Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
In Veneto tremila casi di violenza «L’80% avviene tra le mura di casa»
Report della Regione, l’assessore Lanzarin: «Solo una donna su quattro denuncia»
VENEZIA Sono in pericolo tutti i giorni le donne, anche nel Veneto, terra che conta già tredici femminicidi. Una strage che rischia di allungarsi, perché aumentano le vittime di botte, abusi, stupri, crudeltà psicologiche che si rivolgono alla rete regionale forte di 21 Centri antiviolenza (tredici privati e otto pubblici) e 19 case rifugio (permanenza media di tre mesi, per un totale di 24mila presenze, il 75% delle quali riguardano straniere con figli minori). Nel 2017 il sistema ha registrato 4733 contatti e ha preso in carico 3107 donne, 396 in più rispetto al 2016. I nuovi casi di donne arrivate per la prima volta ai Centri antiviolenza sono 2092, un centinaio in più del 2016. Insomma, in media una richiesta di aiuto su due si è tradotta in un percorso di sostegno e protezione.
Agli operatori arrivano vittime di violenze psicologiche (2232 casi), economiche (985 casi), fisiche (1705) e sessuali (309). «Cresce il numero delle donne che contattano i nostri centri, ma non aumenta la percentuale di quante denunciano — avverte Manuela Lanzarin, assessore al Sociale — solo una su quattro ha trovato il coraggio di rivolgersi alle forze dell’ordine e le falle del sistema giustizia non incoraggiano le altre a fare lo stesso. Se, come è accaduto per l’ultimo dramma di Lonigo, la vittima che ha avuto fiducia nello Stato di diritto muore, significa che ci vogliono regole più ferree e misure più rigide per proteggere le persone minacciate, picchiate, abusate».
La Regione sta facendo la propria parte potenziando ogni anno la rete di ascolto, soccorso e tutela: nel 2018 si sono aggiunti un Centro antiviolenza a Legnago, due case rifugio nell’Est Veronese e a Treviso e nove sportelli periferici, che portano così a 50 i punti di accesso per le donne nell’intero Veneto. «Proprio allo scopo di mantenere e potenziare la rete, abbiamo incrementato i fondi regionali dedicati dai 400mila euro del 2016 ai 500mila del 2018 — rivela l’assessore Lanzarin —. Finanziamenti che si aggiungono ai finanziamenti statali, per un budget totale di 930mila euro».
La cifra copre l’80% della spesa: il resto, circa 226mila euro nel 2017, arriva da associazioni, fondazioni, privati e libere donazioni. «Soldi spesi bene, come ha certificato la Corte dei Conti — riferisce Lanzarin — e investiti anche nella formazione delle sentinelle del territorio deputate a intercettare le situazioni di pericolo o già disperate. Cioè medici, operatori del Pronto soccorso, forze dell’ordine, assistenti sociali, personale dei Tribunali e delle farmacie, presidi strategici che hanno già intercettato diversi casi bisognosi di aiuto». Ma chi si rivolge ai centri antiviolenza? «Per il 69% si tratta di donne italiane, in prevalenza tra i 31 e i 50 anni, sposate o conviventi e con un grado di istruzione medio-alta — si legge nel Report regionale sull’attività dei Centri antiviolenza — sei su dieci hanno conseguito il diploma o la laurea e il 51% lavora. Due su tre hanno figli: 1110 minori, pari al 64% di quelli registrati, sono vittime di violenza assistita e accompagnano la madre nel percorso di protezione». «Il dramma nel dramma di questa strage infinita è che nell’80% dei casi gli abusi avvengono tra le mura domestiche o comunque all’interno della coppia — sottolineano dal Centro antiviolenza di Padova, che segue 900 vittime all’anno — spesso le donne non denunciano il loro aguzzino proprio perché si tratta del marito, del convivente, del fidanzato. Non hanno il coraggio di puntare il dito contro di lui per paura, rimorso, vergogna, ma anche perchè sperano sempre che cambi».
Le donne si rivolgono ai Centri Antiviolenza per scelta (1042), su suggerimento di conoscenti, amici e parenti (581) o, più spesso, perchè inviate dai servizi territoriali (786). I Centri sono aperti cinque giorni a settimana e sono collegate al numero nazionale di pubblica utilità 1522, attivo 24 ore su 24: chiamandolo si potrà essere indirizzati al presidio più vicino a casa.
Lanzarin La nostra rete cresce e forma le sentinelle sul territorio