Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Vince «Roma» di Cuarón e Netflix sale sul podio

- Di Sara D’Ascenzo

Era scritto e così è stato: «Roma» del regista messicano Alfonso Cuarón è il film vincitore del Leone d’oro della 75esima Mostra d’arte cinematogr­afica di Venezia. E questo nonostante le polemiche annunciate (il film è prodotto da Netflix).

Il favorito e la favorita. La coppia d’aggettivi ben riassume il palmares della 75esima Mostra Internazio­nale d’arte cinematogr­afica di Venezia che ieri sera si è chiusa col Leone d’Oro assegnato dalla giuria presieduta dal regista messicano Guillermo Del Toro a Roma di Alfonso Cuarón. Un film che da subito aveva saputo unire critica e pubblico ed evidenteme­nte anche giuria. Nonostante gli imbarazzi che premiare questo film avrebbe potuto creare: per l’amicizia innegabile tra i due connaziona­li Alfonso e Guillermo e soprattutt­o per la presenza di Netflix come produttore del film.

La piattaform­a americana ha debuttato in concorso al Lido dopo essere stata messa alla porta dal festival di Cannes portando a casa, oltre al Leone d’Oro, anche il premio per la miglior sceneggiat­ura a The ballad of Buster Scruggs dei fratelli Joel ed Ethan Coen. «Abbiamo premiato Roma all’unanimità, 9 a 0 – ha spiegato del Toro – e il premio a Netflix non è la fine del cinema, ma la continuazi­one di un processo iniziato più di cento anni fa». The favourite di Yorgos Lanthimos incassa due premi importanti: il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria e la coppa Volpi per l’interpreta­zione

Tendenze

La piattaform­a debutta con successo portando a casa anche il premio per la miglior sceneggiat­ura Dopo il movimento #metoo riconoscim­enti all’unico titolo in gara girato da una donna

femminile a Olivia Colman, favorita nella corsa al premio e ovazione al suo nome in Sala Grande. L’Italia resta a bocca asciutta, dopo che almeno due dei tre titoli in concorso erano entrati nel novero dei premiabili: Suspiria di Luca Guadagnino e What you gonna do when the world’s on fire di Roberto Minervini, che aveva commosso Naomi Watts.

Del Toro ha detto che i film italiani sono entrati nel processo di valutazion­e, ma non sono arrivati in finale ed esperienza di giuria insegna che non sempre quelli che piacciono tanto a un giurato hanno la forza di arrivare in fondo. Il direttore della Mostra, Alberto Barbera, si era detto felice che fosse finita l’epoca in cui l’Italia «doveva» per forza vincere. Ma è inevitabil­e se ne discuta, proprio perché i titoli di casa erano particolar­mente ambiziosi. Ieri sera la sottosegre­taria ai Beni Culturali, Lucia Borgonzoni, ha detto la sua su questo: «Spiace veramente tanto che nessun film italiano abbia vinto un premio, senza nulla togliere al talento di tutti gli altri. Peccato… I nostri film erano di altissima qualità. Sicurament­e ora si riaprirà la discussion­e ormai irrimandab­ile sulla questione Netflix. Per il resto ringrazio Baratta e Barbera per il lavoro svolto che ha visto la Mostra crescere nella consideraz­ione internazio­nale». «Venezia è inciso nella coscienza di ogni regista. Difficilme­nte si troverà qualcuno che dica che il cinema italiano non è importante», ha tagliato corto Cuarón, visibilmen­te commosso per il premio. Ma come Netflix, anche un altro tema ha tenuto banco durante la premiazion­e: quello delle conseguenz­e del movimento #metoo sul palmares. Era quasi inevitabil­e che la giuria tenesse conto dell’unico titolo in gara girato da una donna, The nightingal­e di Jennifer Kent, che ha vinto il premio speciale della giuria e il premio per il miglior attore esordiente Marcello Mastroiann­i all’attore aborigeno Baykali Ganambarr. E che era stato vittima di un increscios­o attacco in sala durante la proiezione stampa, con un blogger- al quale poi era stato ritirato l’accredito – che aveva urlato offese alla regista.

In un palmares di tutte storie ambientate nel passato – coppa Volpi a Willem Dafoe, Van Gogh in At eternity’s gate di Julian Schnabel e Leone d’Argento alla regia per Jacuqes Audiard per The Sisters brothers – sicurament­e spicca la quantità di storie al femminile: da Roma a The favourite a The nightingal­e. Tutto rivolto ai giovani il discorso del presidente della Biennale Paolo Baratta: «Tra i vari motivi che rendono utile e importante questa Mostra del cinema – ha detto - c’è sicurament­e quello di mantenere vivo il desiderio dei giovani all’arte e al cinema, contribuir­e ad attrezzarl­i, e infine preparare il pubblico e i visitatori di domani». Un augurio per la 76esima Mostra, al via il prossimo 28 agosto.

(Altri servizi nel Corriere della Sera)

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Leone Alfonso Cuarón, regista di «Roma» firma autografi sul red carpet (Pattaro/Vision)
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(Pattaro/Vision) Flash e red carpetAlfo­nso Cuarón, regista di «Roma» Nella foto più piccola, Naomi Watts, componente della giuria presieduta da Guillermo del Toro
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