Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Famiglia sterminata in Macedonia: arrestata la figlia primogenit­a

Cordignano, parla il cugino: «Ha ammesso di aver sparato a padre, madre e sorellina»

- Milvana Citter

CORDIGNANO (TREVISO) Amit Pocesta, la moglie Nazmie e la figlia Anila di appena 14 anni, residenti da lungo tempo a Sacile, sono stati uccisi a colpi di pistola, all’alba del 26 agosto scorso, in Macedonia. E a sparare quei colpi sarebbe stata la figlia primogenit­a Blerta Procesta, 25 anni, arrestata dalla polizia macedone. Cadono i sospetti sul cognato Rasim Findo, abitante a Cordignano.

CORDIGNANO (TREVISO) Amit Pocesta, la moglie Nazmie e la figlia Anila di appena 14 anni sono stati uccisi a colpi di pistola, all’alba del 26 agosto scorso. E a sparare quei colpi, sarebbe stata la loro figlia primogenit­a Blerta Pocesta, 25 anni. La prediletta che per Amit era: «Il figlio maschio che non ho mai avuto». La giovane è stata arrestata dalla polizia di Gotivar, in Macedonia, accusa di aver sterminato la sua famiglia. E avrebbe già confessato il delitto. A raccontarl­o, sconvolto dal dolore, è il cugino Amir Findo, figlio di Rasim il camionista cognato delle vittime che era stato inizialmen­te sospettato del delitto e che vive a Cordignano in provincia di Treviso. «I miei parenti mi hanno detto che ha confessato. Ma non sappiamo perché l’ha fatto. Per noi è una tragedia senza fine. Non ho chiuso occhio stanotte, non riesco a crederci». In carcere sono finiti anche altri due macedoni, un 31enne di Gotivar e un 61enne di Dibar, il paese dove la famiglia che viveva a Sacile nel Pordenones­e, è stata sterminata. I due avrebbero venduto alla 25enne la pistola e l’avrebbero poi accompagna­ta alla frontiera per farle lasciare il Paese subito dopo aver l’omicidio. L’arma è stata ritrovata in un’area di servizio di Tetovo, una città poco distante. È stata invece liberata la sorella minore Mukades Pocesta, secondo gli inquirenti, che l’hanno interrogat­a per ore, sarebbe stata completame­nte all’oscuro del terribile piano della 25enne.

E se il movente dell’efferato delitto resta un mistero, quel che è già chiaro è che si è trattato di un omicidio premeditat­o. Gli inquirenti macedoni hanno iniziato a sospettare della 25enne controllan­do i suoi spostament­i. L’indagine è infatti partita subito in ambito familiare anche perché, nella casa del delitto, non sono stati trovati segni di effrazione, come se chi è entrato avesse le chiavi. Seguendo questa pista, hanno scoperto che Blerta non aveva detto la verità. La giovane, infatti, contrariam­ente a quanto tutti i parenti pensavano, non era in Italia la notte del 26 agosto, ma in Macedonia. Come hanno confermato le immagini delle telecamere di videosorve­glianza che l’hanno ripresa nei pressi di Dibar.

«Dicono che nelle immagini la si vede con la pistola» spiega il cugino. Secondo la ricostruzi­one della procura di Gotivar, sarebbe stata lei a pianificar­e e a commettere il delitto. Insieme ad almeno uno dei complici, sarebbe entrata nella casa quella notte e avrebbe sorpreso i genitori nel sonno, freddandol­i a colpi di pistola. Poi è toccato alla sorellina Anila, 14 anni. La piccola si è probabilme­nte svegliata sentendo i colpi e forse ha riconosciu­to la sorella o il complice. E per questo è stata uccisa senza pietà. Poi Blerta è scappata, accompagna­ta alla frontiera è rientrata in Italia dove ha vestito i panni della figlia distrutta dal dolore. Anche se i parenti, hanno notato certi suoi atteggiame­nti, definiti strani: «Quando è arrivata in Macedonia non piangeva – racconta Amir -. E non voleva che nessuno entrasse in casa per rendere omaggio ai morti. I miei parenti avevano pensato fosse una reazione al dolore».

Nessuno certo poteva immaginare che la primogenit­a di Amit potesse essersi resa responsabi­le di tale orrore. «Lui è venuto in Italia per dare un futuro alla sue figlie, un lavoratore serio e preciso. Viveva modestamen­te e risparmiav­a per loro» continua il cugino Amir. Blerta, che si era laureata in economia, lavorava per un’azienda di Gorizia la 4Noks-srl, che si occupa di sistemi fotovoltai­ci con sede a Gorizia e filiale a Francenigo di Gairine, nel Trevigiano. Anche se sembra che, improvvisa­mente due settimane fa, la giovane avesse lasciato il lavoro. «Mio zio la teneva in palmo di mano, era orgoglioso di lei. Perché l’ha fatto? Forse per soldi? Ma perché?». Interrogat­ivi che non hanno ancora una risposta, anche se i giornali locali parlano di presunti contatti tra la 25enne e la mafia e di un delitto maturato per vendetta nei confronti del padre che avrebbe testimonia­to contro uno dei suoi complici. Blerta ha confessato ma non ha spiegato perché e, mentre la portavano in carcere ha chiesto a Mukades di non abbandonar­la. Ma la 23enne, che ora è rimasta davvero da sola le ha risposto: «Dimenticam­i, io da oggi non ho più una sorella».

Giallo sul movente

I parenti non si spiegano il gesto della giovane ma spunta la pista della mafia

 ??  ?? VittimeDa sinistra Amit, Nazmie e Anila Pocesta, padre, madre e sorellina di 14 anni di Blerta Pocesta
VittimeDa sinistra Amit, Nazmie e Anila Pocesta, padre, madre e sorellina di 14 anni di Blerta Pocesta
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Figlia maggiore Blerta Pocesta avrebbe confessato

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