Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La bimba non sa dell’omicidio Il killer e le sue ultime telefonate
VICENZA «Sono papà, scendete!». Pochi secondi, il portoncino si apre e tre bambine schizzano fuori ridendo. «Andiamo a fare la spesa e poi un giretto al parco. Salite dietro, allacciate la cintura». Una di loro, lunghi capelli castani, stringe tra le braccia un cagnolino di peluche. È la figlia di Tanja Dugalic, la 33enne uccisa venerdì mattina a colpi di pistola dall’ex marito Zoran Lukijanovic, il papà di quella piccola di 6 anni. «Le altre due sono le mie figlie, hanno la stessa età e così le facciamo stare insieme» spiega il vicino di casa mentre chiude il bagagliaio e si assicura che le bambine abbiano seguito l’indicazione.
«La piccola non sa niente di quello che è capitato alla mamma — dice poi con un tono di voce più basso — o meglio: le hanno spiegato che si è fatta male alle gambe». In queste ore la bimba, rimasta con la nonna nella casa materna a Orgiano (Vicenza), è seguita dagli psicologi che cercano di accompagnarla in un momento estremamente delicato. «È giusto così, loro sanno come aiutarla — continua il vicino di Tanja — del resto mi chiedo cosa bisognerebbe dire alle mie figlie se succedesse qualcosa a me. Che sono andato in cielo? Non so se sia la cosa migliore...».
Le piccole, intanto, fremono per raggiungere il parco. «Andiamo, anche perché altrimenti dovrebbe stare tutto il giorno rinchiusa in casa con la nonna...». La nonna è la madre di Tanja. A Orgiano era arrivata un paio di settimane fa, proprio per aiutare la figlia che do- veva rientrare al lavoro dopo aver terminato le ferie.
L’anziana è stata sentita a lungo dai carabinieri di Vicenza che indagano sull’omicidio commesso alle 7.45 del mattino da Lukijanovic, che poche ore dopo poi si è tolto la vita in un’area di sosta lungo il tratto veneziano dell’autostrada A4. Grazie a lei hanno ricostruito i minuti successivi all’omicidio scoprendo che, dopo aver sparato all’ex moglie nella zona industriale di Lonigo, il killer aveva tentato di vedere la figlia, non si sa se per salutarla, portarla via o addirittura ucciderla, come aveva sostenuto in passato per spaventare Tanja. «Intorno alle 8 del mattino, Zoran ha suonato campanello - ha spiegato - ma non gli ho aperto. Poi è rimasto sotto il palazzo per un po’, con la sua auto, prima di allontanarsi». Il racconto è agghiacciante. «Alle 8.35 mi ha chiamata la mamma di Zoran. Mi ha detto che lui le aveva appena telefonato per dirle di aver ucciso Tanja e che ora andava ad ammazzarsi». A quel punto, è stata lei stessa a mettersi in contatto con Lukijanovic. Una serie di telefonate durante le quali «all’inizio mi diceva che non l’aveva ammazzata ma soltanto ferita alle gambe usando la pistola che aveva preso a suo padre, in Serbia. Poi l’ho richiamato, e mi ha assicurato che Tanja era viva e che l’ambulanza la stava portando via. Alla fine mi ha telefonato per dirmi la verità: che aveva ucciso mia figlia e che l’ha fatto “perché la legge era stata sempre a favore di lei” e che per questo motivo era pronto ad andare in carcere».
Le chiamate
La madre di Tanja non ha aperto la porta a Zoran. Al telefono, lui prima le ha detto di aver ferito sua figlia e infine ha ammesso di averla uccisa
Le indagini dei carabinieri di Vicenza, coordinate dal sostituto procuratore Maria Elena Pinna, procedono anche in queste ore per chiarire ogni aspetto dell’omicidio-suicidio. C’è un filmato, ripreso da un impianto di videosorveglianza, che mostra il delitto: l’auto condotta dalla donna che si ferma di fronte a un capannone, lei che apre lo sportello forse in un disperato tentativo di fuga, e lui che esce dal lato del passeggero, gira intorno alla vettura e le si para davanti: punta la pistola e le spara a bruciapelo. Tutto avviene in appena otto secondi.
Ma la zona è piena di telecamere. E infatti esiste un filmato precedente, anche questo acquisito dagli inquirenti e girato a poche centinaia di metri dal luogo del delitto. Si vede la Fiat Punto azzurra di Tanja procedere lungo la via, e Zoran sbucare all’improvviso e mettersi in mezzo alla strada per costringerla a fermarsi. In mano ha qualcosa, forse la pistola con la quale la sta minacciando. Una manciata di secondi e l’uomo apre lo sportello e sale in auto con l’ex moglie.
Domani sarà eseguita l’autopsia sull’assassino mentre la procura di Venezia ha delegato accertamenti sull’arma da guerra che ha utilizzato per mettere in atto il suo folle piano.