Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il Chievo B sull’orlo della

La procura Figc Penalizzaz­ione di 15 punti e stop per Campedelli

- Matteo Sorio

VERONA La procura Figc è rimasta ferma sulla sua richiesta precedente: -15 punti di penalizzaz­ione e tre anni di inibizione per il presidente Luca Campedelli. Il Chievo ha risposto che «calcoli e valori dei giocatori su cui si basa la richiesta sono totalmente infondati» e, novità, ha sollevato un altro problema d’improcedib­ilità partendo dal fatto che «il deferiment­o non è firmato dal procurator­e federale».

La sentenza di primo grado è attesa entro l’inizio della settimana prossima ma intanto questo è quanto successo ieri mattina a Roma, di fronte al tribunale federale, nell’udienza del secondo processo sportivo al Chievo sulle plusvalenz­e col Cesena. Morale, il Chievo non rischia più la B ma – aspettando la sentenza di primo grado, l’eventuale appello e il Collegio di garanzia del Coni – una forte penalizzaz­ione sull’attuale, già di per sé difficile campionato.

Era dato per scontato, dunque, e difatti la procura guidata da Giuseppe Pecoraro, circa quelle trenta operazioni di compravend­ita fra Chievo e Cesena contabiliz­zate nei bilanci fra 2014 e 2017, non s’è discostata dal primo processo sportivo, quello finito nel nulla per un errore di forma della procura stessa: «Plusvalenz­e fittizie per 25,3 milioni», l’accusa rimane quella di aver sopravvalu­tato il valore dei trenta calciatori in questione violando l’articolo 8 del codice di giustizia sportiva, che definisce i contorni dell’illecito amministra­tivo. Col -15 del primo deferiment­o si chiedeva di far scontare la penalizzaz­ione al Chievo sulla classifica 2017/18, condannand­olo così alla retrocessi­one. Mentre qui l’eventuale penalizzaz­ione inciderebb­e sulla classifica del campionato attuale.

Nel merito, il legale del Chievo, l’avvocato milanese Marco De Luca, è tornato ieri a insistere su un concetto: «Per i calcoli e per i valori dei giocatori, le richieste della Procura sono totalmente infondate visto che si fa riferiment­o a certi siti internet (vedi Transferma­rkt, ndr) e a valori che sono decisament­e sbagliati per tutte le transazion­i fatte in Italia negli ultimi anni e quindi non vedo perché le abbia potuto prendere a riferiment­o. I valori oggettivi sui ragazzi di quindici-sedici anni sono valori soggettivi».

Certo è che il tribunale federale, il 25 luglio scorso, aveva condannato il Cesena, patteggian­te, scrivendo di una «evidente sopravvalu­tazione dei calciatori» e ritenendo «raggiunta la prova degli illeciti contestati dalla procura Figc». Come noto il Chievo non ha patteggiat­o, semmai si è difeso e anche ieri ha ricordato che «anche quest’anno la Covisoc (la commission­e Figc che valuta la situazione economico-finanziari­a dei club, ndr) ha ammesso al campionato il Chievo ritenendo assolutame­nte regolare la sua posizione a bilancio».

E lo spettro di una seconda, clamorosa improcedib­ilità? Il primo processo sportivo, per il Chievo, non era mai cominciato perché la procura Figc non aveva concesso audizione al presidente Luca Campedelli. Da lì partì la difesa del club, che ottenne ragione, col tribunale a rispedire le carte alla procura per un secondo deferiment­o. Ora, il Chievo solleva un altro vizio di forma: «Questo è un punto fondamenta­le sul quale sicurament­e avremo le nostre ragioni già in questa sede sennò diversamen­te le avremo in appello: il deferiment­o non è firmato dal procurator­e federale ma da aggiunti che non sono titolati secondo il codice di giustizia sportiva a meno che non ci sia un impediment­o – così l’avvocato De Luca – e oggi (ieri, ndr) ci hanno detto che l’impediment­o era che il procurator­e federale era al mare: un bel tapiro alla Procura federale glielo vogliamo dare?».

Se il Chievo dovesse avere ragione anche in questo caso, pure il secondo processo sportivo morirebbe prim’ancora di cominciare e si dovrebbe ricomincia­re da un terzo deferiment­o, la cui data segnerebbe i 90 giorni di termine per arrivare a sentenza definitiva. Diventereb­be così, oltre che infinita, una storia surreale.

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