era stata la Regione stessa a impegnarsi ad riattivare l’elisoccorso notturno «almeno» a Belluno. Il coordinatore del Suem 118 della Regione del Veneto, Paolo Rosi, si limita a dire che il servizio «non è ancora partito».
Il responsabile veneto del Soccorso Alpino, il sappadino Rodolfo Selenati, segue la vicenda. «Stiamo insistendo, ma la decisione spetta ai politici» dice.
E, proprio perchè spetta alla politica, il consigliere comunale a Belluno di maggioranza, Fabio «Rufus» Bristot (ex delegato del Soccorso Alpino delle Dolomiti bellunesi), eletto tra le fila di «Insieme per Belluno», con gli altri gruppi della coalizione del sindaco Jacopo Massaro (In Movimento, Belluno di Più), aveva fatto sentire la sua voce sul problema a fine 2017. E qualcosa sembrava essersi mosso. Poi l’illusione svanita del 7 luglio.
«L’elisoccorso a Belluno fu un’esperienza antesignana in Italia, con la nostra provincia all’avanguardia assieme a Trento-Bolzano e alla Val d’Aosta — racconta “Rufus” — Da noi è fondamentale per i servizi salva-vita legati all’urgenza ed emergenza che devono essere caratterizzati da “aree ristrette” e non da “aree vaste” che significano alla fine spoliazione di servizi verso la pianura. Mi riferisco a tutte quelle patologie tempo-dipendenti che comportano la necessità dell’elisoccorso notturno. Ma vi rientrano anche gli interventi quali incidenti stradali, domestici o sul lavoro, trasferimenti di carattere primario tra ospedali».
Altro capitolo la sperimentazione dei visori notturni. Il consigliere comunale racconta: «Mentre Trento e Bolzano, ora anche il Piemonte, la Lombardia e l’Emilia Romagna, Toscana e, prossimamente, il Friuli Venezia Giulia, da tempo effettuano sperimentazioni e attività legate all’elisoccorso notturno, perfezionano le procedure e tecniche per garantire servizi d’eccellenza, nella nostra provincia è tutto incomprensibilmente fermo, nonostante l’esperienza tecnica che il Suem 118 e la società esercente detengono da tanto tempo».
Conclude Bristot: «Vogliamo subito, per la nostra montagna e per le nostre comunità, un servizio di Serie A».
Rivolta
In campo il deputato e sindaco De Carlo Spingono anche Comuni e Soccorso Alpino