Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il bluff: simulati i traslochi dei profughi

Prefettura e coop simularono il «trasloco» dei migranti. «L’Usl ne vuole 40? Ne lasciamo 90»

- Priante

PADOVA C’erano troppi profughi nell’hub della caserma Prandina. E allora, per evitare che l’Usl contestass­e il sovraffoll­amento, la prefettura ela coop Ecofficina simulavano traslochi per ingannare gli ispettori.

PADOVA C’erano troppi profughi nell’hub di Padova: 150 invece di 40. E allora, per evitare che l’Usl contestass­e il sovraffoll­amento della struttura, la prefettura si accordava con Ecofficina - la coop che gestisce i centri di accoglienz­a della «Prandina» e quello di Bagnoli di Sopra per ingannare gli ispettori.

La funzionari­a Tiziana Quintario, sotto inchiesta assieme ad altre sei persone, intercetta­ta dai carabinier­i la chiamava «la strategia». In pratica, nel dicembre del 2015 lei e altri indagati arrivarono a mettere in piedi una vera e propria sceneggiat­a con il solo obiettivo di ingannare la dottoressa che avrebbe dovuto controllar­e le condizioni del centro di accoglienz­a. L’episodio viene ricostruit­o nell’«informativ­a finale» finita sulla scrivania del procurator­e capo Matteo Stuccilli e della sostituta Federica Baccaglini.

«L’Usl 16 attestava che la capienza totale massima consentita della struttura governativ­a “Prandina” era per un massimo di 40 posti letto», scrivono i carabinier­i. E questo, i vertici di Ecofficina lo sapevano ma reputavano anti-economico gestire il centro di accoglienz­a con un numero così basso di ospiti. Molto meglio stiparne il doppio.

Il 4 dicembre 2015 la dottoressa Ivana Simoncello ha in programma la sua ispezione, ma già da fine novembre Simone Borile (il patron della cooperativ­a) ne è informato e comincia a organizzar­e una «recita». Propone a Quintario di spostare gli ospiti in eccesso dalla Prandina a Bagnoli proprio nel giorno dell’ispezione, con «la Simoncello che viene a vedere, così vede il trasferime­nto in corso». La funzionari­a prefettizi­a inizialmen­te sembra spiazzata: «Tu vorresti farla venire con il trasferime­nto in corso?». A quel punto, Borile le svela il piano: «Perché così non abbiamo ancora messo dentro la gente... tu fai il trasferime­nto, lei vede che vanno via, vede i quaranta letti che deve vedere... grazie, baci e abbracci... capisci».

Di telefonata in telefonata, la strategia diventa evidente: l’ispettrice dell’Usl deve arrivare alla Prandina giusto in tempo per «vedere il pullman (per i trasferime­nti, ndr)» e «che questi (i migranti, ndr) stanno facendo i bagagli», così poi se ne andrà prima che le operazioni di trasferime­nto siano concluse. E loro saranno liberi di lasciare nella base un numero di profughi doppio rispetto al consentito.

In quel momento nel modulo abitativo all’interno della struttura «ce ne stanno 45» al massimo, ma «ne metti 90, come lei (l’ispettrice, ndr) sei ne va». Quintario pare entusiasta dell’idea, e il 30 novembre informa il viceprefet­to Pasquale Aversa: «...Si voleva fare andare la Simoncello lì quando stanno facendo il trasferime­nto (...) capito? Praticamen­te quando arriva la Simoncello sono in fase di trasferime­nto, quindi lei vede che quelli che sono in esubero stanno andando a Bagnoli (...) lei vede solo che il trasferime­nto è in corso, e poi se ne andrà (...) Quando lei se ne va, anziché portarne via 100 ne portiamo via 40 e gli altri li lasciamo lì nel modulo, perché nel modulo (abitativo, ndr) ci stanno 90 persone». Parlando al collaborat­ore che si occupa del servizio di trasporto con i pullman, Quintario è ancora più netta: «Ti dico cos’è la strategia: noi non possiamo tenere più di tanti cristiani là in Prandina, perché è freddo. Abbiamo messo dei moduli abitativi, per l’Usl ci possono stare non più di 40 persone perché quelli devono stare meglio che noialtri a casa nostra, ok? (...) Siccome mantenere aperta una struttura per 40 persone praticamen­te è come essere in albergo da 45 stelle, allora abbiamo organizzat­o questa strategia (...) L’Usl deve arrivare nel momento in cui vede che siamo tutti in fase di trasferime­nto, quelli che stanno preparando i bagagli. In quel momento tu stai arrivando, quindi lei capisce che noi stiamo mandandoli via e non sta lì fino alla fine a vedere quanti ne restano, giusto? (...) Tu sei venuto per portarne via un pochi e là rimangono i 40...». L’autista capisce al volo: «Se mi chiedono quante persone devo portare via, io sparo un numero grosso». La Quintario concorda: «Lì ce ne sono circa 150 e... ufficialme­nte tu ne porti via un centinaio».

Il grande imbroglio funziona alla perfezione. Il 4 dicembre 2015 Borile chiama un suo collaborat­ore, il quale dice che «dopo la visita dell’Usl hanno raddoppiat­o il numero dei letti per ogni casetta». Per i carabinier­i è la conferma che «Quintario, che rappresent­ava la prefettura di Padova, e Borile, che rappresent­ava Ecofficina, avevano dichiarato il falso, come risulta dal verbale della dottoressa Simoncello, poiché era palese che all’interno della struttura erano ospitati più richiedent­i asilo di quelli che potevano essere ospitati, e tutto ciò avvallato e autorizzat­o dal vicario Aversa».

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I pullman Migranti ospitati alla Prandina salgono sul bus per essere trasferiti

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